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IL ROSPO, “IL NOSTRO ANFIBIO PIÙ GRANDE”

Lisandro: “Due ghiandole emettono la Bufalina, sostanza tossica che provoca forti irritazioni alle mucose dei predatori”

Ù In questo nuovo appuntamento con Cronache, il naturalista Carmine Lisandro, ci descrive l’anfibio più grande presente nel nostro territorio che, per la sua corporatura robusta e paffuta, non è molto simpatico agli esseri umani anche se ha un ruolo importante nel contenere il proliferare di insetti dannosi.

Mi riferisco – racconta- al Rospo comune, dalle abitudini prettamente terricole e crepuscolari quando, alla ricerca di prede, si sposta in ambienti diversi, comunque in aree umide con prati, macchieti e terreni agricoli ed a volte lo si può incontrare anche nelle periferie dei centri urbani.

Il dimorfismo è molto evidente: infatti la femmina che è muta, con i suoi 20 cm di lunghezza è molto più grande del maschio che non supera i 12 cm. La testa di questo anfibio, rispetto al corpo non è molto grande e le corte zampe gli consentono solo di camminare e non di saltare. 

La pelle, spessa e coriacea, ha una colorazione che varia a seconda dell’habitat che frequenta: grigia- brunastra o rossiccia ed è ricoperta da escrescenze cutanee che hanno anche una funzione respiratoria.

Con l’avvicinarsi dell’inverno, dovendo andare in letargo, utilizza le zampe posteriori per scavare una buca nel terreno, sotto pietre o tronchi marcescenti dove si rintana per ripararsi dai rigori della stagione fredda.

L’arrivo della primavera, per i Rospi coincide con la stagione degli accoppiamenti per cui, in genere dopo una pioggerellina, escono dai loro rifugi invernali per raggiungere le acque poco profonde di stagni o piccoli torrenti dove avverranno gli accoppiamenti e, in seguito, la deposizione delle uova. I Rospi, nel compiere queste migrazioni, dovranno attraversare anche strade e, purtroppo, molti saranno quelli che verranno investiti dai veicoli.

Durante l’accoppiamento, il maschio rimane aggrappato alla femmina che deporrà in acqua dei lunghi cordoni gelatinosi contenenti da 4.000 a 6.000 uova di colore nero che il maschio provvederà a fecondare.

Con l’arrivo dell’estate nasceranno larve nerastre, i Girini, provvisti di branchie e di una coda. Dopo alcune metamorfosi spunteranno zampette posteriori e poi quelle anteriori e se, durante queste fasi, la pozza d’acqua dovesse iniziare a prosciugarsi, la Natura ha previsto una accelerazione delle metamorfosi per cui gli arti si svilupperanno prima, perderanno la coda ed al posto delle branchie si formeranno i polmoni.

Con la crescita cambierà anche la loro alimentazione e si nutriranno con farfalle e falene, insetti acquatici, lumache e lombrichi e, da adulti, anche con piccoli vertebrati come topi o arvicole che cattureranno con la lingua appiccicosa e che dovranno ingoiare interi visto che non possono masticare.

Questi anfibi allo stadio di Girini vengono predati da pesci, larve ed adulti di altri anfibi come il Tritone crestato italiano, la Salamandra pezzata, coleotteri acquatici come il Ditisco oppure uccelli legati all’acqua come il Tuffetto o il bellissimo Martin pescatore. Da adulti, oltre a predatori mammiferi come la Volpe rossa o il Tasso sono vittime di alcuni trampolieri come l’Airone Rosso, l’Airone Guardiabuoi oppure dall’Airone Cenerino che, a volte, devono desistere dal loro tentativo di predazione, visto che  il Rospo ha un’arma per difendersi: dietro agli occhi vi sono due ghiandole che emettono una sostanza tossica chiamata Bufalina che provoca forti irritazioni alle mucose degli ignari predatori a parte alcuni rettili come la Natrice dal collare che è immune a questa sostanza.

Purtroppo il Rospo, nonostante sia una specie protetta e tutelata, è perseguitato ancora oggi da pregiudizi che dipingono questo anfibio, innocuo per l’uomo, come un animale pericoloso perché spruzza veleno e quindi da sopprimere. Una falsità che, fino a qualche decennio fa, portava i contadini ad infilzare con canne questi poveri animali per poi posizionarli nell’orto, convinti che avrebbero tenuto lontano gli insetti dannosi”.

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