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TEMPO DI ELEZIONI, TEMPO DI RIFLESSIONE

L’appuntamento con le tematiche sociali che attanagliano il nostro tempo

Il lento, inesorabile scorrere del tempo porta via con sé “l’uomo e le sue tombe e l’estreme sembianze e le reliquie” tanto per citare Foscolo, ma anche le idee, le abitudini, i modelli sociali: tutto travolge il tempo. Questa trasformazione rappresenta però anche la base del progresso in ogni campo. Il superamento di una teoria è alla base del progresso nel campo delle conoscenze; il superamento di un modello sociale è alla base del progresso delle nazioni; il superamento di una ideologia sottende al rinnovamento della politica allorquando ne introduce un’altra che risponda alle esigenze sociali di un determinato periodo della storia. In Italia, come in Europa e nel mondo, la caduta delle ideologie marxista, anticomunista e della dottrina cattolica ha lasciato un vuoto che nessuna generazione ha saputo ancora colmare. L’idea socialista si fondava sulla lotta di classe: il partito comunista rappresentava il proletariato (Gramsci: sotto la macina e altri scritti) e lo Stato, secondo queste teorie, svolgeva il ruolo di mediatore tra la classe dominante, minoritaria e ricca, e quella del proletariato per garantire la pace ed evitare la guerra civile (Lienin Rivoluzione e Stato con riferimento alle teorie di Marx ed Enghel). In questa ottica il superamento del modello doveva passare attraverso una rivoluzione cruenta che avrebbe portato il popolo al potere annullando il contrasto tra le classi e rendendo inutile lo Stato. Il modello capitalistico, dall’altra parte, trovava il più motivato e accanito difensore nella cultura statunitense ed anglosassone e tendeva a garantire la libertà assoluta dell’individuo nell’ambito di un ordinamento di leggi e regole condivise dando scarsa importanza alle disparità economiche e sociali, nell’ottica dell’adeguamento dei modelli sociali a quelli biologici del migliore adattamento all’ambiente (molto interessanti risultano le teorie del Dewey). Tra questi due giganti ideologici l’Italia, come sempre, si barcamenava, sospinta dal vento del cattolicesimo impegnato di Don Sturzo nel piccolo stagno di una democrazia parlamentare ispirata ai valori cattolici e garante sia della classe dominante sia della classe operaia. Forse quella italiana sarebbe stata veramente la strada migliore se il clima cupo della guerra fredda non l’avesse inquinata e infettata, tanto con la ragion di Stato quanto con le azioni degli estremisti che si resero protagonisti della lotta armata. In tal modo la nostra cultura liberale e moderata non ha mai spiccato il volo e il popolo italiano è rimasto incorniciato nell’immagine del contadin che riede, alla sua parca mensa, pensando al dì del suo riposo o a quella del borghese energico e rampante affascinato dal Mussolini. Ma quell’animo libero, artistico se vogliamo, che poco ama impegolarsi negli intrighi della politica, abituato da millenni a rimanere al sicuro nel gregge mentre i pastori della chiesa decidono per lui trovando ogni verità nell’esegesi delle fonti bibliche, avrebbe potuto, se non avesse dimostrato per l’ennesima volta la propria intrinseca debolezza, potuto partorire e proporre un valido modello politico-sociale innovativo. Ma come dicevamo all’inizio tutto cambia e quei modelli che nel novecento hanno paradossalmente vinto senza ci sia stato un vero perdente con la soddisfacente conquista da parte del proletariato del potere e dei diritti che gli hanno consentito di ottenere un sostanziale annullamento delle differenze di classe e con il capitalismo che ha sublimato la propria vittoria nell’affermazione di quella finanza mondiale alla quale si sono inchinate persino le grandi potenze comuniste come la Russia e la Cina, hanno rappresentato anche l’inizio della crisi dei valori del ventesimo secolo. La chiesa assiste impotente al nichilistico crepuscolo degli Dei. La caduta, ma meglio dire il superamento, dell’ideologia comunista di quella anticomunista insieme al lento ma inesorabile declino dell’albagia cattolica lascia nell’uomo occidentale un vuoto e la creazione dell’uomo nuovo si compie col vagito di un uomo nudo, satollo, perso nell’aria rarefatta dell’edonismo americano, svogliato, disincantato, ammansito dal soddisfacimento dei fabbisogni elementari. In questo scenario dei giorni nostri la politica rimane sempre più appannaggio dei falchi, dei predatori di fortune, dei difensori di interessi economici estremamente instabili, che non hanno patria o schieramento ma solo obiettivi finanziari. Quel popolo che scalando montagne di morti per ideologia ha finalmente conquistato il potere nelle democrazie occidentali si accorge che si tratta di uno strumento troppo complesso da maneggiare, non sa cosa farne, prende coscienza del fatto che non sarà mai in grado di usarlo: questa è la vera sconfitta dell’ideologia marxista. Oggi la politica coincide con la lotta per l’accaparramento delle risorse di mercato, il resto è farsa, teatro dell’assurdo, un coro della tragedia greca recitato anche male. L’uomo, i suoi ideali e forse financo il suo futuro sono usciti dalla scena. E in tutto questo come si muove la nostra Nazione, definita da qualche spiritoso ambasciatore statunitense una satrapia degli Usa? L’impressione e che oltre alla furbizia tipica dell’italiano, non sia rimasto più nulla: proprio un personaggio in cerca d’autore. Questa democrazia dal guinzaglio corto (sempre da fonti americane) dove il politico deve rendere troppo conto agli elettori, che chiedono però solo sicurezze e mollezze, rimane nella Nato ma guarda con benevolenza alla Russia e alla Cina (fanatici ed imbecilli esclusi) comprendendo, nella sua semplicità ciò che nel linguaggio mafioso dei film di Coppola veniva efficacemente racchiuso nella frase: «È solo bisinis”. Però questo non può bastare. Adesso è giunto il tempo di supportare il benessere, il progresso socio-economico con delle idee e queste dovrebbero trasparire chiaramente dai programmi di partito e dalle posizioni nella politica interna ed internazionale. Nuove sfide come la globalizzazione, la tutela dell’ambiente, la lotta dalle malattie, il sovrappopolamento della terra, l’esaurimento delle risorse, la ricerca di fonti di energia alternative, un mondo eco sostenibile non possono rimanere sul tappeto sul quale cammina rozzamente una politica fatta solo di nomi e di interessi. Abbiamo in Italia due schieramenti abbastanza differenti nella concezione della politica: i democratici che tendono a spalmare il più possibile le risorse economiche del Paese all’interno del tessuto sociale e la destra, più vicina all’economia di mercato, alla classe produttrice, alla meritocrazia. Entrambi questi schieramenti hanno come sempre delle buone e delle cattive ragioni e allora perché il dibattito politico non si trasferisce sui contenuti, sui programmi, sugli impegni di fronte ad un elettorato non più reso estremista da ideologie troppo contrapposte? Forse il contadino satollo, fischiettante ed alticcio dovrebbe cominciare ad accollarsi un po’ di quelle responsabilità che la politica porta con se e rendersi protagonista attivo ed intelligente di quel salto epocale che la politica dovrà necessariamente compiere e che se non supportato dalle solide assi della partecipazione popolare potrebbe precipitare il Pianeta nell’abisso della dissoluzione.

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