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IL TAR BOCCIA RE CICALA

Parco Vulture – Annullata la nomina di Sperduto presidente: 2 anni di stallo per l’ennesima figuraccia

Centrodestra regionale, nomine e presidente del Consiglio Carmine Cicala: la politica è artefice del proprio declino. Sul Parco Naturale Regionale del Vulture, istituito nel 2017, lo scontato epilogo che chiude il sipario su un’inadeguata gestione della vicenda iniziata oltre 2 anni, nel luglio del 2020, con l’indizione dell’Avviso per l’individuazione del presidente: la nomina, a pochi mesi dall’elezione in Consiglio regionale, nel luglio scorso, del sindaco di San Fele, Donato Sperduto, è stata annullata dal Tribunale amministrativo regionale (Tar) della Basilicata. Da sottolineare anche l’avventuriera costituzione in giudizio della Regione Basilicata. Ad ogni modo dopo un iter travagliato e durato oltre 2 anni, la bocciatura. Vari i protagonisti che hanno provato ad evitare la figuraccia: come Cifarelli del Pd con una mozione con cui chiedeva la revoca in autotutela della nomina, e la facile Cassandra, in riferimento a questo specifico caso, ex consigliera regionale dei 5 stelle, Carmela Carlucci, ammessa in Assise dal Tar e poi definitivamente estromessa via giustizia amministrativa, che predisse la facile vittoria al Tar nel caso in cui qualcuno vi avesse fatto ricorso. Il ricorso c’è stato, da parte di Paolo Appiano, era nei 3 della rosa sottoposta ai voti in Consiglio nel luglio scorso, lui ricevette 3 voti, Mariantonietta Tudisco 2 e Sperduto 13, e lo stesso è stato accolto. Come da iter procedurale, la Comunità del Parco, tra l’altro formata dai sindaci pro-tempore dei Comuni di Atella, Barile, Ginestra, Melfi, Rapolla, Rionero in Vulture, Ripacandida, Ruvo del Monte e San Fele, nell’ambito dell’Avviso citato, inoltrò una prima rosa di nomi composta da 5 Sindaci di Comuni, rientranti nell’ambito territoriale del Parco. Dopo il niet della prima Commissione del Consiglio regionale, che già nell’ottobre del 2020 aveva riscontrato la mancanza da parte dei 5 designati, dei requisiti richiesti dalla relativa legge regionale e dallo Statuto del Parco, una nuova rosa, arrivata nel maggio del 2022, con 3 candidati: Sperduto, Appiano e Tudisco. A giugno, nuova verifica da parte della prima Commissione consiliare, nuovo, ovvero reiterato, parere negativo per Sperduto. Appiano, che, dato il doppio parere negativo, non poteva non rimarcare l’eccesso di potere per contraddittorietà di comportamento, nel ricorso al Tar ha messo in evidenza un basilare cortocircuito che non poteva e non può verificarsi in un Ente pubblico: sorvolando sui dettagli relativi ai requisiti, il grande vulnus era rappresentato dalla incandidabilità di Donato Sperduto, poiché «non avrebbe mai potuto essere sfiduciato, anche se dovesse delegare un’altra persona come componente della Comunità del Parco Regionale del Vulture». Incassata l’elezione di Sperduto, la Giunta comunale di San Fele, a settembre, indicò un consigliere Comunale di maggioranza quale designato a rappresentare stabilmente, in luogo del Sindaco, il Comune presso la Comunità del Parco Regionale del Vulture. A parte che è stato fatto notare l’ovvio, ovvero che il rappresentante del Comune nell’organo del Parco Comunità, diverso dal sindaco, «non può essere nominato dalla Giunta Comunale », ma deve essere delegato dal sindaco, goffo tentativo di distrazione in quanto le persone delegate dai sindaci «non possono ritenersi imparziali, perché devono adempiere alle istruzioni ed agli indirizzi dei soggetti deleganti». Il “colpo di genio” della Regione nel difendere l’indifendibile: in caso di mozione di sfiducia del presidente Sperduto, l’astensione del delegato in rappresentanza di San Fele. In Regione, com’è noto, quando non conoscono le regole, le inventano. Il Tar ha ricordato che per la sfiducia è prevista l’unanimità e che tale concetto non è applicabile al caso considerando l’unanimità dei votanti e quindi non conteggiando l’astenuto: ai sensi dello Statuto la sfiducia «devono votarla tutti i membri della Comunità, in quanto la predetta norma statutaria, nel riferire l’unanimità a tutti i componenti, fa coincidere entrambi i quorum strutturale e funzionale ». Il Tribunale regionale amministrativo ha anche ricordato come il Consiglio regionale, tenuto conto dell’ultimo parere negativo su Sperduto espresso, a giugno 2020, dalla prima Commissione consiliare, non poteva nominarlo presidente del Parco regionale del Vulture, ma, come da relativa Legge regionale, avrebbe dovuto richiedere un nuovo parere alla Commissione, evidenziando il possesso dei requisiti in capo al sindaco. In conclusione ricorso accolto, nomina annullata e annullato il Decreto del presidente della Regione Bardi di nomina del Consiglio direttivo dell’Ente Parco naturale regionale del Vulture, ma esclusivamente nella parte in cui indica Sperduto presidente. Appiano potrebbe, se scelto, fare il presidente, ma, essendo in pensione, «gratuitamente ». In ogni caso, dopo oltre 2 anni di stallo, il rilancio del Parco passa attraverso la nomina del presidente cassata dal Tar di Basilicata.

Ferdinando Moliterni

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