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LA VALLE HA UN NUOVO REGNO: QUELLO DEL “MARCHESE” RANUCCI

A San Martino d’Agri già volano prebende elettorali, con l’Ufficio di staff, porte girevoli al Comune: il dipendente appena pensionato, torna subito con l’incarico da 24mila €

In Val D’Agri oltre al petrolio, scorre a fiumi il sangue “blu”: così ogni paese si finge di essere un regno. Al lignaggio dei nobili valligiani, al “Re” Carmine Cicala, al fratello “Principe” Amedeo, e al “Barone” Aliandro, ammesso dopo la proposta di legge per istituire uno specifico Fondo da alimentare con le royalties petrolifere per 10 Comuni, tra cui il suo di origine, poiché «confinanti» con quelli del “Comprensorio Val d’Agri”, ecco che la famiglia s’allarga. Da oggi, da annoverare anche il Comune di San Martino d’Agri, a magistero del “Marchese” Amedeo Ranucci, già a dominio della Robortella’s family. Porte girevoli al Comune del sindaco Ranucci che anticipando i tempi sembra già in campagna elettorale con i suoi progetti, pagati attraverso i soldi pubblici. Incastrando tempi e atti, il mosaico finale risulta di agevole comprensione.

A MANDATO IN SCADENZA, PER IL SINDACO IL “CARO” STAFF

Le ultime amministrative, quelle che hanno incoronato Ranucci sindaco, lo sfidante era Giovanni Robortella, si sono svolte nel maggio del 2016. Di conseguenza, San Martino d’Agri, è tra i 25 Comuni che quest’anno torneranno al voto. Non più a maggio, poichè il 4 marzo scorso il Consiglio dei Ministri, su proposta del Presidente Mario Draghi e del Ministro dell’interno Luciana Lamorgese, ha approvato lo slittamento delle consultazioni elettorali dalla primavera all’autunno prossimo. Prima di Draghi, però Ranucci già si stava organizzando. Il 25 febbraio scorso, la delibera di Giunta comunale contenente l’ordine a provvedere a costituire un «Ufficio posto alle dirette dipendenze degli Organi politici». Staff del sindaco, da selezionare in maniera «fiduciaria», così da «agevolare» il primo cittadino nel «perseguimento (a pochi mesi dalla fine del mandato, ndr) degli obiettivi programmatici e di governo».

IL PENSIONATO “D’ORO”

Altra tessera da incastrare, la seguente. Dal 1° febbraio scorso, è stato collocato in quiescenza, il ragioniere Vincenzo Manieri, cittadino di San Martino d’Agri, che da quel giorno è un ex dipendente, responsabile Area contabile, del regno del “Marchese” Ranucci. Quella di Manieri è stato un pensionamento anticipato e se i calcoli non ingannano dovrebbe percepire circa 4mila euro mensili. Ad ogni modo il “Marchese” ha fatto istallare all’ingresso del Comune il più classico dei modelli di porte girevoli. A neanche un mese dal pensionamento, la proposta per Manieri alla quale il ragionerie si è «dichiarava disponibile», accetando, così, l’ingresso nello staff del sindaco a partire dal corrente mese.

Precisamente dal 1° marzo e fino «alla scadenza del mandato elettorale». Così più che una tranquilla pensione da trascorrere a San Martino d’Agri, comune di circa 800 anime e «confinante» come da proposta di legge del leghista Aliandro con i Comuni nel cui territorio insistono i giacimenti petroliferi, Manieri ha deciso di tornare nell’agone “burocratico” per, come da contratto a tempo parziale e determinato, 24 ore a settimana.

Per gli ex dipendenti della Pubblica amministrato in quiescenza, sono inclusi anche i pensionati via “Quota 100”, il divieto di incarichi, anche di studio e consulenza, non è generale, a condizione che, però, gli stessi vengano conferiti «a titolo gratuito». Recita il brocardo: “nelle cose chiare non è concessa l’interpretazione”. Il latinetto, che riporta il principio per il quale non sarebbe necessario interpretare le norme non oscure, ovvero dall’evidente significato, è sempre valido, ma non a San Martino d’Agri.

Per il compenso del pensionato dello “staff”, scelto con decreto sindacale di natura fiduciaria, stanziati ben 24mila e 493 euro. Se si fosse votato a maggio, stando all’atto di fine febbraio, sarebbero stati per circa 3 mesi di lavoro part-time, 8mila euro mensili. Se si voterà a ottobre, saranno allora, oltre 3mila euro mensili. Il “tesoretto” del ragionier “cavalier” sembra proprio, già a colpo d’occhio, illegittimo.

IL DIVIETO: LA PAROLA A LEGGE, CIRCOLARI MINISTERIALI E CORTE DEI CONTI

In linea generica, le spese per il personale sono inquadrate nell’ambito della salvaguardia degli obiettivi di finanza pubblica. Come già ribadito dalla Corte dei Conti di Basilicata in un parere richiesto, nel 2018, dal Comune di Barile, sempre sull’Ufficio di “staff”, prima ancora della regolarità economica, da considera che per gli Enti di «ridotte dimensioni», è «quanto meno inopportuno prevedere l’istituzione di un ufficio di staff». In più, dettaglio non irrilevante, veniva precisato che il fatto che il regolamento comunale preveda la costituzione dell’Ufficio di staff, «è un presupposto necessario, ma non sufficiente». Se non precisate le mansioni, nonchè la «complessità organizzativa». l’ufficio staff «finirebbe per duplicare le funzioni, o addirittura, per sostituire quelle intestate all’Organo di governo dell’Ente».

Un Comune, quindi, prima di procedere deve motivare, condizione «connessa» alle dimensioni dell’Ente stesso, «ampiezza e complessità degli apparati». Il sindaco Ranucci potrebbe sostenere, come difesa, che quello affidato a Manieri non è un incarico dirigenziale. La tesi sarebbe comunque fuori asse, poichè rispetto all’applicabilità del divieto per i soggetti in quiescenza, lo stesso riguarda anche «gli uffici di diretta collaborazione dell’organo di direzione politica», come emerge da più circolari ministeriali, che precisano come, in assenza di deroghe espresse, «devono ritenersi rientranti nel divieto anche gli incarichi dirigenziali, direttivi, di studio o di consulenza attribuiti nell’ambito degli uffici di diretta collaborazione di organi politici». Per costituire l’ufficio di staff, il sindaco Ranucci ha richiamato l’articolo 90 del Testo unico degli enti locali (Tuel) che delinea normativamente il perimetro di azione.

Dal combinato disposto tra la legge Madia con le circolari ministeriali e il parere della Corte dei Conti di Basilicata, è possibile enucleare, ancora, altri 2 elementi. In primo luogo che «non si possono conferire al personale in quiescenza anche i contratti di diritto privato previsti dall’articolo 90 del Tuel, e non solo». Ma soprattutto che «neppure utilizzando lo schema elastico dell’articolo 90 del Tuel sia possibile, nell’ambito degli Enti locali, conferire incarichi dirigenziali o direttivi a soggetti già pensionati». Un modo in realtà ci sarebbe: «a titolo gratuito». Peccato, però, che «24mila e 493 euro» non corrispondano al concetto “per grazia e per amore”: l’incarico è tutt’altro che non retribuito

Ferdinando Moliterni

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