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MARATEA, LA FRANA E LA FESTA DI S. BIAGIO

L’approfondimento di Antonella Pellettieri

Oggi si festeggia San Biagio protettore di Maratea da moltissimi secoli. Come in quasi tutte le leggende dei santi protettori delle città e paesi che sorgono sul mare anche per Maratea si narra che le reliquie di San Biagio – per la precisione il torace, un femore, una parte del cranio e una parte del braccio destro – arrivarono a Maratea dopo che una imbarcazione di Armeni, a causa di una violenta mareggiata, approdò sull’isolotto di SantoJanni. Su questa imbarcazione viaggiavano verso Roma le reliquie di San Biagio, vescovo di Sebastea morto il 3 febbraio del 316, che miracolosamente si illuminarono di una luce fortissima che fu vista anche in paese dai marateoti. Di fronte a tale prodigio gli armeni decisero di lasciare le reliquie a Maratea e i marateoti costruirono un sacello per conservare i resti del Santo sopra un tempio pagano di età romana. Secondo la leggenda era l’anno 732. Da allora i rapporti fra il Santo e Maratea furono strettissimi. E continuano annualmente i prodigi poiché, ogni anno, nel giorno della Candelora il sole illumina nuovamente il centro storico che resta al buio per lunghi tre mesi, la luce del nostro astro spunta dal Monte San Biagio e torna con i festeggiamenti per il santo protettore così come le sue reliquie si illuminarono quando arrivarono sull’isolotto di Santojanni nel 732. Il Santo viene ritratto con le insegne da vescovo, con un libro, con le candele incrociate ma anche con il vaso delle medicine e, a volte, con una specie di rastrello che potrebbe simboleggiare i pettini di ferro con i quali sembra sia stato lacerato il suo corpo prima della decapitazione. Il nome latino Blasus potrebbe avere assonanze con il verbo tedesco blasen che significa soffiare e così potrebbe essere spiegato il motivo per il quale protegge i suonatori di strumenti a fiato e i venti. Il suo famosissimo miracolo con il quale salvò un bambino a cui si era fermata in gola una lisca di pesce lo rende anche protettore della gola. Durante il rito religioso legato a San Biagio si impongono due candele sulla gola dei fedeli benedette il giorno precedente quando si festeggia la Candelora. E a Maratea oggi si ripeteranno tutti i riti per San Biagio e il sindaco consegnerà le chiavi della città al suo patrono perché la custodisca e la protegga. E mai come in questo momento Maratea con tutte le sue contrade sul mare ha bisogno di protezione. Il 12 Dicembre del 2022 nuovamente mi ero occupata di Maratea e della sua terribile frana di Castrocucco sempre sulle pagine di Cronache e, oggi, penso sia opportuno e importante scrivere ancora di Maratea perché molti sono i problemi che la cittadina ha da affrontare. Oltre la frana di Castrocucco che ha interrotto i rapporti stradali fra la Basilicata e la Calabria creando una serie di problemi a chi percorreva giornalmente quel tratto di strada, si è aggiunta una terribile mareggiata che negli scorsi giorni ha creato problemi al Porto. Il porto di Maratea è l’unico porto della Basilicata. Si aggiungano i noti problemi che ci sono nelle gallerie di Acquafredda giusto nel versante opposto rispetto a Castrocucco. Se la strada interrotta a Castrocucco non consente di raggiungere la Calabria, la possibile chiusura delle gallerie ad Acquafredda non consentirebbe di raggiungere la Campania attraverso la strada costiera, si aggiunga il porto danneggiato e così Maratea non potrebbe essere raggiunta manco via mare. Avevo dato proprio un titolo giusto all’articolo del 12 Dicembre “La fragilità della Bellezza”. San Biagio farà tutto il possibile per aiutare la bellissima Maratea come fece durante la Seconda Guerra Mondiale quando avvolse la città e il santuario nella nebbia e non permise alle bombe di raggiungere gli obiettivi perché caddero in mare. Tutto il possibile stanno facendo i politici seduti in Parlamento e fra i banchi del Consiglio e della Giunta regionale. Invito tutti i Lucani a osservare con attenzione cosa potrebbe succedere a Maratea e a dare un qualsiasi contributo per aiutare i nostri corregionali in difficoltà. Oltre il santuario e basilica pontificia di San Biagio sito nella vecchia Maratea detta di sopra o superiore ove nel 1963 fu eretta la statua del Cristo Redentore e la bellissima città di Maratea inferiore piena di emergenze monumentali di grande raffinatezza, vi sono Acquafredda, Brefaro, Castrocucco, Cersuta, Fiumicello-Santavenere, Marina, Massa, Porto e Santa Caterina contrade che sorgono sui 32 km di costa che congiungono Sapri in Campania con Tortora in Calabria, gli unici 32 km di costa della Basilicata sul Tirreno. Questi 32 km e Maratea paese e il monte su cui sorge il santuario e il Cristo sono definiti Perla del Tirreno perché trattasi di un luogo di una bellezza non comune, con tramonti inusuali e paesaggi mozzafiato. Possiamo abbandonare un luogo così bello al suo destino? Tutti noi dobbiamo cercare di dare una mano a Maratea: siamo capaci di unirci e fare cose belle, lo abbiamo dimostrato unendoci e aiutando Matera a raggiungere la vittoria di Capitale Europea della Cultura nel 2019. Ora è Maratea ad aver bisogno di tutti noi perché è ferita, molto ferita e insieme dobbiamo curarla e farla tornare bella come sempre! Maratea non ha titoli da raggiungere ma deve trovare il modo per sopravvivere alla fragilità del territorio e cercare la soluzione più giusta anche se potrebbe essere severa. La luce deve tornare davvero: per oggi, auguri a tutti i marateoti per la festa di San Biagio.

Di Antonella Pellettieri

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