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IL REPORT CONFINDUSTRIA

Pmi lucane resilienti, ma anche più fragili.

Il sistema delle piccole e medie imprese (Pmi) lucane, circa 862 realtà al 2020, con un numero complessivo di addetti pari a 24.874 unità, di cui il 57,2 impiegati nelle piccole e il 42,8 in quelle di medie dimensioni, ha complessivamente retto all’urto drammatico della pandemia Covid-19, seppur subendo un forte indebolimento strutturale, con un aumento delle imprese a rischio, compensato solo in parte dalla ripresa, sostenuta ma breve, registrata nel 2021. È quanto emerge a livello territoriale dal Rapporto Regionale Pmi 2022, realizzato da Confindustria e Cerved, in collaborazione con Unicredit e Gruppo 24 Ore, che però avverte: «a causa degli impatti specifici della guerra e le ricadute sui diversi settori, il processo di recupero delle Pmi italiane potrebbe rallentare nel prossimo biennio con la quota di piccole e medie imprese a rischio che torna a salire». Per quanto riguarda il caso specifico della Basilicata, dal rapporto emerge che la contrazione del numero di Pmi in piena emergenza pandemica, tra il 2020 e il 2019, è stata pari allo 0,6 per cento, inferiore alla variazione misurata a livello nazionale (-3,9 per cento) e al Mezzogiorno (-4,1 per cento). Nonostante questo, anche in Basilicata è aumentato il numero di Pmi esposte al pericolo default, con un tasso di imprese sicure che si è ridotto dal 19,5 all’11 per cento, e un incremento delle realtà rischiose dall’11,3 per cento al 17,7 per cento. Il 2021 si è chiuso all’insegna di un recupero solo parziale, per effetto di una sostanziale ripresa che però è stata brusca-mente interrotta dalla crisi energetica e dalle tensioni geopolitiche, economiche e commerciali associate al conflitto in Ucraina. «Le numerose criticità che stanno frenando la crescita, a partire dall’emergenza energetica, e gli scenari di forte incertezza per il prossimo futuro – ha commentato il presidente di Confindustria Basilicata, Francesco Somma – rappresentano una minaccia altrettanto grave quanto la pandemia per la tenuta delle nostre Pmi. Le criticità strutturali e congiunturali rendono necessari interventi straordinari e urgenti per rafforzarne la patrimonializzazione e la struttura finanziaria, rilanciarne gli investimenti e sostenerne la competitività”». «Tra le principali proposte che abbiamo individuato – ha spiegato il presidente del Consiglio delle rappresentanze regionali di Confindustria, Vito Grassi – ci sono: il rinnovo della moratoria di legge per le Pmi; un intervento strutturato per la patrimonializzazione e il rafforzamento della struttura finanziaria delle imprese; l’utilizzo di strumenti come la leva fiscale o il rafforzamento degli schemi di garanzia a supporto del-le emissioni obbligazionarie e di altri strumenti di debito per favorire la crescita dimensionale delle imprese; la proroga del “credito d’imposta per la quotazione delle PMI” e lo sviluppo della finanza alternativa”». «Oltre alla misure d’emergenza per far fronte alla crisi energetica – ha continuato il presidente degli industriali lucani, Francesco Somma – e alla ridefinizione di una strategia energetica che superi o quanto meno riduca la dipendenza dell’Italia dagli approvvigionamenti esteri, è necessario andare avanti con gli obiettivi e le riforme del Pnrr, puntare alla qualificazione del capitale umano e mettere in campo tutti gli strumenti necessari per accompagnare il sistema produttivo nella riconversione dei settori industriali e professionali, nell’ottica della doppia transizione, con l’obiettivo di tutelare le filiere dai rischi di delocalizzazione e perdita di competitività».

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