BasilicataBlog

EX DARAMIC, DISASTRO AMBIENTALE

TITO SCALO – Nuovo colpo della Procura di Potenza: «Limite della trielina superato di 270mila volte»

Ex Daramic, la Procura della Repubblica presso il Tribunali di Potenza ha aperto un fascicolo con varie ipotesi di reato tra cui quelle di disastro e inquinamento ambientale: i Carabinieri del Noe hanno posto sotto sequestro probatorio l’intera area ubicata nella zona industriale di Tito Scalo, area già interessata dal procedimento di bonifica quale Sito di interesse nazionale, con perimetro individuato con decreto del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio nel luglio del 2002. Il Procuratore distrettuale Francesco Curcio nell’informare su alcune emergenze investigative ha reso noti alcuni sconcertanti risultati dei campionamenti effettuati: riscontrati valori di trielina 270 mila volte superiori ai limiti consentiti dalla legge. Così come in alcuni tratti del torrente Tora che lambisce la parte a Nord dell’area industriale, il Tora è un affluente del fiume Basento che attraversa Potenza, la sostanza cancerogena trielina è risultata di 70-80 volte superiore ai limiti legali. Per Curcio, un «inquietante inquinamento». Nel 1997, la società Daramic Srl di cui medio tempore è stato dichiarato il fallimento con sentenza del Tribunale di Potenza nel 2015, intraprese l’attività di produzione e commercializzazione di separatori per batterie per auto presso lo stabilimento ubicato nella Zona Industriale di Tito Scalo. Nel 2008, la chiusura della fabbrica dove per la produzione impiegati anche solventi clorurati, quali, ad esempio, il tricloroetilene. Ad ogni modo, in quella specifica area, l’inizio delle attività ha avuto luogo intorno agli anni ’80, ma la proprietà dello stabilimento da parte della Daramic ha avuto inizio nel 1997. Nel gennaio del 2005, a seguito di uno «sversamento accidentale di reagenti chimici», la Daramic Srl notificò il superamento dei valori di concentrazione soglia di contaminazione per il parametro tricloroetilene, intraprendendo attività di monitoraggio e di misure di messa in sicurezza di emergenza del sito inquinato, ad oggi mai compiutamente realizzate. Da ricordare che dal 2010 è subentrata nella proprietà dello stabilimento la Step One Srl, anch’essa caduta in stato di insolvenza. Data la lunga cronistoria della vicenda, il Procuratore distrettuale Curcio ha evidenziato come nel 2023 «ci troviamo non al punto di partenza, ma peggio del punto di partenza». Come è stato spiegato, dai valori spropositatamente fuori norma si evince che l’inquinamento «inquietante» delle falde acquifere è attuale e in corso. I valori citati e quelli non citati, ugualmente allarmanti, riferiscono di un inquinamento continuo. Le sorgenti inquinanti sono attive e le indagini della Procura di Potenza proseguiranno, con particolare studio del flusso di falda, per stabilire con maggiore precisione l’entità e l’estensione dell’inquinamento. Nel corso del monitoraggio sul sito Sin dell’area industriale di Tito, campionamenti effettuati nel 2020 aveva «confermato» la presenza di una sorgente attiva posta nell’area Daramic a monte del sito di interesse. Tra le segnalazioni, quella riportante, a partire dal settembre 2019, di «un continuo e significativo aumento delle concentrazioni di tricloroetilene in ingresso al sito, testimoniato dai valori rilevati nello stesso punto nel corso delle ultime 5 campagne di monitoraggio». Inevitabile il sequestro dell’area dove l’inquinamento che doveva essere sotto controllo, al contrario è peggiorato nonostante qualche misura adottata nel tempo come la barriera idraulica, una prima versione è stata attivata nel 2005 per via dell’immediata messa in sicurezza d’emergenza del sito, che però non impedisce alle sostanze tossiche di travalicare la barriera stessa. Oltre ai rifiuti altamente pericolosi in superficie, preoccupa la presenza di fusti interrati, ed il Procuratore distrettuale Curcio ha rimarcato la necessità della massima cooperazione istituzionale per l’individuazione e il recupero dei rifiuti pericolosi rimasti sul sito, nonché per un’efficace azione di trasporto e smaltimento. La non effettuata, negli anni addietro, rimozione dei rifiuti, per Curcio è uno dei tanti dettagli poco comprensibili dell’intera vicenda. Da ricordare che circa una settimana fa il Presidente del Tribunale di Potenza, Rosario Baglioni, a seguito della rinuncia della curatela fallimentare, aveva nominato quale sequestratario del sito produttivo dismesso della Daramic di Tito Scalo il sindaco di Tito, Graziano Scavone. L’inchiesta della Procura di Potenza è in pieno corso e alla domanda di quanti siano gli indagati e a quale titolo, gli inquirenti hanno riferito di non poter ancora rispondere.

Social Media Auto Publish Powered By : XYZScripts.com
error: Contentuti protetti