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«VIVO IN SPAGNA MA CERCO DI TENERE VIVO IL CORDONE CHE MI LEGA ALLA BASILICATA»

Il cittadino lucano Bisceglia ha risposto alla “Lettera Lucana”di Di Consoli intitolata “Il disimpegno dei giovani lucani nel mondo”

Il cittadino lucano Nicola Bisceglia, che vive in Spagna «da qualche anno», ha risposto alla “Lettera Lucana” di Andrea Di Consoli apparsa nella prima pagina dell’edizione di ieri di Cronache Lucane e intitolata “il disimpegno dei giovani lucani nel mondo”. Bisceglia in quanto lucano all’estero, si è sentito «chiamato in causa» ed ha formulato questa sua riflessione. Di seguito, l’intervento integrale.

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Ho letto, come faccio tutti i giorni, la lettera lucana di Andrea Di Consoli, in cui scriveva sulla galassia dei lucani all’estero. Mi sono sentito chiamato in causa, in quanto vivo a Madrid da qualche anno ormai e, nonostante la distanza, gli impegni e le difficoltà, cerco di tenere vivo il cordone che mi lega alla Basilicata. Andrea sa bene, come molti altri amici lucani e non, che mi sono battuto spesso per raccontare la mia terra qui in Spagna e farla conoscere a livello culturale, gastronomico e turistico. Con una web serie ho cercato di mettere in risalto storia, bellezze e bontà in modo innovativo e spensierato, all’interno di eventi all’Istituto italiano di Cultura ho raccontato sfaccettature più personali e tradizionali, in un incontro con Enit ho mostrato il fascino turistico dei nostri luoghi incantati, e molte altre piccole o grandi azioni realizzate o solo progettate. Come quando provammo, con Giuseppe Melillo e gli amici di RVM, a mettere in piedi un documentario per raccontare i “lucantini”, neologismo creato appositamente per identificare i lucani che hanno fatto la storia in Argentina.

Poi però accadono cose che in qualche modo ti fanno sbuffare… sarà il demone dell’insoddisfazione di cui ci ammoniva Sinisgalli, oppure più semplicemente perchè ti senti un hidalgo, come mi definì Carlos Solito in un suo pezzo per Vogue, che lotta contro i mulini a vento come il Quijote di Cervantes. Probabilmente perché ho provato ad andare con un “caballo y un escudero” o a volte senza neanche quelli. Come me, immagino che molti altri lucani che vivono a Londra, a Berlino, a Singapore o a New York, hanno il desiderio di raccontare e far conoscere il proprio paese: è vero che in generale viviamo bene all’ombra, ma è vero pure che saremmo disposti a tutto pur di illuminare di una luce calda e naturale la Basilicata.

Allora penso sia necessario un coordinamento, una chiamata alle armi, una vera e propria rete di ambasciatori che si metta all’opera per valorizzare la nostra terra, a braccetto con il Centro Studi dei lucani nel mondo e le altre realtà che possono contribuire a questo fine. Io mi metto a disposi- zione in prima persona per aiuta- re anche nel coordinamento e nella struttura della rete.

E sarebbe interessante organizzare un incontro pubblico, magari sui canali web di Cronache Lucane, in cui raccontare le buone pratiche già in atto e valutare le possibilità di ampliare il raggio di azione di noi lucani che viviamo fuori, ma non abbiamo mai abbandonato i nostri luoghi. Perché sarà vero quello che dice Andrea, la tecnologia probabilmente allevia il morso della nostalgia, ma posso testimoniare che non ne cancella il dolore.

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