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DOPPIA PROTESTA IN REGIONE

Balneari: «No alle aste». Dai trattori “liberi”: «I rincari bloccano la produzione»


Balneari: «No alle aste». Dai trattori “liberi”: «I rincari bloccano la produzione»


Tutti lo cercano, tutti lo vogliono, ma nessuno ha potuto vedere fin qui i risultati dell’emendamento con cui il Governo nazionale si è impegnato a riformare la normativa in materia di concessioni balneari. L’unica cosa certa è che queste scadranno a fine 2023 e poi andranno messe a gara, ma con quali regole e tutele per gli attuali gestori non lo sa nessuno.

Gli operatori balneari della Basilicata, diretti interessati di un pezzo importante del PIL regionale, intanto, hanno fatto capire come la pensano, partecipando ad una manifestazione, ieri mattina, in via Verrastro davanti alla Regione a Potenza, lasciando a striscioni e cartelli il compito di dimostrare alla politica quale sia la loro posizione e la loro volontà.

“No alle aste“ era lo slogan che più di tutti risaltava. «Siamo qui – spiega il presidente dell’Assobalneari Marina di Pisticci, Donato Gallotta – per chiedere ai nostri politici di intervenire nell’immediato La situazione in Basilicata è di 200 concessioni, più di 2000 posti di lavoro che non vogliamo perdere assolutamente ma siamo in forte difficoltà».

Un’altra questione spinosa è quella delle mappature delle spiagge per inventariare le concessioni disponibili e, soprattutto, assicurarsi che ci sia effettiva scarsità di risorse. Solo in questo caso, infatti, cioè se ci fossero troppi aspiranti gestori per un numero troppo esiguo di tratti da assegnare si dovrebbe applicare la Bolkestein: la direttiva che aprirà un’asta pubblica sulle spiagge a pagamento dove a vincerne l’aggiudicazione potrebbero essere le ricche multinazionali e altri colossi finanziari a tutto danno delle piccole imprese familiari locali.

«La direttiva Bolkestein è stata recepita male dai nostri politici, – continua Gallotta – la situazione in Basilicata, di fatto, è alquanto sui generis: sono state bonificate delle aree paludose di cui ci siamo fatti carico preoccupandoci di renderle produttive, investendo con mutui e sacrifici. E ora? – incalza – dovremmo farci da parte e regalarle, magari alle multinazionali o alla criminalità organizzata?»

Ciao ciao mare, insomma. Una possibile soluzione potrebbe essere quella di trovare una norma che consenta di salvaguardare gli imprenditori balneari lucani già esistenti. Nessuna gara, quindi, piuttosto una soluzione politica che non ceda a compromessi di nessun genere, ma che sappia garantire ai concessionari quello che in tanti anni non ha saputo garantire, come invece hanno fatto altri Paesi.

Dal Governo Bardi, la promessa di ristori adeguati a chi il titolo lo perderà e considerazione massima per chi di sdraio e ombrelloni ci vive e ci ha investito da generazioni.

«Le soluzioni, al momento, sono racchiuse in un emendamento che a nostro parere – incalza Gallotta – può essere stralciato e chiediamo, infatti, al Governo Bardi di bloccarlo chiedendo, a sua volta, al Governo Draghi di sospendere la direttiva».

Il turismo balneare, di fatto è una prerogativa anche del nostro patrimonio regionale, un asset strategico promotore di coesione sociale, culturale ed economico, fatto di piccole e micro imprese a carattere familiare e di un lavoro artigianale creato e valorizzato, da difendere, tutelare e salvare da una falsa ed errata applicazione di una direttiva europea che riguarda i servizi e non le concessioni di beni, come esplicitato pubblicamente dallo stesso estensore della direttiva servizi Fritz Bolkestein.


 


La mobilitazione “libera” degli agricoltori lucani: «I rincari bloccano la produzione»


Sono arrivati in via Verrasto con decine di trattori per chiedere a Bardi «di intervenire perché la situazione non è più sostenibile»

POTENZA. Una mobilitazione «libera e autonoma» da sindacati e da associazioni di categoria, così l’hanno definita gli agricoltori in protesta ieri mattina davanti alla sede della Regione a Potenza, dove sono arrivati, con decine di trattori, per protestare «contro i rincari del 200 per cento di carburante, energia e fertilizzanti». Tutte materie prime di imprescindibile necessità, senza le quali è preclusa, per loro, qualsiasi possibilità di lavorare.

Ci sono anche loro in via Verrastro: da una parte, gli operatori balneari in protesta per le aste e le concessioni delle spiagge; dall’altro, poco distante, gli operatori agricoli ed allevatori piegati dal caro carburante.

«È aumentato il costo di tutto tranne che dei nostri stipendi», ha spiegato uno dei giovani agricoltori lì presenti e a cui fa eco un altro: «Con questi pezzi esagerati non riusciamo a fare il raccolto». «Non ce ne andremo finché non parleremo con il presidente Bardi e con l’assessore all’agricoltura», incalza un altro.

Chiedono rimedi immediati al Governatore Bardi per una situazione che «è diventata insostenibile». Dopo due anni di pandemia, si aggiunge ora anche la situazione del caro carburante a cui è seguito un balzo dei beni energetici reso ancora più critico dall’invasione Russa in Ucraina che sta mettendo in grave difficoltà le attività e le imprese dei giovani agricoltori lucani. In poco più di 10 giorni sono saliti i costi di produzione: dai concimi, ai mangimi, all’energia senza trascurare il gasolio agricolo.

«Alcuni agricoltori non sono riusciti ad arrivare qui per manifestare con noi, perché – racconta qualcuno di loro -non hanno i soldi per permettersi il carburante per far marciare i trattori fino a Potenza».

Nonostante i diversi consiglieri che si sono fermati sotto i cancelli di via Verrastro, la partita sembra ancora sospesa. Ora passerebbe tutto nelle mani di Roma, dove in Parlamento a giorni si dovrebbero discutere sugli emendamenti al Ddl Concorrenza, ma Fratelli d’Italia annuncia una mozione per chiedere anche al Governo regionale di occuparsene.


 

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