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IL LIBERAL-STALINISMO DI ALCUNI DIRIGENTI DELLA GALASSIA RADICALE

Chiedo a Radio Radicale di far ascoltare le interviste che ho realizzato per dar voce alle voci cancellate e, se vogliono, consentano ai cittadini italiani di conoscere anche le ragioni del mio sciopero della fame

Le “pallottole” e lo squadrismo di regime di Radio Radicale, la lupara bianca Radicale, il liberal-stalinismo di alcuni dirigenti della galassia radicale e il declino di una gloriosa emittente ormai asserragliata nel Palazzo, prigioniera del Palazzo. Così potrei intitolare un intervento che provi a sintetizzare quel che vedo da tempo, e con dolore, materializzarsi. Il dolore che provi quando hai amato qualcosa.
Oggi, giunto al XII giorno di un’azione nonviolenta attraverso la quale sto una volta di più ponendo la questione dell’attentato contro i diritti politici dei cittadini di questo Paese, quel “Ladri di verità, ladri di democrazia, ladri di conoscenza” lo rivolgo alla direzione di Radio Radicale e all’editore di Radio Radicale.
Nel farlo mi consento di affermare che da troppo tempo “Stampa e regime” è diventata “Stampa di regime” e che alla e congiunzione è stato aggiunto un accento: “Stampa è regime”.
Mai avrei pensato di doverlo dire, ma devo prendere atto che mi stanno facendo pagare la mia decisione di onorare quel “Conoscere per deliberare” che è il motto della Radio che fu di Marco Pannella.
E così può capitare, in queste ore, dopo un conflitto sotterraneo durato mesi se non anni, che mi si comunichi per le vie ufficiose, attraverso un tecnico che stimo moltissimo, quanto segue: “Ciao Maurizio, scusami non so cosa sia successo, ma (sia il Direttore Falconio che Paolo Chiarelli) hanno detto di non pubblicare nessun servizio se non esplicitamente richiesto dalla Radio”.
Avrei voluto chiedere: ma di cosa avete paura? Ahimé, temo di conoscere fin troppo bene la risposta. La verità è che quel che a volte andava bene ieri (i mal di pancia li hanno da molto), ora non va più bene.
Ho reso pubblico, dovevo farlo, che non intendevo più produrre per Radio Radicale servizi non graditi sulla vicenda covid. La gente aveva il diritto di sapere e di sapere il perché. Quei servizi non sono stati graditi, li hanno subiti e hanno fatto di tutto per farmelo capire, riservandoli all’archivio. Non li hanno mai mandati in onda. Un messaggio chiaro, credo non rivolto solo al sottoscritto. Non intendo farmi ricattare e non intendo svolgere la mia funzione di corrispondente vestendo i panni di velinaro, passa-carte e zerbino. Sono legato visceralmente a quel “dentro ma fuori dal palazzo”, che non c’è più, e anche a quel “la radio che parla e che ascolta”. Sì, lo ammetto, ho prodotto spesso servizi scomodi e che spaccavano: giornalismo d’inchiesta e investigativo. Ho raccolto la voce dei cittadini nelle piazze. Ma se ieri, a volte, tutto questo era subito, in tempi di emergenza sanitario-democratica, a quanto pare, mal si tollera una narrazione non in linea con le narrazioni ufficiali e di regime. Questione di linee editoriali. Sono altrettanto certo, sulla base di vicende pregresse, che qualcuno nei palazzi romani poco abbia gradito le mie denunce e i miei documentati j’accuse.
Siamo arrivati al punto che da dodici giorni Radio Radicale espelle dalle sue frequenze le ragioni della mia iniziativa nonviolenta. Hanno fatto di peggio: hanno celebrato la non violenza espellendo la nonviolenza. In attesa che abbiano almeno il coraggio e la decenza di essere conseguenziali con quel che fanno e procedano a darmi il ben servito, devo, però, per un dato di onestà intellettuale, rivolgere a Radio Radicale le stesse richieste che rivolgo agli altri: Stop all’attentato contro i diritti politici del cittadino.
Per quanto riguarda me, la mia azione non violenta, continuino pure a trattarmi come non tratterebbero neppure il loro peggior nemico, salvo che detenga un minimo di potere. Io potere non ne ho; non faccio parte di bande e di etnie; non ho fatto giuramenti di sangue e nemmeno bruciato santini.
Chiedo a Radio Radicale di far ascoltare le interviste che ho realizzato per dar voce alle voci cancellate e, se vogliono, con-sentano ai cittadini italiani di conoscere le ragioni del mio sciopero della fame. Se c’è un attentato contro i diritti politici del cittadino, la Radio che fu di Marco Pannella, ahimè, ne è complice e protagonista.
Chiudo citando nuovamente Tacito: “Ubi solitudinem faciunt, pacem appellant”.

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