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NUNZIOGALLO INVESTIGA NELL’INEFFABILE POTENZA

La recensione di Antonella Pellettieri

Le storie del Maresciallo Nunziogallo sono una serie giallistica pubblicata per i tipi della Hermaion: nel 2022 sono usciti i primi tre volumi e l’autore è Giampiero D’Ecclesiis. In un momento di particolare crisi di identità, economica, sociale, religiosa e politica di Potenza questi tre volumi rappresentano una pic- cola luce per questa città che, di solito, viene descritta e raccontata come un luogo senza forma, vago, indefinito, ineffabile…un luogo dove non basta essere uno storyteller (mi scuso per questa parolaccia!!!!!) ma bisogna essere, principalmente, un placeteller. Ed è quello che fa l’autore dichiarando nella prefazione del primo volume, titolato Lo Specchio del Demonio, che nel suo intento scrittorio «c’è molto di più che una trama poliziesca, c’è identità, c’è amore, c’è il desiderio di raccontare una comunità, la mia comunità, con le sue ombre certamente, ma anche con le sue straordinarie luci». Non è l’unica precisazione che l’autore scrive nelle sue introduzioni: precisa che alcuni dei personaggi dei suoi gialli sono suoi amici e conoscenti e alcuni tornano di frequente nei vari racconti. Nella introduzione al secondo volume – dal titolo Doppio intrigo e nel quale vi sono due storie L’enigma della campana e Il corvo e la faina – l’autore scrive che «…“L’enigma della Campana”, prende spunto dall’antica e bellissima Chiesa di Santa Maria del Sepolcro, una di quelle bellezze uniche che ospita la mia città, troppo timida e troppo inconsapevole di sé stessa per esserne orgogliosa. Me l’ha fatta riscoprire la mia amica Antonella Pellettieri, storica, persona di pro- fonda cultura che, gioco forza, è stata arruolata nelle mie Storie di Nunziogallo; non è un segreto che il personaggio della Tappezzieri è disegnato su di lei». Ordunque, in questi volumi spesso ci sono anche io che mi riconosco in quasi tutte le descrizioni e mi sono affezionata anche al mio nome schermo Gabriella Tap- pezzieri che fa il verso al mio vero nome e al mio nick sui social Antares. Una situazione del ge- nere mi pare ancora più surreale di un avatar che crede di essere reale nel metaverso ma mi pare molto divertente. Nel terzo volu- me titolato Grida nel buio vi so- no altre due storie Il canto della sirena e Il ponte e la bambina e l’interesse geografico dell’autore comincia ad allargarsi perché Il canto della sirena si svolge nel- l’abbandonata cittadella militare di Rifreddo, località turistica di particolare bellezza in territorio di Pignola e confinante con Po- tenza, l’ineffabile. Si aggiunga che candidamente Giampiero D’Ecclesiis dichiara che il maresciallo Nunziogallo è lui e, quindi, se si conosce di persona l’autore si comprendono e si riconoscono nella scrittura alcune sue vere e precipue caratteristiche. Mi trovo in completo accordo con Piera Carlomagno che scrive la prefazione del secondo volume e cerca di stilare un profilo del maresciallo Nunziogallo: «la figura del maresciallo in una provincia lucana è uno status e dunque un moderno cavaliere errante che combatte la corruzione e il malcostume, e rappresenta a suo modo in maniera perfetta l’archetipo tramandato al grande pubblico da decenni di tradizione letteraria e cinematografica, l’eroe che emana poca luce e agisce all’interno del sistema per riportare l’ordine dopo aver scoperchiato pentole ricolme di segreti fumanti, lasciando che il luogo, Potenza, ambisca a diventare uno dei paradigmi della città del crimine perché questa idea diventi meno reale, ma elemento di pura finzione, fiction». Eh sì proprio vero, si vorrebbe una città che solo nella fiction è protagonista di episodi cruenti e di violenza e che solo nella pura finzione ci fossero pentole ricolme di segreti fumanti ma, purtroppo, non è così: è noto che Potenza è la città dei 21 delitti irrisolti! Eppure quando D’Ecclesiis descrive le chiese di Santa Maria del Sepolcro e di San Michele, quando ferma l’attenzione sulle forme di squisita maestria creata nel ce- mento del ponte Musmeci e lo definisce il ventre di una balena sembra che più che la scrittura sia un click fotografico o un video che emana passione per il luogo natio in ogni pixel. Anche a piazza XXVIII Agosto e nei vecchi sottani e nelle misteriose atmosfere che si ritrovano negli atri dei palazzi più antichi, scrigni di segreti antichissimi, si ritrova l’anima perduta di questa città e dei tanti cercatori di quell’anima persa e che vorrebbero restituire uno skyline alla città netto e ricono- scibile. Dai racconti pieni di suggestive e cruente atmosfere il placetteler di Potenza e autore di questi scritti non racconta solo i tipici difetti della piccola provincia italiana ricolma di massoni ma riesce a disegnare intrecci e frastornanti silenzi, contrasti e con- traddizioni che, a volte, somigliano al reale in maniera suggestiva. E la città sembra sia comoda- mente seduta sopra un verminaio di piccoli imbrogli e grandi peccati che nascono, spesso, dalla noia dell’ in questa città non succede mai niente al voler apparire più che essere per l’esigenza di avere attestati di esistenza nel “sentirsi meno” degli abitanti di altre città. In quest’aria di mistero e di delitti macabri, D’Ecclesiis fa diventare la indefinibile Potenza una città noir dove succedono fin troppe cose e sono tutte delittuose oltre ad esserci qualcosa che ricorda lo sceneggiato di grande successo RA,I del 1971, Il segno del comando che noi, diversamente giovani, ricordiamo bene. Vi è un incarnato letterario diverso quando l’autore traccia il profilo di adolescenti e giovani profanati dall’odio e dalla mancanza di vero amore: delicatamente descrive i loro cuori, le paure di quelle anime in formazione, la fragilità che provoca un atto di bullismo riuscendo a creare reale commozione e forte coinvolgimento emozionale. Ma al contempo questi tre volumi sono la migliore guida turistica e hanno capacità comunicativa più di ogni depliant o pieghevole o clip per- ché D’Ecclesiis ha imparato a tra- smettere i suoi sentimenti più pro- fondi attraverso un uso sapiente di aggettivi e sostantivi e sa tra- sformare il dolore in quadri descrittivi dove vengono rimarcati, continuamente, i colori di tutto ciò che descrive come se fosse arte figurativa. Sembra di vivere nella sequenza di un fumetto o cinematografica: conta la luce con le sue rifrazioni, contano i colori brillanti e molto scuri per definire amore e odio, gli occhi bianchi e vitrei di un ludopatico, l’indo- lenza senza luce del quartiere Bucaletto nelle atmosfere rarefatte della disonestà di chi profana il dolore di coloro che aspettano un casa dal terremoto del 1980. Quello sfenocasma culturale che ha trasformato la città al punto di renderla irriconoscibile anche ai suoi stessi abitanti: ancora oggi dopo quasi 45 anni cerchiamo i nostri punti di riferimento. Ad esempio io sono una di quelle persone che non ricorda più come era la città prima del 1980, ho preferito dimenticare per superare l’orrore di quei 90 secondi che ci han- no trasformato esattamente come ci ha cambiato la pandemia. E ce ne stiamo accorgendo solo ora! Mi piace specificare che anche i ritratti che D’Ecclesiis realizza nel descrivere i suoi amici e dare lo- ro un ruolo all’interno di uno stravagante gioco delle parti, sono molto vicini al vero: io che li conosco tutti vivo la sensazione di vederli gesticolare e mi pare di sentire le loro voci compresa quella di Antonio Nicastro andato via troppo presto…E mi pare sorprendete notare che ognuno dei suoi amici con i nomi schermo non potrebbero essere in nessun altro personaggio se non quello inventato e inimmaginabile disegnato dall’autore. Per questo i libri di D’Ecclesiis sono da leggere con la stessa passione ed emotività con cui sono stati scritti. Speriamo che Nunziogallo continui a farci compagnia affinché ci aiuti a scoprire i colpevoli dei misfatti letterari e i veri assassini di questa città che non vuole morire…l’ineffabile Potenza!

Di Antonella Pellettieri

 

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