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PAPA FRANCESCO : MESSA ~ ANGELUS ~ LA PREGHIERA PER UCRAINA

Il Papa nel dopo Angelus saluta i cattolici e gli ortodossi che domani celebrano la nascita di Gesù, affinché porti alla fine dei combattimenti. Da oggi e fino a sabato notte, è in vigore la tregua unilaterale dei russi, una proposta lanciata dal presidente turco Erdogan e ripresa dal Patriarca Kirill. Ma per Kiev si tratta di un modo per equipaggiare le truppe più prossime alle posizioni ucraine

Francesco all’Angelus: è un dono trovare la grandezza nella piccolezza

Nel giorno di festa dell’Epifania del Signore il Papa esorta a cercare Gesù procedendo come i Magi che hanno saputo distinguere “la meta della vita dalle tentazioni”. Dopo un lungo viaggio, hanno trovato “un bambino con la mamma” e hanno accolto la “sorpresa di Dio”

Amedeo Lomonaco – Città del Vaticano

Papa Francesco, dopo la Messa presieduta nella basilica di San Pietro nella solennità dell’Epifania, ricorda che i Magi sono noti “per i doni che hanno fatto”. Ma innanzitutto “ricevono tre doni che riguardano anche noi”. (Ascolta il servizio con la voce del Papa)

La chiamata

Il primo dono, sottolinea il Pontefice all’Angelus, è la chiamata. I Magi, spiega Francesco, non l’hanno avvertita “per aver letto la Scrittura o aver avuto una visione di angeli, ma mentre studiavano gli astri. E si sono messi “in cammino verso quello che non conoscevano”.

Colti e sapienti, sono stati affascinati più da ciò che non sapevano che da ciò che già sapevano. Aperti a quello che non conoscevano. Si sono sentiti chiamati ad andare oltre, non si sono sentiti felici rimanendo lì: no, chiamati ad andare oltre. E questo è importante anche per noi: siamo chiamati a non accontentarci, a cercare il Signore uscendo dalle nostre comodità, camminando verso di Lui con gli altri, immergendoci nella realtà. Perché Dio chiama ogni giorno, qui e oggi. Dio ci chiama, ognuno di noi, ogni giorno, ci chiama qui e ci chiama oggi, ci chiama nel nostro mondo.

Il discernimento

Il secondo dono che ricevono i Magi è il discernimento. Il Pontefice sottolinea che “non si lasciano ingannare da Erode” e sanno distinguere “tra la meta del percorso e le tentazioni che trovano sul cammino”. Quant’è importante saper distinguere la meta della vita dalle tentazioni del cammino! 

Saper rinunciare a ciò che seduce, ma porta su una brutta strada, per capire e scegliere le vie di Dio! È un grande dono il discernimento, e non bisogna mai stancarsi di domandarlo nella preghiera.

La sorpresa

I Magi, osserva Francesco, ci parlano di un terzo dono: la sorpresa. Dopo un lungo viaggio trovano “un bambino con la mamma”, una “scena tenera”, ma “non stupefacente”.

Accolgono la sorpresa di Dio e vivono con stupore l’incontro con Lui, adorandolo: nella piccolezza riconoscono il volto di Dio. Umanamente siamo tutti portati a ricercare la grandezza, ma è un dono saperla trovare davvero: saper trovare la grandezza nella piccolezza che Dio tanto ama. Perché il Signore s’incontra così: nell’umiltà, nel silenzio, nell’adorazione, nei piccoli e nei poveri.

La chiamata, il discernimento, la sorpresa. “Oggi sarebbe bello – conclude il Papa – fare memoria di questi doni, che abbiamo già ricevuto: ripensare a quando abbiamo avvertito una chiamata di Dio nella vita; oppure a quando, magari dopo tanta fatica, siamo riusciti a discernere la sua voce; o ancora, a una sorpresa indimenticabile che Egli ci ha fatto, stupendoci”.

Preghiamo per l’Ucraina

Nel post Angelus Papa Francesco ha rivolto di cuore il suo augurio “alle comunità delle Chiese orientali, cattoliche e ortodosse, che domani celebrano il Natale del Signore”. “La nascita del Salvatore infonda conforto e infonda speranza, ispiri passi concreti che possano condurre alla fine dei combattimenti e alla pace. Preghiamo tanto per l’Ucraina e per la pace”. Il Pontefice ha anche ricordato che nella festa dell’Epifania si celebra la Giornata Missionaria Mondiale dei Ragazzi. “Saluto tutti i bambini e le bambine, i ragazzi e le ragazze che in ogni parte del mondo diffondono la gioia di essere amici di Gesù e si impegnano, con la preghiera, i sacrifici e le offerte, a sostenere i missionari del Vangelo”. In particolare, il Papa ha salutato “i partecipanti al corteo storico-folcloristico “Viva la Befana”, che quest’anno è stato realizzato dal Comune di Foligno sui temi della pace, della solidarietà e della fratellanza tra i popoli”.

Epifania, il Papa: adoriamo Dio e non il nostro io
Nella Messa per questa solennità Francesco indica i luoghi in cui, come i Magi, possiamo incontrare il Signore: “le nostre domande inquiete”, “il rischio del cammino” e lo “stupore dell’adorazione”. “Adoriamo Dio e non i falsi idoli – afferma il Pontefice – che ci seducono col fascino del prestigio e del potere; adoriamo Dio per non inchinarci davanti alle cose che passano e alle logiche seducenti ma vuote del male”

Amedeo Lomonaco – Città del Vaticano

L’omelia di Papa Francesco, nel giorno in cui si ricorda il cammino dei Magi venuti dall’Oriente a Betlemme, si apre con lo sguardo proteso verso “una stella che sorge”, verso Gesù che “viene a illuminare tutti i popoli e a rischiarare le notti dell’umanità”. Ed è scandita, innanzitutto, da una domanda che risuona nella basilica di San Pietro e nel cuore di ogni uomo: quale è il luogo in cui trovare il Signore? Seguendo gli insegnamenti dei Magi, spiega il Pontefice, possiamo vedere che “la fede non nasce dai nostri meriti o da ragionamenti teorici, ma è dono di Dio”. E possiamo anche comprendere che il primo “luogo” in cui incontrare il Signore è “l’inquietudine delle domande”. (Ascolta il servizio con la voce del Papa)

Nei Magi all’inizio c’è questo: l’inquietudine di chi si interroga. Abitati da una struggente nostalgia di infinito, essi scrutano il cielo e si lasciano stupire dal fulgore di una stella, rappresentando così la tensione al trascendente che anima il cammino delle civiltà e l’incessante ricerca del nostro cuore. Quella stella, infatti, lascia nel loro cuore proprio una domanda: Dov’è colui che è nato?

Dov’è la vita piena, quell’amore che non passa?

La ricerca di Dio, osserva il Papa, è un cammino che svela il “dove” e il “quando” per aprirsi all’Amore che non passa.

Il cammino della fede inizia quando, con la grazia di Dio, facciamo spazio all’inquietudine che ci tiene desti; quando ci lasciamo interrogare, quando non ci accontentiamo della tranquillità delle nostre abitudini, ma ci mettiamo in gioco nelle sfide di ogni giorno; quando smettiamo di conservarci in uno spazio neutrale e decidiamo di abitare gli spazi scomodi della vita, fatti di relazioni con gli altri, di sorprese, di imprevisti, di progetti da portare avanti, di sogni da realizzare, di paure da affrontare, di sofferenze che scavano nella carne. In questi momenti si levano dal nostro cuore quelle domande insopprimibili, che ci aprono alla ricerca di Dio: dov’è per me la felicità? Dov’è la vita piena a cui aspiro? Dov’è quell’amore che non passa, che non tramonta, che non si spezza neanche dinanzi alle fragilità, ai fallimenti e ai tradimenti? Quali sono le opportunità nascoste dentro le mie crisi e le mie sofferenze?

Un momento della Messa nella solennità dell’Epifania
Dio abita le nostre domande inquiete

Il Papa sottolinea che “per spegnere queste domande” non mancano i “tranquillanti dell’anima”, i “surrogati” offerti “per sedare la nostra inquietudine”: “dai prodotti del consumismo alle seduzioni del piacere, dai dibattiti spettacolarizzati fino all’idolatria del benessere”. “Tutto sembra dirci: non pensare troppo, lascia fare, goditi la vita! Spesso cerchiamo di sistemare il cuore nella cassaforte della comodità, ma se i Magi avessero fatto così non avrebbero mai incontrato il Signore”. 

Dio, invece, abita le nostre domande inquiete; in esse noi «lo cerchiamo così come la notte cerca l’aurora… Egli è nel silenzio che ci turba davanti alla morte e alla fine di ogni grandezza umana; Egli è nel bisogno di giustizia e di amore che ci portiamo dentro; Egli è il Mistero santo che viene incontro alla nostalgia del Totalmente Altro.

Mettersi in cammino

Non si deve dunque “avere paura a entrare in questa inquietudine delle domande”: sono proprio queste le strade, ricorda Francesco, “che ci portano a Gesù”. C’è poi un altro luogo in cui possiamo incontrare il Signore. Questa possibilità, spiega Francesco, è “il rischio del cammino”.

Gli interrogativi, anche quelli spirituali, possono infatti indurre frustrazioni e desolazioni se non ci mettono in cammino, se non indirizzano il nostro movimento interiore verso il volto di Dio e la bellezza della sua Parola. Il peregrinare dei Magi, «il loro pellegrinaggio esteriore – ha detto Benedetto XVI – era espressione del loro essere interiormente in cammino, dell’interiore pellegrinaggio del loro cuore» (Omelia per l’Epifania, 6 gennaio 2013). I Magi, infatti, non si fermano a guardare il cielo e a contemplare la luce della stella, ma si avventurano in un viaggio rischioso che non prevede in anticipo strade sicure e mappe definite. Vogliono scoprire chi è il Re dei Giudei, dov’è nato, dove possono trovarlo. Per questo chiedono a Erode, il quale a sua volta convoca i capi del popolo e gli scribi che interrogano le Scritture. I Magi sono in cammino: la maggior parte dei verbi che descrivono le loro azioni sono verbi di movimento.

La fede cresce se è vissuta in costante cammino verso Dio

Anche la fede “senza un cammino continuo e un dialogo costante con il Signore” non può crescere. Il Papa sottolinea che “non basta qualche idea su Dio e qualche preghiera che acquieta la coscienza”. Ma occorre “farsi discepoli alla sequela di Gesù e del suo Vangelo”:

Ricordiamoci questo: la fede non cresce se rimane statica; non possiamo rinchiuderla in qualche devozione personale o confinarla nelle mura delle chiese, ma occorre portarla fuori, viverla in costante cammino verso Dio e verso i fratelli. Chiediamoci oggi: sto camminando verso il Signore della vita, perché diventi il Signore della mia vita? Gesù, chi sei per me? Dove mi chiami ad andare, cosa chiedi alla mia vita? Quali scelte mi inviti a fare per gli altri?

Il fine di ogni cosa è lasciarsi abbracciare da Dio

Dopo l’inquietudine delle domande e il rischio del cammino, il Pontefice indica il terzo luogo in cui incontrare il Signore: lo stupore dell’adorazione.

Al termine di un lungo percorso e di una faticosa ricerca, i Magi entrarono nella casa, «videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono» (v. 11). Questo è il punto decisivo: le nostre inquietudini, le nostre domande, i cammini spirituali e le pratiche della fede devono convergere nell’adorazione del Signore. Lì trovano il loro centro sorgivo perché tutto nasce da lì, perché è il Signore che suscita in noi il sentire, l’agire e l’operare. Tutto nasce e tutto culmina lì, perché il fine di ogni cosa non è raggiungere un traguardo personale e ricevere gloria per sé stessi, ma incontrare Dio e lasciarsi abbracciare dal suo amore, che dà fondamento alla nostra speranza, che ci libera dal male, che ci apre all’amore verso gli altri, che ci rende persone capaci di costruire un mondo più giusto e più fraterno.

 

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