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IL PROCURATORE RAELI E LE ORECCHIE DA MERCANTE

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Chi conosce Vittorio Raeli, procuratore regionale della Corte dei Conti,  sa bene che è un magistrato di valore e di ricerca appassionata e che la sua abitudine istituzionale non è quella di sprecare parole a caso ed in piena facilità. Ora nel giudizio di parifica della Regione per gli esercizi 2019 e 2020 e dinnanzi al compassato uditorio della politica e della burocrazia immobile, la sua Memoria d’udienza soffia forte come per risvegliare i demoni socratici dell’ironia e far capire una volta per tutte cosa sia la devozione assoluta e calvinista a favore dell’etica pubblica e dello spirito delle leggi. In una sequela davvero impietosa e senza accomodamenti sfilano così le oscenità omissive della Regione, rasoiata dalle espressioni “solita litania”, “atteggiamento reticente”, “labirinto kafkiano”, “del tutto generiche” fino ad arrivare all’affondo principale, sollevato a mo’ d’ascia contro il “vertice istituzionale” che “ancora una volta” fa “orecchie da mercante”. Tutto questo per dire che la strafottenza inconcludente mostrata dal settantenne Vito Bardi e dal suo governo regionale di centrodestra non portano la Basilicata nel futuro come da nessuna parte. Ha scritto Daniel Pennac: “Toglietemi il mondo dalle orecchie, mi piacerà”.

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