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DA LA REGINA A RUTIGLIANO: REPULISTI ANCHE IN ART. UNO

Speranziani scontenti, chiesto l’azzeramento dei vertici lucani

Le elezioni politiche hanno portato inevitabilmente dietro di se degli strascichi. In tutta Italia ma soprattutto in Basilicata che per la prima volta si è trovata a fare i conti con un dimezzamento importante dei parlamentari (solo 7 quelli eletti) le dinamiche dei partiti oggi diventano il centro dell’analisi per costruire un nuovo futuro. Se i cinque stelle e il centrodestra lucani possono almeno per ora tirare un sospiro di sollievo è in casa centrosinistra che si tirano le somme di un bilancio tragico. Nel Partito democratico lucano l’analisi di un’azione politica per nulla brillante e da imputare soprattutto alle scelte del segretario regionale Raffaele La Regina, si sono già avviate. Infatti, oggi verrà discussa in assemblea la mozione di sfiducia presentata nei confronti del segretario. A cascata però le ripercussioni delle politiche che hanno visto l’elezione di un solo rappresentate del centrosinistra, il paracadutato napoletano dem Enzo Amendola, ora si vedono anche in casa di Articolo Uno. L’Assemblea regionale di Articolo Uno non ha certamente affilato i coltelli come quella dem ma non si è mostrata semplice, le scelte di questa campagna elettorale con i conseguenti risultati deludenti hanno portato alla luce un documento in cui veniva chiesto l’azzeramento dei vertici e il termine della guida del partito di Carlo Rutigliano. In questo momento il destino tanto di La Regina (anche se più crudele considerata la mozione di sfiducia a suo carico) e di Carlo Rutigliano sembrano essere accomunate da una gestione poco florida per i due partiti simbolo del centrosinistra. Il messaggio lanciato ai vertici del partito è forte e chiaro: «Il quadro politico che si delinea in Basilicata dopo l’ultima tornata elettorale, che si somma alle sconfitte amministrative in tutti i comuni più importanti della Basilicata, è desolante e drammatico» si legge nel documento. Il primo margine su cui certamente tracciare un quadro è il famoso “astensionismo” che però come sottolineano gli speranziani «la responsabilità non è di chi decide di disertare le urne, ma di una classe politica che non è all’altezza della sfida che ci attende. Fratelli d’Italia anche in Basilicata è vincitore assoluto di questa competizione elettorale. Tutti gli altri, rispetto alle politiche del 2018, arretrano, nonostante le manifestazioni di felicità di alcuni esponenti politici. Il M5S arretra di almeno 18 punti, Forza Italia di almeno 4 punti, la Lega al Senato perde 10 punti, il Pd ne perde almeno 4, e Articolo Uno, disciolto nelle fila del Partito Democratico, privo di rappresentanza non certo per casualità, ma per scelta, mettendo in evidente imbarazzo il nostro elettorato, chiamato per l’ennesima volta a turarsi il naso senza neanche una discussione politica sul tema, ne esce addirittura liquefatto»! Ai vertici di Articolo Uno viene manifestato come «Da mesi è ripartito da parte di vari esponenti, magari nominati e mai eletti in una assemblea democratica con un confronto franco, democratico e plurale, l’esercizio di genuflessione di personaggi aspiranti a nomine e carriere, pronti ad abbandonare la storia di una comunità per entrare nelle benevolenze dell’aspirante vincitore, svendendo l’impegno di ciascuno di noi, utilizzato come merce di scambio». Una ricetta per evitare che il declino del centrosinistra continui sarebbe rappresentata da un ingrediente principale: «il coraggio e una azione politica chiara e radicale per farsi capire dal popolo escluso, emarginato, impaurito. Chi ci ha provato, in queste elezioni, ha miseramente fallito. L’alternativa alle destre, al neo liberismo, al capitalismo predatorio, non si costruisce con quattro candidati che si nutrono di slogan senza contenuti, o con dirigenti politici creati nel chiuso delle stanze con 4 sedie, ma con persone che vivono il territorio, credibili, e in grado di ripresentare davvero i bisogni e le istanze di una comunità». Un cambio di rotta appare essere necessario si legge nel documento: «Serve una politica che sia in grado di dare nuovo impulso all’entusiasmo dei militanti e protagonismo ai territori. Urge caratterizzarsi politicamente e disegnare una nuova identità territoriale per affrontare i passaggi difficili di questa stagione politica in modo chiaro, coraggioso e non subalterno a nessuno. Al di là dell’ emotività del momento si impone una riflessione, seria, profonda e senza alibi, tenendo su piani diversi le vicende nazionali da quelle lucane. Sarebbe deleterio sminuire e provare, con artifizi e raggiri, a rifuggire da una discussione franca su responsabilità ed errori. In Basilicata si perde molto peggio delle altre regioni. Negare questo sarebbe disonesto, non è rispettoso di come un partito deve stare insieme e offensivo nei confronti di una comunità che, solo per spiritino di disciplina, ha fatto la campagna elettorale con impegno. L’intera gestione della campagna elettorale, anonima, subalterna e supina al PD, e i risultati non omogenei sul territorio, ci consegnano un dato che merita una profonda riflessione e che dimostra la mancanza di valorizzazione dei territori ed un simulacro di partito Potenza-centrico, nonostante le capacità, la storia e la credibilità di tanti nostri amministratori e militanti». L’appello conclusivo è alla dirigenza di Articolo Uno: «Riteniamo che sia importante non perdere ulteriore tempo e procedere a un rilancio dell’azione politica che passi attraverso una riorganizzazione del partito e la rivisitazione e il completamento delle cariche nella maniera più democratica e più partecipata possibile. Cosi come urge una riflessione vera e senza infingimenti sul futuro di Articolo Uno e su quello che vogliamo essere o saremo domani. Fiduciosi in un cambio di passo invitiamo l’attuale gruppo dirigente ad aprirsi a un dibattito vero e partecipato che si svolga con tutto il tempo necessario, anche a più riprese e magari nei territori, e nei modi piu democratici possibili. Se necessario auspichiamo che il gruppo dirigente sia disposto a rimettere a disposizione dell’assemblea regionale, o ancor meglio di tutti gli iscritti, il proprio mandato per favorire una discussione plurale, democratica e collegiale».

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