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CITTÀ OSTAGGIO DELL’ALCOL, VIGILANZA FALLACE

Capoluogo a pochi metri dal luogo della tragedia, ci si ubriaca e si continua a vendere agli ubriachi. Ordine pubblico, Istituzioni distratte: Prefetto e sindaco non pervenuti 

“Chiunque somministra bevande alcooliche a una persona in stato di manifesta ubriachezza, è punito con l’arresto da tre mesi a un anno. Qualora il colpevole sia esercente un’osteria o un altro pubblico spaccio di cibo o bevande, la condanna importa la sospensione dall’esercizio”. Recita così l’art. 691 c.p., in vigore ormai da quasi 100 anni. A noi sembra, da un’occhiata anche superficiale e momentanea a quanto accaduto durante i festeggiamenti in onore di San Gerardo, che chi avrebbe dovuto vigilare sulla festa non lo ha fatto, chi avrebbe dovuto sanzionare questi comportamenti non vi ha provveduto. La festa è, per definizione, un momento al di fuori delle regole “semel in anno licet insavire” dicevano i latini e noi non ci inseriremo tra le prefiche del silenzio né tra i laudatores temporis acti che in queste storie si trovano sempre pronti. La festa può essere un momento di alleggerimento delle regole. La festa non può e non deve essere un momento senza regole.

IL COMITATO DELL’ORDINE PUBBLICO, IL PREFETTO, IL SINDACO NON PERVENUTI

L’Ordine Pubblico in Italia è affidato al Prefetto, al Sindaco e al Questore. Potenza non esula da questa regola, non è al di fuori del normale stato di diritto. Abbiamo assistito piuttosto sgomenti alla spasmodica attesa con la quale il Comitato per l’Ordine Pubblico si prodigava nel cercare un orario e una corretta modalità di svolgimento della partita dei Play Off di Serie C Picerno-Potenza che, agli occhi dei custodi della sicurezza, sembrava avere la stessa potenziale pericolosità del Superclasico di Buenos Aires tra Boca e River. Non abbiamo visto nessuno tra Sindaco, Prefetto e Questore disporre un banale servizio di polizia atto a controllare che nessuno mescesse alcolici a persone già in stato di manifesta ubriachezza. Sarebbe bastato questo per impedire la distruzione etica e morale cui puntualmente si assiste in questi giorni di festa. Ci piacerebbe sapere quante denunce per la condotta prevista e punita dall’art. 691 c.p. sono state fatte dalle forze dell’ordine.Ci piacerebbe che il Prefetto facesse una delle sue brillanti interviste per raccontarci come ha organizzato i controlli. Ci piacerebbe che qualche parlamentare facesse un’interrogazione per sapere cosa ha predisposto il Prefetto, quali misure siano state adottate e quante sanzionisiano state irrogate. Persone che continuavano a bere malgrado fossero ubriache ne abbiamo viste tante. Se non sono state fatte le denunce, se non sono stati sospesi gli esercizi o noi abbiamo avuto le traveggole o Sua Eccellenza il Sig. Prefetto era distratto nel fare qualcos’altro eppure queste cose accadevano a pochi metri da casa sua. Un morto durante una festa, una città ostaggio di orde di ubriachi sarebbero già da soli motivi più che sufficienti per chiedere ed ottenere le dimissioni di chi, incaricato di tutelare l’ordine pubblico, non si è adoperato in modo sufficiente per farlo. Non ci piace giustificare nessuno ed in questa ridda di responsabilità non si può sottrarre il primo cittadino. La Polizia Municipale che direttamente del Sindaco prende ordini, che costituisce il corpo di Polizia del Comune ha fatto i dovuti controlli, ha sanzionato, ha denunciato, ha mosso le misure idonee atte a prevenire? Se lo ha fatto non ce ne siamo accorti. La città è stata ostaggio di queste situazioni deliranti. Le transenne messe all’ingresso dei vicoli per evitare la minzione notturna, le birre accatastate davanti alla Chiesa di San Michele, il Portone della Chiesa imbrattato di vino rientrano forse tra le forme ordinarie di devozione religiosa?

IL PRANZO DEL PORTATORE E LE ISTITUZIONI

Non da meno è stato il Pranzo del Portatore. Iniziativa lodevole di aggregazione cittadina che, però, si è trasformata come ogni anno in una scena mal gestita da lupercali di provincia. Nel giorno dopo la morte di un ragazzo sarebbe stato opportuno fermare tutto e limitarsi soltanto alla manifestazione religiosa. Dove si puote ciò che si vuole si è voluto che lo spettacolo continuasse. Si è lasciato che la festa e i suoi ludi eccessivi proseguissero senza sosta a pochi metri da dove poche ore prima un ragazzo era morto. Ci indignano e ci disgustano le immagini di esponenti del- le istituzioni ubriachi durante la manifestazione con le magliette sporche di vino e il viso alterato dall’alcool. Ci disgusta per il senso pro- fondo di rispetto delle istituzioni che noi continuiamo ad avere. Ci disgustano perché la pietas vuole che a pochi metri e a poche ore dalla morte di un ragazzo non si festeggi, non ci si lasci andare, non si superino i limiti.

IL RUMOROSO SILENZIO DELLA SOCIETÀ CIVILE

Pochissime le voci di dissenso a questo scempio e quasi tutte timide e appena accennate. Voci che si perdono nel nulla del conformismo che non si può permettere il dissenso dalle grida rumorose della piazza. Non parla la politica che teme di perdere i voti delle masse eccitate dall’alcool, non parla la Chiesa che lascia che una festa religiosa si trasformi in un Carnevale pagano, non parlano le istituzioni che partecipano agli eccessi. Proviamo a farlo noi sapendo che ci attireremo la rabbia di chi crede di poter fare tutto e la vendetta di chi avrebbe potuto vigilare e non lo ha fatto. Purtroppo, però, pur consapevoli dei rischi che corriamo sappiamo che la libertà è un valore che va difeso fino in fondo senza compromessi e mezze misure. Purtroppo noi amiamo la nostra città e non vorremo mai vederla nello stato in cui si è trovata in questi giorni. Continuiamo a coltivare il sogno di poter mandare i nostri figli alla festa di San Gerardo senza il rischio di trovarsi ad assistere a scene che in una Nazione civile non dovrebbero vedersi.

Di Massimo Dellapenna

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