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CARTOLINE DAL QUIRINALE

Tacco&Spillo

Cosa c’entra la fisiognomica paciosa da Italia 1 di Giuseppe Moles con gli acuti di Claudio Baglioni e le prodezze di Marco Tardelli? La domanda, a dirla tutta, vale meno d’un prurito, ma serve a far capire in che scenetta d’avanspettacolo s’è infilata l’elezione del Presidente della Repubblica al tempo infinito della pandemia. Ora, però, tanto per peggiorare le cose, alla rassegna bislacca dei nomi della toponomastica del pensiero debole, si sono aggiunti pure i selfie celebrativi, come quello degli ammutoliti felici Caiata-Bardi, ma destinati al fratricidio delle parolacce per via di una poltroncina che la furbizia politica di Giorgia Meloni ha promesso ad ambedue oppure quello degli spaesati Bardi e Cicala immortalati davanti al portone di Montencitorio, fantozzianamente chiuso o ancora dello sguardo da suffragato compiaciuto di Moles. Eppure proprio quei voti quirinalizi e sopra le righe del buon senso atterrati di colpo sulla sua testa hanno fatto piazza pulita dell’anonimato in cui s’era cacciato, nonostante l’importanza della sua delega all’editoria e per colpa della sua retorica del nulla e del suo disinteressamento funzionale verso la Basilicata. Canta Carmen Consoli: “Mandaci una cartolina ed una ridente foto di te”.          

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