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INCASTRATO DALL’AVV AMARA LAGHI INIZIA A DIFENDERSI

Corruzione in atti giudiziari: l’ex commissario Ilva ha risposto alle domande del Gip. Presente anche il Procuratore Curcio con i Pm Piccininni e Borriello

Non si avvalso della facoltà di non rispondere, l’ex commissario straordinario dell’Ilva di Taranto, Enrico Laghi, che, ieri, nell’interrogatoria di garanzia durato circa un’ora e mazzo, ha inteso fornire, su diversi aspetti dell’inchiesta della Procura di Potenza, la sua versione dei fatti.
Ad assistere Laghi dinanzi al Gip Antonello Amodeo, l’avvocato Mario Zanchetti. Presenti, sul fronte dell’accusa, il procuratore capo Francesco Curcio e i Pm Anna Gloria Piccininni e Giuseppe Borriello.
L’inchiesta potentina coinvolge l’ex procuratore di Taranto Carlo Maria Capristo, l’avvocato, definito di Capristo «alter ego» nonchè «inseparabile sodale», Giacomo Ragno, il poliziotto Filippo Paradiso, Nicola Nicoletti, consulente dell’Ilva, e l’avvocato penalista, noto per i suoi incarichi con l’Eni, Piero Amara.
Laghi, accusato di corruzione in atti giudiziari nell’ambito della gestione del siderurgico tarantino, è  agli arresti domiciliari da lunedì.
In sintesi l’accusa per Laghi è quella di aver ricambiato la «favorevole attenzione alle esigenze di Ilva» da parte della procura di Taranto, con incarichi che venivano assegnati da dirigenti dell’Ilva all’avvocato Ragno. Capristo, da parte sua, «stabilmente vendeva ad Amara, Laghi e Nicoletti, la propria funzione giudiziaria, sia presso la Procura di Trani, a favore del so-lo Amara, che presso la Procura di Taranto, a favore di Amara, Laghi e Nicoletti, svolgendo, in tale contesto, il Paradiso, funzione d’intermediario presso il Capristo per conto e nell’interesse di Piero Amara».
Ragno, in sintesi, veniva da Capristo «sponsorizzato quale professionista da favorire anche con riferimento ad incarichi professionali da ricevere dall’Ilva, come avvenuto per ben 4 mandati difensivi conferiti al Ragno», che «frutavano parcelle per complessivi euro 273mila euro».
Per cui, secondo l’accusa, Nicoletti e Laghi, «abusando» delle loro rispettive qualità di Commissario Straordinario e gestore di fatto degli Stabilimenti Ilva in Amministrazione straordinaria di Taranto, «condizionavano» i dirigenti Ilva- sottoposti a procedimenti
penali presso l’Autorità giudiziaria di Taranto, «procedimenti nei quali rispondevano per reati commessi nell’esercizio delle loro funzioni», affinché conferissero una serie di incarichi difensivi poi r-munerati dall’Ilva salva eventuale, «e mai avvenuta rivalsa della stessa società», all’avvocato Giacomo Ragno, «alter ego del Capristo».
Per gli inquirenti, l’ex pro-curatore Capristo manifestava, sia all’esterno che all’interno del Palazzo di Giustizia, la sua «posizione dialogante» con Nicoletti e Laghi, e «la sua benevola predisposizione ad assecondare le esigenze della struttura commissariale, determinando un complessivo riposizionamento del suo ufficio rispetto alle pregresse, più rigorose, strategie processuali e investigative della Procura di
Taranto».
Dalle «trattative» per il patteggiamento nell’ambito del processo “Ambiente svenduto” fino alla morte dell’operaio Giacomo Campo e alle procedure di dissequestro di uno degli altoforno dell’Ilva, varie gli episodi attenzionati

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