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FIUME BASENTO TRATTO URBANO SI CONFERMA UN SERIO PROBLEMA PER LA PUBBLICA E PRIVATA INCOLUMITÀ PERSONALE

praticamente occorre il RIPRISTINO DELLO STATO DEI LUOGHI a salvaguardia della pubblica e privata incolumità fisica, personale e mentale

L’acqua disfa li monti e riempie le valli e vorrebbe ridurre la Terra in perfetta sfericità, s’ella potesse”

Così Leonardo Da Vinci, vissuto tra la metà del ‘400 e i primi anni del ‘500, veicola in maniera chiara l’immagine di un elemento naturale che forma e crea i paesaggi.

Interazione vegetazione in alveo e corrente
FIUME BASENTO tratto urbano

Quadro normativo nazionale

Il quadro normativo statale si è sviluppato a partire dal R.D. n.523/1904 “Testo unico delle disposizioni di legge intorno alle opere idrauliche delle diverse categorie”, secondo il quale le opere che si trovano in corrispondenza delle acque pubbliche, ad esclusione di quelle aventi per unico oggetto la navigazione, sono distinte in cinque diverse categorie; appartengono alla prima categoria le opere che hanno come funzione quella di conservare l’alveo dei fiumi di confine e si mantengono a carico dello Stato. Nella seconda rientrano invece tutte le opere lungo i fiumi arginati dal punto in cui le acque cominciano a scorrere dentro argini o difese continue, oltre che le nuove inalveazioni, rettificazioni che vengono eseguite al fine di regolare i medesimi corsi d’acqua; anche queste si mantengono a spese dello Stato. Alla terza categoria appartengono le opere, che non rientrano fra quelle precedenti, e che hanno uno dei seguenti scopi: difendere ferrovie, strade o altre opere di interesse pubblico, migliorare il regime del corso d’acqua, o impedire inondazioni, straripamenti, corrosioni e altro materiale di alluvione che possa provocare danni al territorio o agli abitati. Quest’ultime opere sono eseguite a cura dello Stato mentre la manutenzione successiva è a cura degli enti consortili. Rientrano invece nelle ultime due categorie le opere che hanno la funzione di sistemazione dell’alveo per il contenimento delle piene e per la salvaguardia dei centri abitati; anche in questo caso le spese sono a carico dei consorzi.

La legge che introduce nell’ordinamento giuridico il concetto di “difesa del suolo” è la L. n.183/1989 “Norme per il riassetto organizzativo e funzionale della difesa del suolo”, oggi abrogata, con l’obiettivo di assicurare il risanamento delle acque, la corretta fruizione e gestione del patrimonio idrico per gli usi di razionale sviluppo economico e sociale, la tutela degli aspetti ambientali ed essi connessi.
Tale norma sanciva la ripartizione dell’intero territorio nazionale, comprese le isole minori, in bacini idrografici che vengono classificati, in funzione del grado del grado di importanza territoriali, in bacini di rilievo nazionale, interregionale e regionale (tutti quelli che non rientrano nelle categorie precedenti); nella categoria di maggiore interesse rientrano per il versante adriatico l’Isonzo (Friuli Venezia Giulia), il Tagliamento (Veneto e Friuli), il Livenza (Veneto e Friuli), il Piave (Veneto e Friuli), il Brenta-Bacchiglione (Veneto, Trentino – Alto Adige), l’Adige (Veneto, Trentino – Alto Adige), e il Po (Piemonte, alle d’Aosta, Liguria, Lombardia, Trentino – Altro Adige, Veneto, Toscana ed Emilia – omagna); per il versante tirrenico troviamo l’Arno (Toscana, Umbria), il Tevere (Emilia – Romagna, Toscana, Umbria, Marche, Lazio ed Abruzzo), il Liri – Garigliano (Lazio, Campania ed Abruzzo) e il Volturno (Abruzzo, Lazio e Campania).
Nasceva la necessità di costituire un organismo misto tra Stato e Regioni, definita Autorità di Bacino e operante sui bacini nazionali stessi, che assicurasse il coordinamento di tutte le azioni sul territorio in modo da superare le frammentazioni istituzionali e di competenza che non consentivano una razionale ed unitaria pianificazione e programmazione fisico-ambientale e socio-economica.

FIUME BASENTO TRATTO URBANO 

Non occorrono studi complicati, per stimare l’effetto della vegetazione sull’officiosità idraulica dei corsi d’acqua con riferimento agli aspetti connessi

1) presenza di vegetazione in alveo e nelle zone riparie e conseguente variazione della scabrezza e della resistenza al moto,

2) all’ostruzione degli attraversamenti e delle sezioni a causa del materiale flottante.

PARCO FLUVIALE DEL BASENTO COMPLETAMENTE ABUSIVO IN SPONDA SINISTRA 

Il divieto di costruzione ad una certa distanza dagli argini dei corsi d’acqua demaniali, imposto dall’art. 96 lett. f), R.D. 25 luglio 1904 n. 523, ha carattere assoluto ed inderogabile

C’È ANCORA CHI LO DEFINISCE PARCO FLUVIALE DEL BASENTO IN SPONDA SINISTRA ❓

a) r.d. n. 368/1904 prevede una distanza minima da 4 a 10 metri, secondo l’importanza del corso d’acqua. Per i restanti corsi d’acqua l’art. 96, lett. f) r.d. 523/1904 prevede la distanza minima di dieci metri“.

Segnaliamo la sentenza n. 202 del 2013 del Tribunale delle Acque Pubbliche, che spiega bene la questione di cui al titolo.

Scrive il Tribunale: “il r.d. n. 368/1904 si applica ai corsi d’acqua/canali facenti parte del sistema di bonifica, mentre il r.d. 523/1904 di applica i restanti corsi d’acqua. Per i corsi d’acqua pertinenti alla bonificazione, l’art. 133, lett. a) r.d. n. 368/1904 prevede una distanza minima da 4 a 10 metri, secondo l’importanza del corso d’acqua.

Per i restanti corsi d’acqua l’art. 96, lett. f) r.d. 523/1904 prevede la distanza minima di dieci metri


Il cosiddetto vincolo fluviale impone inedificabilità all’interno di esso e quindi assume carattere di vincolo assoluto

La norma è assai datata e aveva il preciso scopo di tutelare i corsi d’acqua, argini ed elementi ripariali, e fu introdotta dall’art. 96 lett. f del Regio Decreto 523/1904.

L’articolo 96 dispone il divieto assoluto sulle acque pubbliche, loro alvei, sponde e difese di molte tipologie di opere.

Focalizzando il punto f) si legge della distanza

«stabilita dalle discipline vigenti nelle diverse località»

e in mancanza di queste, non

«minore di metri quattro per le piantagioni e smovimento del terreno e di metri dieci per le fabbriche e per gli scavi»

La norma, anche in base a quanto confermato dalla Cass. Civ. SS.UU. n. 17784 del 30 luglio 2009, aveva due principali scopi: tutelare la ragione pubblicistica dello sfruttamento delle acque demaniali;  mantenere libero il deflusso delle acque scorrenti di fiumi, torrenti canali e scolatoi pubblici;

Questa disposizione assume carattere legale e inderogabile, e quindi la prima conseguenza è che le opere costruite in violazione di questo divieto ricadono nella casistica dell’art. 33 della L. 47/85, e pertanto non sono ammesse ad ottenere la sanatoria

SI RENDE NECESSARIO DEMOLIRE TUTTE LE OPERE ABUSIVE REALIZZATE, PROCEDERE ALLA RIMOZIONE DEFINITIVA DEL MATERIALE INERTE ACCUMULATO IN MANIERA ANOMALA IN ALVEO, COMPRESO LA MASSA LEGNOSA, DI SCARSO VALORE COMMERCIALE, UNITAMENTE ALLE CEPPAIE ANCHE SULLE RIPE 

È sempre necessario precisare che occorre procedere ad interventi URGENTI di OFFICIOSITÀ DEI CORSI D’ACQUA per restituire al FIUME BASENTO TRATTO URBANO una idonea sezione di deflusso delle portate di PIENA ORDINARIA e STRAORDINARIA liberando le campate, in corrispondenza delle opere d’arte esistenti, abusivamente occupate, dalla pista ciclabile e non solo

praticamente occorre il RIPRISTINO DELLO STATO DEI LUOGHI a salvaguardia della pubblica e privata incolumità fisica, personale e mentale

LE ALBERATURE COLLASSATE IN ALVEO CREANO EFFETTO BARRIERA ‼️

La problematica ambientale dei tronchi e detriti nei fiumi

La nostra nazione, vista anche la sua particolare conformazione geologica, è ricca di fiumi e corsi d’acqua che partono dai rilievi alpini e appenninici per sfociare poi nei diversi mari che bagnano la penisola.

 La situazione dei fiumi negli ultimi anni sta però diventando preoccupante in quanto la maggior parte dei letti di questi corsi d’acqua si sta riempendo sempre di più di tronchi e detriti.

Questa situazione è comune a fiumi e torrenti che sono situati sull’intero territorio nazionale, da nord a sud, e inizia a destare preoccupazione sempre maggiore.

Ciò è dovuto alle enormi difficoltà che sia i detriti sia gli alberi che vengono trascinati lungo il corso del fiume possono provocare.

Cerchiamo di capire meglio il problema e di capire quali possono essere le possibili soluzioni.

Quali rischi comporta un fiume pieno di detriti e tronchi di alberi ❓

Precisiamo innanzitutto che esiste una quantità di detriti che potremmo definire fisiologica che viene trasportata dal fiume lungo il suo percorso dalla sorgente fino a quando sfocia al mare e che si deposita nel letto del fiume.

Questa quota parte di detriti non desta preoccupazione.

Viceversa assumono maggiore rilevanza i tronchi di alberi che si spezzano lungo i rilievi montuosi e collinari, in seguito al maltempo, che per un certo tempo seguono il corso del fiume e poi si fermano in un punto in quanto trovano un ostacolo che non permette loro di proseguire fino a valle.

Questi tronchi necessitano per forza di essere rimossi con degli speciali escavatori dotati di apposite PINZE per TRONCHI 

Questa situazione è difficile già di per sé, a ciò bisogna aggiungere anche che a causa della speculazione edilizia che nel corso degli anni ha visto costruire abitazioni praticamente dovunque lungo le dorsali di colline e montagne, quell’azione drenante delle acque piovane non è più presente.

Dunque, nel momento in cui si manifestano fenomeni meteorologici di particolare intensità, i letti dei fiumi si ingrossano trasportando praticamente di tutto e dando luogo molto spesso a esondazioni dei corsi d’acqua con tutte le conseguenze che queste comportano.

Lungo il corso dei fiumi, inoltre, sono frequentemente presenti alberi di grossa dimensione che in caso di una piena di particolare portata comporterebbe anche il rischio che questi possano essere trascinati via fino a fondo valle.

A rendere ancora più gravosa la situazione è la presenza di ghiaia, ciottoli e sassi di varia dimensione che sul fondo del letto del fiume tendono a formare una sorta di diga naturale con dislivelli di vario genere che possono comportare ulteriori ostacoli al naturale decorso delle acque. 

Il pericolo di esondazione dei fiumi deve essere attentamente valutato anche in considerazione del fatto che molto spesso sopra i fiumi si trovano ponti e attraversamenti pedonali che, in caso di altezza delle acque al di sopra dei normali limiti potrebbero comportare ulteriori conseguenze negative.

Molto spesso sono i sindaci delle zone a maggiore rischio idrogeologico a lanciare l’allarme contro la situazione drammatica dei letti dei fiumi poiché a loro spetta la responsabilità di garantire l’ordine pubblico e la sicurezza delle aree che amministrano.

La domanda quindi che ci si pone in tutte queste circostanze è:

Cosa bisogna fare❓

Detriti e alberi nei fiumi: prevenzione e pulitura

Prima di entrare nel dettaglio delle modalità con le quali si effettua la pulizia dei letti dei fiumi è necessario precisare che la prima opera da eseguire è quella delle prevenzione.

Infatti, nell’ipotesi in cui venissero seguite tutte le necessarie attività per assicurare che i corsi dei fiumi siano privi di detriti e tronchi di albero, gli effetti devastanti della piena di un corso d’acqua sarebbero sensibilmente ridotti.

Ma quali sono le attività di prevenzione da eseguire per ottenere questi risultati❓

In primo luogo è necessario capire qual è la situazione attuale.
Negli ultimi anni, i terreni sono diventati sempre più aridi a causa della crescente siccità e sono stati via via erosi dalle piogge che si sono manifestate con intensità abbastanza elevata.

Stabilita quella che è la situazione di partenza, l’opera di prevenzione deve innanzitutto mettere in campo delle azioni che siano in grado di rimettere in sesto i corsi d’acqua che risultano degradati.

In che modo❓

Innanzitutto, ripristinando quello che è l’ALVEO NATURALE DEL FIUME e subito dopo ripristinare le casse di espansione del fiume, e cercare di crearne laddove possibile di nuove, al fine anche di favorire che alcune specie animali possano lì trovare rifugio.


Bisogna poi che amministrazioni locali e centrali, con l’aiuto di esperti di geologia, si adoperino per limitare o eliminare totalmente l’erosione del suolo, sia con interventi su alcune attività agricole sia con il rimboschimento di colline e montagne, adottando una nuova politica della silvicoltura.

A questo punto bisogna poi dedicarsi alla pulizia degli alvei fluvialirimuovendo i detriti in eccesso e i tronchi d’albero che creano ostacolo alle acque.

I corsi d’acqua caratterizzati da eccessiva presenza di alberi creano, come detto, ostacolo alle acque che in caso di piena possono creare delle ondate particolarmente pericolose.

In questo caso bisogna intervenire in due differenti modalità:

  • Lungo le sponde
  • Dentro l’alveo inciso

Nel primo caso bisogna procedere ad un taglio selettivo ed accurato delle piante e degli alberi, prestando però attenzione per questi ultimi in quanto deve essere evitato il taglio a raso: le radici degli alberi effettuano un’importante azione drenante e inoltre molti alberi forniscono rifugio e cibi per diverse specie di uccelli.

All’interno dell’alveo inciso, invece, bisogna procedere nei punti di magra del fiume a rimuovere tutti gli alberi che superino un determinato diametro ed effettuare delle periodiche operazioni di ceduazione.

Nell’eseguire questo intervento bisognerà porre principalmente attenzione agli alberi che ostacolano il regolare deflusso delle acque con fasce di discontinuità di circa 1000 metri.

Si dovrà poi verificare che la vegetazione presente abbia il requisito della flessibilità.

Questa caratteristica assicura infatti che le piante e gli alberi si flettano nel periodo di piena sotto la spinta dell’acqua contribuendo nello stesso tempo alla riduzione della velocità della corrente, ma restando ancorati al letto senza creare ostacolo.

In definitiva la pulizia e la manutenzione degli alvei fluviali deve essere effettuata attraverso un attento percorso di preparazione, eseguito da tecnici specializzati che sappiano individuare con precisione quali interventi risultino necessari.

 

 

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