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AMMINISTRATIVE, LA DERIVA TRASH

Surreale il comizio dell’imprenditore Liseno, non di meno gli audio e i video dell’avvocata Iannibelli
Da certe promesse di lavoro a Lavello agli inni alle «patanone» a Lagonegro

«Tu mi voti e io ti trovo un lavoro a te e a tutta la tua famiglia», è una delle frasi cult di “Qualunquemente” in cui Antonio Albanese, nei panni di Cetto La Qualunque arringa le folle di un immaginario paese calabrese chiamato Marina di Sopra. Un comizio ironico trasformato in realtà a Lavello che non sarà Marina di Sopra ma sicuramente vede una situazione molto simile. «Non sono un politico ma un imprenditore, sono un uomo del fare e non del dire, prometto ai lavellesi un lavoro»: sono queste le parole pronunciate dal palco nel suo comizio d’apertura da Liseno, candidato nella lista civica guidata da Antonio Carretta e, secondo molti, autentico dominus della coalizione. Lo presenta Valluzzi che resta là imperterrito e applaude a parole che, invece, dovrebbero suscitare indignazione e sgomento. Ci saremmo aspettati che tutti scendessero da quel palco per non aver nulla a che fare con quel metodo. Sono tutti rimasti al loro posto, come se fosse la cosa più normale del mondo dire votatemi e vi troverò un lavoro.

NON C’È NIENTE DA RIDERE

Antonio Albanese fa ridere, utilizza la potente arma dell’ironia per smascherare, demolire e attaccare un sistema di potere e di governo che utilizza il bisogno come strumento del consenso. Il comizio di Liseno fa riflettere e preoccupare. Nel 2023 ancora dobbiamo assistere in Basilicata ad una politica che utilizza la promessa del lavoro come arma elettorale.Su queste cose la politica tutta dovrebbe prendere le distanze. Si possono avere le idee più disparate, è lecito e legittimo essere di destra o di sinistra, ritenere che si debba cambiare o che si debba continuare in ciò che è stato fatto ma lo si deve fare con la forza delle idee e non con quelle della promessa lavorativa. Jean Jacques Rosseaou diceva che la democrazia esiste quando nessuno è tanto ricco da comprare e nessuno è tanto povero da vendersi. Non sappiamo se a Lavello esistono persone tanto ricche da poter comprare e persone tanto povere da avere la necessità di doversi vendere. Registriamo che la promessa del lavoro viene ancora utilizzata come strumento di potere. Non ci piace, non può piacerci. Il tenente colonnello Pasquale Carnevale aveva ironizzato nel suo applauditissimo comizio di apertura sul fatto che lui non poteva offrire cene, Liseno punta sui posti di lavoro. Una differenza di stile che non può non essere rimarcata ed evidenziata, una differenza di approccio al consenso tra il denaro che compra e le idee che convincono. Ci piacerebbe che tutte le forze politiche, tutti gli esponenti politici lucani dicessero che quanto detto da Liseno è inaccettabile, ci piacerebbe che tutti ne prendessero le distanze. Non possiamo immaginare Donatella Merra, fattiva ed entusiasta assessore regionale, sostenere una posizione politica che promette lavoro in cambio di voti. Non possiamo immaginare nessuna persona che abbia una visione seria della politica sostenere una posizione del genere.

PATANONE, PATANONE

Non nasconde, invece, l’entusiasmo per la riammissione della sua lista Concetta Iannibelli che, però, si lascia andare a toni decisamente eccessivi nel suo video su facebook in cui, novella Giovanna d’Arco nell’annunciare che «il leone è ferito e non è morto» precisa che ha «vinto la libertà e che lei per la libertà darebbe la vita». E se il video è surreale, ancora più surreale è l’audio inviato ai suoi supporter con la quale la candidata sindaco invita tutti a vedersi al comitato elettorale per festeggiare la riammissione con la quale ha concluso e vinto una battaglia in difesa dei “diritti umani”. Ci risulta difficile immaginare Lagonegro invasa da carrarmati che calpestano libertà e diritti umani ma soprattutto non capiamo cosa significhi quell’accorato grido di battaglia finale “patanone, patanone” che non troviamo né nella convenzione di Ginevra né in altri manifesti sui diritti umani.

MODERARE I TONI

Si vota a Lagonegro e a Lavello e i toni sembrano troppo vicini a quelli di Cetto La Qualunque che a quelli propri di una normale campagna elettorale amministrativa. A beneficio di tutti e per tranquillizzare il clima è opportuno dire che un consigliere comunale di Lavello non può costruire posti di lavoro e che un imprenditore non dovrebbe usare la sua impresa per promettere posti di lavoro e che chiunque vinca a Lagonegro non verranno calpestati i diritti umani e che nessuno li difenderà al grido di patanone, patanone. La politica per Pericle significa “sapere cosa fare, sapere comunicarlo agli altri, amare la propria Patria ed essere incorruttibile”, non pretendiamo che Liseno e Iannibelli abbiano letto Pericle ma che almeno si tengano lontano da Cetto La Qualunque.

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