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PAPA FRANCESCO DA PIAZZA SAN PIETRO IN VATICANO

SONO VICINO AL POPOLO DELL’ECUADOR :NO AD OGNI FORMA DI VIOLENZA

Da Piazza San Pietro, recita della Preghiera dell’Angelus guidata da Papa Francesco 

https://youtu.be/T6kgTJdNv8A
La sorella di suor Luisa Dell’Orto, uccisa ad Haiti: “ha vissuto per seminare il bene”
Suor Luisa Dell’Orto Missionaria italiana


Dolore e commozione per l’assassinio a Port-au-Prince, forse a scopo di rapina, della suora italiana, 65 anni originaria di Lomagna, nella Brianza lecchese.

Piccola sorella del Vangelo era da 20 anni nel Paese, ormai ostaggio di bande armate e nella totale insicurezza.

Maria Adele Dell’Orto: “In queste ore penso a come lei abbia sempre vissuto sulle orme di Charles De Foucauld e oggi penso che è morta come lui”

Benedetta Capelli – Città del Vaticano

“Mi direte che sono un po’ folle. Perché restare qui? Perché esporsi al ‘rischio’? Che senso vivere in tale disagio? Non sarebbe meglio che la gente risolvesse da solo i suoi problemi? ‘Non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato’. Poter contare su qualcuno è importante per vivere! E testimoniare che si può contare sulla solidarietà che nasce dalla fede e dall’amore per Dio e dall’amore di Dio è il più grande dono che possiamo offrire”.

È tutto in queste poche parole scritte nell’ottobre scorso ad un gruppo missionario. Un tutto che è infinito perché l’amore donato da suor Luisa Dell’Orto ai bambini di Haiti, ma anche in passato a quelli del Camerun e del Madagascar, si può solo definire così.

Ieri la sua vita terrena si è conclusa in un modo inaspettato e terribile. A dare notizia della sua morte l’arcidiocesi di Milano che ha riferito di un’aggressione armata mentre la religiosa si trovava in strada a Port-au-Prince. Gravemente ferita, è stata portata d’urgenza all’ospedale Bernard Mevs, dove si è spenta poco dopo, due giorni prima di compiere 65 anni.

“Dio ama Haiti”

Nel 2013, tre anni dopo il devastante terremoto ad Haiti che aveva provocato 230mila le vittime, 300mila i feriti, un milione le persone senza casa, la Radio Vaticana le aveva telefonato, svegliandola, ma lei non aveva battuto ciglio, rispondeva sempre perché chiamata a farsi voce di tanti piccoli che accoglieva a Kay Chal, “Casa Carlo”, una struttura rinnovata grazie ai fondi raccolti da Caritas italiana con la colletta del 2010. Un luogo di respiro per tanti piccoli, dove si studia ma dove si fanno anche tante attività come il ballo, il basket. “Tentiamo – ci raccontava – di dare una mano a ricostruire i valori, a ricostruire il senso di avere una dignità, alla possibilità che non si è maledetti e che con la Buona Notizia, con il Vangelo, Dio ama il popolo haitiano”

Sulle orme di san Charles de Foucauld

Restare. Lo diceva sempre, in ogni colloquio, in ogni scritto “perché – raccontava – se qualcuno della sua famiglia è malato, non è che lo lascia solo, è proprio lì il momento in cui uno sta più vicino alle persone. Questo popolo diventa la nostra grande famiglia, la famiglia anche dei figli di Dio ed in questa famiglia si condividono le gioie e le sofferenze”.

Maria Adele Dell’Orto è la sorella di suor Luisa. Nel suo cuore c’è dolore ma trova forza nelle parole che proprio Luisa le scriveva. Una morte che arriva ad un mese dalla canonizzazione di Charles de Foucauld, a cui si ispirano le Piccole sorelle del Vangelo, l’ordine al quale la religiosa apparteneva.

Che cosa ha segnato, secondo lei, la vita di sua sorella? Una vita spesa soprattutto per i bambini di Haiti…

Già ancora quando non aveva emesso tutti i voti perpetui era stata in Camerun e poi in Madagascar e ad Haiti: qui, sì, ha proprio dato la vita per l’opera, questo è certamente un dato. Era cosciente che qualcosa avrebbe potuto capitare … perché è ovvio, anche nell’ultima lettera lo diceva che la situazione era molto difficile. Però lei ci teneva a restare e a dare testimonianza. E quindi, per esempio, nell’ultima lettera scritta per il Sabato Santo, sottolineava: “Il Sabato Santo è il giorno in cui si ripensa alla sofferenza vissuta e attraversata e si resta in silenzio perché è davvero difficile trovare una spiegazione alla crudeltà, alla violenza che l’uomo può infliggere al proprio fratello”. E questo è quello che ci diciamo. E’ quello che ci diciamo. Al termine, scriveva, con nel cuore la fiducia, perché aveva fiducia in Maria: “Continuiamo la nostra presenza accanto alla gente del quartiere. E’ di questi giorni la foto degli aquiloni realizzati con i ragazzi e i giovani, secondo le tradizioni della Settimana Santa, è voglia di realizzare cose belle e grandi, voglia di bene”. E questo è: la voglia di bene che ha contraddistinto tutta la sua vita. Sulle orme di  fra Charles e con una conclusione così simile, me lo faccia dire …

Delpini: dolore e preghiera per suor Luisa

“La morte di suor Luisa Dell’Orto, piccola sorella del Vangelo, ci lascia straziati e sconcertati, diventa rivelazione del bene che ha compiuto e della vita santa che ha vissuto, diventa dolore e preghiera”

Così in un messaggio di cordoglio, l’arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini, esprime la vicinanza alla famiglia della religiosa.
Domani alle 21, presiederà la recita del rosario a Lomagna, il piccolo centro della Brianza di cui era originaria suor Luisa, nella parrocchia dei Santi Pietro e Paolo. Riferendosi alla testimonianza dei missionari, Delpini sottolinea che “non vanno a cercare i pericoli, ma i segni del Regno di Dio che viene, in mezzo ai poveri, tra coloro che sono importanti solo per Dio e ignorati da tutti”, “vanno dove sono chiamate dal gemito meno ascoltato, vanno dove sono mandate per diventare preghiera, offerta, amiche, seme che muore per portare frutto. Così vanno tante donne che percorrono le strade più pericolose del mondo, che abitano le case più indifese. Vanno e non fanno notizia”

Il Papa: la calma e la pazienza di Cristo, strada per fare il bene anche nelle difficoltà
Nella riflessione domenicale che precede la preghiera dell’Angelus, Francesco si sofferma sull’atteggiamento negativo che prevale in noi quando, spendendoci per il bene, troviamo porte chiuse o non veniamo capiti e diventiamo vendicativi e intolleranti. Seguire Gesù significa andare avanti, con decisione, nel nostro impegno, con calma, pazienza e longanimità

Tiziana Campisi – Città del Vaticano

Quando troviamo delle chiusure, dobbiamo volgerci a fare il bene altrove, senza recriminazioni. Così Gesù ci aiuta a essere persone serene, contente del bene compiuto e che non cercano le approvazioni umane.

È questo l’insegnamento che Francesco offre all’Angelus commentando il Vangelo domenicale. Avendo preso la “ferma decisione” di recarsi a Gerusalemme, dove sa che “lo attendono il rifiuto e la morte”, Gesù manda dei messaggeri a precederlo. Un villaggio di samaritani, lungo la strada, rifiuta di accoglierlo proprio perché diretto a Gerusalemme, città avversaria. Sdegnati, gli apostoli Giacomo e Giovanni, suggeriscono al Maestro “di punire quella gente facendo scendere un fuoco dal cielo”. Vorrebbero coinvolgerlo “nel loro desiderio di vendetta”, ma Gesù non accetta la proposta, li rimprovera e prosegue il suo cammino. “Il ‘fuoco’ che Lui è venuto a portare sulla terra è l’Amore misericordioso del Padre”, spiega il Papa, e invece Giacomo e Giovanni “si lasciano prendere dall’ira”.

Questo capita anche a noi, quando, pur facendo del bene, magari con sacrificio, anziché accoglienza troviamo una porta chiusa. Viene allora la rabbia: tentiamo perfino di coinvolgere Dio stesso, minacciando castighi celesti. Gesù invece percorre un’altra via. Non la via della rabbia.

La forza del dominio interiore

La ferma decisione di Cristo, quella stessa che anche noi dovremmo avere per essere suoi discepoli, “decisi”, non “cristiani all’acqua di rosa“, “implica calma, pazienza, longanimità” e non significa non allentare “l’impegno nel fare il bene”

Questo modo di essere non denota debolezza – aggiunge Francesco – ma, al contrario, una grande forza interiore

Perché, se “lasciarsi prendere dalla rabbia nelle contrarietà è facile” ed istintivo, “ciò che è difficile invece è dominarsi

Quello che, in pratica, fa Gesù mettendosi in cammino verso un altro villaggio.

Fare il bene con fermezza nelle difficoltà

L’atteggiamento di Gesù è lo spunto, per il Papa, per proporre delle riflessioni: e noi, “davanti alle contrarietà, alle incomprensioni, ci rivolgiamo al Signore” chiedendogli “la sua fermezza nel fare il bene?

Oppure cerchiamo conferme o approvazioni e se non ne riceviamo finiamo con l’essere aspri e rancorosi?

A volte pensiamo che il nostro fervore sia dovuto al senso di giustizia per una buona causa, ma in realtà il più delle volte non è altro che orgoglio, unito a debolezza, suscettibilità e impazienza. Chiediamo allora a Gesù la forza di essere come Lui, di seguirlo con ferma decisione in questa strada di servizio. Di non essere vendicativi e intolleranti quando si presentano difficoltà, quando ci spendiamo per il bene e gli altri non lo capiscono. Anche quando ci squalificano. Silenzio e avanti.

Al termine della preghiera mariana, Francesco rivolge il suo pensiero all’Ecuador dove imperversano le proteste da parte del movimento indigeno, ed esprime poi la sua vicinanza ai familiari e alle conserelle di suor Luisa dell’Orto, piccola sorella del Vangelo, uccisa ieri ad Haiti.

Infine il Papa ricorda ancora l’Ucraina ed invita a non dimenticare il popolo afflitto dalla guerra.
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