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POETA PARRELLA, IL PARCO LETTERARIO PRESTO REALTÀ

L’idea progettuale del Comune lucano in sinergia con l’Associazione Culturale Hortus Animae Laurentianae verrà illustrata il 5 giugno alla “Casa Bcc Basilicata”

Il Parco Letterario “Laurentiana” dedicato al poeta laurenzanese Michele Parrella diventerà presto realtà. Si tratta di una prestigiosa conquista del Comune di Laurenzana (Pz), in collaborazione con l’Associazione Culturale Hortus Animae Laurenzanae che potrà concretizzare, di fatto, un atteso quanto necessario salto di qualità nel turismo, nell’accoglienza, nell’economia, nel marketing territoriale del comune lucano attraverso la valorizzazione della cultura nonché la conoscenza e la diffusione della figura del pensiero del poeta Michele Parrella. Si tratta di un’idea progettuale che verrà illustrata nel dettaglio il prossimo 5 giugno presso la “Casa Bcc Basilicata” in piazza Vittime del Lavoro a Potenza e che vedrà una due giorni dedicata i prossimi 17 e 18 giugno presso il Castello Feudale di Laurenzana. In tale occasione sarà presentata l’idea progettuale posta a base dell’iniziativa; verrà organizzato un convegno sulle tradizioni e sulla cultura del cibo; si de- scriveranno le finalità del Parco Letterario “Laurentiana”; si approfondirà la poetica di Michele Parrella e sarà inaugurato uno Spazio Espositivo Permanente delle Opere Pittoriche donate per l’occasione dal Pittore Domenico Molinari.

IL POETA

La figura del poeta Michele Parrella è significativamente radicata nella cultura laurenzanese ed è certamente uno dei grandi poeti che la Basilicata ha regalato alla Storia regionale quanto nazionale. Nacque a Laurenzana il 17 ottobre 1929 ed è vissuto prevalentemente a Roma dove è morto l’8 marzo 1996. Il padre lo voleva medico come lui, ma Michele nacque e morì poeta. Nei primi anni cinquanta, dopo gli studi classici, si trasferì a Roma, dove visse fino alla morte. Ebbe numerosi amici e a questi molti uomini noti e illustri quali Leonardo Sinisgalli, Antonello Trombadori, Renato Guttuso, Giulio Stolfi, Irene Papas, Rocco Scotellaro, Giovanni Russo, Giuliano Ferrara, Mario Trufelli, Giulio Mazzocchi, Enrico Berlinguer, Paolo Bufalini, Ignazio Silone, Tommaso Pedio, Vito Riviello, Alberto Jacoviello, Lucio Tufano e Rocco Falciano. La sua poesia, mai inficiata dal pensiero politico, viene consegnata ai posteri densa di dolenti richiami verso la sua terra di Lucania e colma di struggenti echi d’amore universale.

SULL’IMPORTANZA DI ISTITUIRE UN PARCO LETTERARIO

«La Basilicata è una felice combinazione tra ambiente e persone che la popola- no. I suoi abitanti somigliano e sono lo specchio dei luoghi che custodiscono in ogni anfratto, in ogni piega, nella loro stessa variegata conformazione la traccia silenziosa e paziente di quella caratterialità divenuta oramai il tratto peculiare di un popolo ostinato e tenace; questa umanità, come ci dice Carlo Levi, costituisce un mondo ove, senza alcuna antinomia, storia e mitologia, attualità ed eternità diventano coincidenti». Così dichiara il presidente dell’Associazione Culturale Hortus Ani- mae Laurentianae Roberto Zito il quale enfatizza: «Non era forse nostro compito, sin da subito, ricordare, onorare e tra- mandare questo grande poeta civile che ci ha consegnato per sempre l’immagine di un anarchismo contadino contrapposto al- l’ingovernabilità della terra e recato in dono versi istituzionali entro cui quel medesimo descritto anarchismo, però, s’offre in un caposaldo linguistico e in un paradigma della religiosità mediterranea di questo nostro divino Sud?». «Non era e non resta ancora nostro il dovere di far sì che Michele Parrella – prosegue Zito – non venga dimenticato e che i suoi versi si staglino chiari sull’orizzonte del futuro?» «E, di contro – evidenzia il presidente dell’Associazione Culturale Hortus Animae Laurentianae – potremmo mai noi continuare a macchiarci di una tale vergognosa indolenza, laddove lasciassimo inabissare definitivamente in un oblioso buio le sue poesie e le sue liriche ballate? Potremmo mai noi dimenticare le sue parole che, meticolose e suadenti, hanno avuto il raro merito d’insinuarsi fin sotto la nostra pelle e fin nel profondo delle nostre coscienze?». «Noi – afferma Zito – non dimenticheremo le molte suggestioni lasciateci da Michele Parrella, né continueremo a prestarci a questo inutile sperpero di memoria …!!! Non smarriremo la traccia del nostro passato, le nostre radici, né scorderemo cos’è una frontiera. In fondo, abbiamo dalla nostra la consapevolezza e ogni utile fiducia che la bellezza sempre è in grado di offrire». Ne consegue, dunque, che nel ricordare Michele Parrella, nel voler istituire in suo nome un Parco Letterario e «nell’intestardirci a credere che la letteratura, l’arte e la conservazione del passato – sottolinea Zito – possano essere occasioni di valorizzazione rispettosa di opere e attività dell’ingegno umano, ma anche premessa e promessa di sviluppo, affermazione economica e crescita civile, noi non solo onoriamo questo nostro grande poeta ma noi stessi, poiché siamo e aspiriamo a essere “casa comune” di quanti si aprono al domani rimanendo legati alle proprie origini e ai propri valori e, soprattutto, si impegnano “al fare” piuttosto che “al solo dire”». «Attraverso questa iniziativa – spiega il presidente Zito – siamo intenzionati, in definitiva, a presentare al mondo “il nostro mondo” … e siamo oltremodo certi che esso, come noi, lo valorizzerà e apprezzerà!!! Lo auspichiamo e ne siamo certi, sì, in quanto convinti che anche ciò che è difficoltoso ed improbabile sia realizzabile, purché si riesca a mettere in campo ciò che oggi più che mai appare necessario: il “coraggio”. Già proprio così: “il coraggio” …! poiché, come sostiene Paulo Coelho: “Crediamo che solo una cosa renda impossibile la realizzazione di un sogno: la paura di fallire!”», conclude il presidente dell’Associazione Culturale Hortus Animae Laurentianae Roberto Zito.

SULL’IMPORTANZA DELLA POESIA DI PARRELLA

Riguardo allo spessore di Parrella e all’importanza che la sua poesia ha assunto nel panorama Italiano del Novecento e, dunque, nel voler tracciare un profilo che ben restituisca il suo spessore e la sua ampiezza poetica, al presidente dell’Associazione Culturale Hortus Animae Laurentianae Zito non resta che affidarsi a «quanto scritto e sostenuto da amici, letterati e intellettuali che lo hanno frequentato e conosciuto e che, prima di altri, possono dunque con le loro parole e le loro analisi restituirci la sua opera nella sua interezza e nella sua importanza. Uno di questi – spiega – è certamente Giuliano Ferrara, suo grande amico e estimatore, il quale, in un vero e proprio “gioiello stilistico e contenutistico”, nella sua prefazione al Volume La Piazza degli Uomini, (ultimo libro di Parrella pubblicato da Marsilio Editore) parlava così del nostro poeta: “Michele Parrella è un poeta a vita o di diritto. La parola è diventata il suo laticlavio, una volta per tutte. Non conosco la data della sua elezione, e ignoro altre circostanze. Ma so che l’elezione c’è stata. Parrella una volta ha dettato questi versi: Gli ubriachi pendono dal balcone cogli occhi degli impiccati, il vento li fa dondolare sulle grida dei venditori. Che gli ubriachi dondolino sulle grida dei venditori, piuttosto che tra le loro grida, è un dettaglio grammaticale decisivo. Il pendolo ubriaco di Parrella compie la sua oscillazione, cogli occhi degli impiccati, sovrastando un campo di tensione acustica, e dondola sulle grida dei venditori: il dolore dei novecentisti è un esperimento di fisica, non un sentimento lirico. Questo è il punto, quando si viene (e finalmente ci si viene) a un poeta così superbamente laureato, così dotto e concettoso, così facile e lirico nell’apparenza, ma per essenza dotato di un amore malinconico e segreto per quell’imbroglio inestricabile che è la bellezza”». «Ed ecco – prosegue Zito nella sua certosina analisi – quand’anche in parole di altri ma che noi facciamo nostre fin nel loro contenuto più profondo, ben sintetizzate tutte le motivazioni da cui muove la volontà (morale prim’ancora che civile) di un’intera comunità – quella Laurenzanese – di voler (anche attraverso l’Istituzione di un Parco Letterario che auspichiamo trovi davvero l’assenso di tutti) onorare questo suo importante concittadino, rispetto al quale finanche il Quotidiano la Repubblica il 10 Marzo 1996, in occasione della sua scomparsa avvenuta appena qualche giorno prima, volle dedicare un articolo che ancor oggi noi leggiamo non solamente come un dovuto necrologio ma come un vero e proprio inno ad un grande artista. Un inno ad un poeta vero, alla sua esistenza spericolata e sognante ma anche un inno alla sua poetica che spesso, neanche espressa in versi, si palesava in una precipua modalità esistenziale. Un inno, dunque, alla vita di Michele Parrella, di questo nostro, meraviglioso e pudico poeta del Sud: “È morto venerdì a Roma il poeta Michele Parrella. Era nato nel ’29 in provincia di Potenza, a Laurenzana, uno di quei paesi che, nelle sue poesie, s’intravedono “piantati di traverso lungo i dirupi”: era un modo di ricordare le proprie radici, le quali si ritrovano in tutta la sua produzione, da “Poesie e pietre di Lucania”, del ’54, alla “Piramide di pietrisco” (1981). L’estremo Sud era la sua patria del cuore. “Paesano”s’intitola un’altra raccolta del ’58, ma Parrella, che viveva da molti anni nella Capitale, aveva culturalmente poco del provinciale. Lo si incontrava nella Roma storica, specie nelle sere d’estate: un panama sulla testa, in bocca un sigaro spento. Era figlio di un medico con studio a Potenza. Nutrito di buone letture, viveva da scapolo, nella sua ironia un po’ spaesata. L’ ultimo libro di versi, “La piazza degli uomini”, è uscito alla fine del ’94 da Marsilio. Ha per temi l’amore, le fantasie del Sud, certi ricordi “civili”. Vi compaiono figure come Antonello Trombadori, Paolo Bufalini, Enrico Berlinguer. Una poesia, intitolata “Nord e Sud”, è dedicata alla morte di Gabriele Cagliari, il dirigente industriale coinvolto in Tangentopoli e suicida in carcere. Parrella descrive la gente che, a Milano, “urla e applaude – al passaggio di quel corpo – con la testa avvolta nella plastica”. Intanto, annota, “nel mio villaggio sopravvive la pietà”. Per lui il Settentrione era un richiamo intellettuale. Aveva scritto su Civiltà delle macchine. In un articolo apparso nel ’56 sulla rivista Nord e Sud, si rievoca una visita a Bologna, dove “la cattedrale di San Petronio ha il colore di un forno di campagna, pare un grosso casolare abbrustolito nel riverbero dei grandi fuochi dell’età dei Comuni”. Sempre su Nord e Sud era uscito poco prima il “reportage” d’una gita a Ivrea, compiuta da Parrella insieme a un suo corregionale. I due giovani erano stati ricevuti nei più alti uffici della Olivetti. Gli avevano commissionato, per “Comunità”, un’inchiesta socioeconomica sulla Basilicata. Tornati a Potenza, Parrella e l’amico vennero “riassorbiti nel clima, nei gesti, nei passi, nelle stanchezze del luogo”. S’incontravano senza mettersi al lavoro. Finirono per sfuggirsi: quel mitico progetto olivettiano svanì. I suoi autori “in pectore” si erano confinati nell’aria del Sud “come in una goffa e arrugginita armatura”. Quel racconto s’intitola “Viaggio al Nord”. È un gioiello in prosa”». «Ecco – enfatizza Zito – questo è il Parrella a cui Laurenzana ha dato i natali e che io stesso (impegnato oggi a collazionare pezzi che ben lo descrivano) ho frequentato e conosciuto molto bene. Certo, devo qui confessare, che non mi sono ignote la pazienza, l’al- truismo e la buona predisposizione d’animo che necessitavano finanche nel dargli vicinanza e affetto, ma è forse proprio partendo da questa consapevolezza che io oggi sento di non potermi esimere dal continuamente pensare che pur qualcosa tutti debbano a questo eccezionale essere, poiché ogni dovuto riconoscimento indirizzato a Michele Parrella troverà in fondo un ritorno verso se stessi, facendo sì che ognuno possa annoverarsi non tra coloro che “solamente guardano” ma tra coloro che, invece, “vedono” e hanno capacità di portarsi oltre ogni banale apparenza e fin nel dentro delle profondità. Gli artisti sono davvero “strani animali” e per amarli bisogna avere non solo un “cuore capiente” ma anche e soprattutto – conclude il presidente dell’Associazione Culturale Hortus Animae Laurentianae – una “vista acuta” … e noi Laurenzanesi, nei riguardi di Parrella, finalmente, e alla buon’ora direi, ci siamo decisi a dimostrare che queste qualità in fondo le possediamo entrambe».

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