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«NON INSEGUIAMO GLI ESTREMISMI»

«Il cdx vince se capace di andare oltre il polo, contro quel che resta di Pd e M5S». L’intervista – Il presidente Bardi lancia la sfida del nuovo progetto politico, capace di accogliere moderati e civismo

Imprevedibile ma non impossibile. Il voto popolare dei gazebo ha consegnato a Elly Schlein la segreteria del Partito democratico, scavalcando il presidente della Regione Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, che era risultato il più votato dagli iscritti. Un partito spaccato tra il movimentismo incarnato dalla Schlein e l’ala riformista della quale si era fatto interprete Bonaccini. Un problema in più per la neo-segretaria, visto che ancora una volta si riaffaccia l’ipotesi di una scissione tra le fila del maggior partito di opposizione. Dietro la vittoria di Elly Schlein non a caso c’è la vecchia guardia del partito, da Massimo D’Alema a Nicola Zingaretti, da Goffredo Bettini a Pierluigi Bersani, oltre ai capi corrente che in questi anni hanno condizionato più d’ogni altro le scelte del partito: Dario Franceschini e Andrea Orlando. La vittoria della Schlein chiude peraltro in maniera definitiva la stagione del renzismo, anche se tra i democratici sono ancora molti gli orfani dell’ex premier, tra i parlamentari ma anche tra gli iscritti. Sembra quasi che la sconfitta di Bonaccini consenta ai transfughi di Articolo 1 di rientrare in via del Nazareno, costringendo i moderati ad andarsene per approdare su nuove spiagge. A segnalare la problematica fase che attende i dem è l’uscita di peso di Giuseppe Fioroni, ministro dell’Istruzione del governo Prodi II. La vittoria della Schlein chiude peraltro in maniera definitiva la stagione del renzismo, anche se tra i democratici sono ancora molti gli orfani dell’ex premier, tra i parlamentari ma anche tra gli iscritti. Sembra quasi che la sconfitta di Bonaccini consenta ai transfughi di Articolo 1 di rientrare in via del Nazareno, costringendo i moderati ad andarsene. Ma quale sarà il loro nuovo progetto politico su cui spostarsi? Il presidente della Regione Basilicata Vito Bardi lancia la provocazione di un dialogo e in esclusiva a cronache lucane ragiona sul futuro del centrodetra e dei moderati.

Presidente Bardi, la sua riflessione su Elly Schlein ha colpito l’attenzione di molti. Quali ripercussioni avrà in Basilicata l’elezione della politica bolognese nata in Svizzera?

«Il crollo dell’affluenza alle primarie del Pd ha fatto “pesare” di più il voto “militante”, soprattutto delle aree urbane del nord, dove Schlein ha stravinto. Mentre al Sud ha prevalso Bonaccini. Non è un dato da sottovalutare. Schlein è il segretario del Nord».

D’accordo, ma adesso cosa accadrà in Basilicata?

«Il dibattito interno al Pd lucano lo osservo ovviamente con distacco e rispetto. Anche in Basilicata è calato il numero dei votanti alle primarie, addirittura 30 mila in meno rispetto a 5 anni fa. Ma rispetto le dinamiche in casa altrui. Di sicuro c’è un mondo moderato che negli anni precedenti aveva immaginato di trovare casa nel Pd ma che oggi – con la vittoria di Schlein – è di fatto stato sfrattato. Beppe Fioroni, che è stato un fondatore del Pd, ha lasciato il partito poche ore dopo l’elezione della Schlein. Lui non è un caso isolato, semmai un simbolo».

Quindi secondo lei esiste un mondo moderato in libera uscita dal PD?

«Certo, e non da oggi. Se così non fosse, non avrei vinto nel 2019. E il flusso non si è mai interrotto. Tantissime persone, tanti amministratori locali, molti esponenti della società civili, quasi tutti con una sensibilità moderata, in questi anni si sono avvicinati al sottoscritto e al centrodestra. E rischia di essere un fiume in piena, nei prossimi mesi. Anche per un motivo oggettivo».

Quale?

«Oggi è “moderato” chiunque non ceda alle sirene del cosiddetto “politicamente corretto”, questa moda incomprensibile per l’uomo comune. È il motivo per cui il centrodestra vince da anni. Se lei va a raccontare in giro per la Basilicata gli slogan vuoti che Elly Schlein ha ripetuto in questa campagna congressuale, la prenderanno per un alieno. Questa sinistra è incomprensibile per il popolo. Così, anche chi fino a dieci anni fa si sentiva più o meno a suo agio nel centrosinistra prodiano, avendo una cultura cattolica, democratica o laica, oggi vive un profondo disagio dinanzi al Pd finito nelle braccia del radicalismo estremista di Elly Schlein».

Quindi lei vuole essere un punto di riferimento per questi moderati?

«Lo è già il centrodestra. Dinanzi allo scivolamento del Pd verso sinistra, oggi il centrodestra guidato da Giorgia Meloni è il centro dello schieramento, perché è l’unica formazione che una volta si sarebbe chiamata “interclassista”. Il Pd è diventato il partito delle elites delle aree metropolitane del centronord: non può capire la Basilicata. In questi anni al governo della regione, invece, abbiamo dato la dimostrazione di poter essere un punto di riferimento sia della parte produttiva che di quella più popolare, con misure sociali senza precedenti come il “gas gratis a tutti i lucani”. Che questa sinistra estremista metterà sicuramente in discussione, come già fece in passato quando cancellò la card carburante»

Come cambierà secondo lei la politica lucana, dopo queste primarie?

«Lo scenario è chiaro: una coalizione che dal centrodestra diventa capace di andare oltre il polo, come si diceva un tempo, contro quel che resta di Pd e M5S. Che – si dovesse votare insieme alle Europee – potrebbero anche correre divisi per contendersi la guida del polo di sinistra. Perché il loro mercato di riferimento è identico: non vedo differenze tra Conte e Schlein. Il centrodestra in Basilicata può e deve mettere in campo un progetto di ampio respiro, aperto ai territori, alla società civile, alle sensibilità culturali che vogliono scrivere il futuro della Basilicata con realismo, senza inseguire gli estremismi ideologici della sinistra ».

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