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MAXI FRODE: GASOLIO ADULTERATO E OLI LUBRIFICANTI ANCHE IN BASILICATA

L’operazione della GdF di Salerno blocca un traffico di carburanti illegali provenienti dall’Est europeo. Sequestri per 128ml

Sequestro preventivo di somme di denaro per oltre 128 milioni di euro nei confronti di trentadue società, blocco dei compendi aziendali di nove imprese di cui sette italiane e due estere, ventisette veicoli sottoposti a fermo e utilizzati per il trasporto dei carburanti, sequestro di due depositi commerciali, dieci impianti di distribuzione (anche con dislocamento nel potentino) ed un’imbarcazione di lusso: è il risultato di un’operazione della Guardia di Finanza di Salerno che ha interessato otto province italiane per un totale di cinquantanove indagati, di cui trentasette in associazione tra loro, e che ha portato all’emissione di quattro misure cautelari domiciliari nei confronti di soggetti coinvolti in gravi frodi fiscali legate al set-tore del contrabbando interna-zionale di prodotti petroliferi.

L’ASSOCIAZIONE NOCERINO-SARNESE E GLI INTERESSI IN BASILICATA, ABRUZZO, LAZIO E LOMBARDIA

Tra le accuse sollevate dall’ordinanza, a vario titolo, associazione a delinquere finalizzata al contrabbando, all’evasione di imposte e accise ma anche autoriciclaggio e intestazione fittizia di beni. Ad operare, il nucleo Economico Finanziario della Guardia di Finanza di Salerno diretta dal Colonnello Eugenio Bua, su disposizione del Procuratore Antonio Centore del Tribunale di Nocera Inferiore. Interessate, a vario titolo, le province di Salerno, Napoli, Potenza, Roma, Chieti, L’Aquila, Mantova e Milano. Secondo le risultanze investigative, due diverse associazioni criminose sorte nell’area dell’agro nocerino-sarnese avrebbero commercializzato carburante adulterato che veniva importato da Paesi esteri come la Slovenia, la Croazia e l’Ungheria. Tale traffico di carburanti consentiva alle organizzazioni di non pagare le imposte sulle accise e quindi di evadere Iva, Ires e Irpef. L’indagine, partita già da qualche anno, è la prosecuzione di una precedente che aveva portato al sequestro di 13 autocisterne con oltre 500.000 litri di prodotto petrolifero di contrabbando ed all’arresto in flagranza di quattro persone. Nei confronti, invece delle persone finite nella seconda tranche dell’inchiesta, si è disposta la misura di arresti domiciliari perché è stata ravvista l’ipotesi di reiterazione del reato. Tra le società nei cui confronti sono stati effettuati sequestri, molte sono ri-sultate riconducibili a prestanome.

IL FILONE EST-EUROPEO: CARBURANTE CONTRAFFATTO DA UNGHERIA, CROAZIA, SLOVENIA

Nelle prime fasi di indagine, i finanzieri di Salerno si sono imbattuti in una serie di anomalie emerse rispetto ad un traffico di carburante proveniente dall’Est Europa che veniva piazzato in Italia attraverso meccanismi fraudolenti in grado di eludere il pagamento delle imposte dovute. In due anni sarebbero stati importati illegalmente ben oltre 20 milioni di litri di carburante che però venivano identificati come “olio anticorrosivo e preparazioni lubrificanti” quindi, come prodotti non soggetti alle accise e soprattutto secondo i dettami della Comunità Europea- come beni non soggetti al monitoraggio in fase di trasporto. In sintesi, le due organizzazioni campane erano libere di trasportare carburante perché nessuno avrebbe controllato essendoci una dicitura differente. Quanto alla documentazione, la merce veniva dapprima adulterata e resa idonea alla carburazione in una base logistica ubicata in territorio sloveno, poi caricata su autocisterne dirette in Italia a cui veniva assegnata una documentazione palesemente falsa che veniva sostituita dagli autisti subito dopo il superamento della frontiera.

A questo punto la documentazione veniva sostituita con quella attestante il trasporto di gasolio per autotrazione ad imposta assolta. L’hub petrolifero di riferimento per il deposito in Italia era situato in provincia di Milano: era da qui che le partite di carburante venivano immesse sul mercato attraverso distributori all’ingrosso ma anche tramite le numerosissime ‘pompe bianche’ dislocate ovunque sul territorio italiano. quanto all’Iva, intervenivano a questo punto alcune società fittizie che non avevano consistenza economica, che non avevano organico e strutture operative e che si facevano però carico dell’Iva derivante dalle vendite pur non assolvendo gli obblighi di versamento. Venivano così evasi secondo quanto accertato dalla Guardia di Finanza campana ben undici milioni di euro di accise e quasi cento milioni di euro di imposta sul valore aggiunto.

LE SCATOLE CINESI DELLE FRODI “CAROSELLO”

Le società di comodo intestate a prestanome, avevano un ruolo in quelle che in gergo vengono definite le frodi “carosello”. Ognuna di esse emetteva fatture per operazioni inesistenti ma con le quali si creavano dei veri e propri schemi tra i depositi di approvvigionamento del carburante e gli utilizzatori alla pompa che potevano, in virtù del sistema fraudolento, praticare un prezzo di vendita inferiore alla concorrenza e quindi creare un cerchio entro il quale sarebbero inevitabilmente rientrati soldi grazie all’ignaro utente finale. Il meccanismo era ben articolato e consentiva di risparmiare Iva per almeno ventisette centesimi al litro e accise per almeno sessanta centesimi al litro. Il che significa che, su un pieno alla pompa di cinquanta litri, il risparmio delle imposte da versare era di circa cinquanta euro. Il nucleo di polizia economica della Guardia di Finanza di Salerno ha centellinato il patrimonio degli indagati ed ha accertato che i profitti venivano trasferiti alle società estere che diventavano nel contempo vere e proprie casseforti in cui veniva depositato denaro che perdeva man mano la sua tracciabilità o che veniva reimmesso sul mercato nazionale per acquisire quote societarie, impianti di stoccaggio e di distribuzione di prodotti energetici.

La Basilicata rientra proprio in questo mercato ‘parallelo’ che ha consentito alle due organizzazioni dell’agro noceri-nosarnese di incassare denaro illecitamente: attraverso la frode, si investe da tempo nella distribuzione di prodotti petroliferi in Italia attraverso un sistema deviato con cui si acquistano oli lubrificanti che vengono poi miscelati e resi del tutto simili al gasolio. Anche per le loro proprietà detonanti, questi oli corrosivi diventano carburante da autotrazione e quindi gasolio adulterato.

La Basilicata rientra nuovamente nelle frodi legate al carburante da autotrazione, ma questa operazione non presenta alcun collegamento con la precedente che, interessando la zona della Valle dell’Agri, ha visto prevalere gli interessi della criminalità organizzata campana legata agli interessi dei ‘Casalesi’.

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