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UNA CITTÀ SCOSSA, IMPAURITA E QUASI FANTASMA: IL CAPOLUOGO IN ZONA ROSSA

Cronache ha misurato il “polso” del centro storico: la vita di comuni cittadini e commercianti al tempo del Covid

La città di Potenza ieri mattina appariva completamente deserta, tranne delle sporadiche presenze. Rimarrà zona rossa ancora per qualche giorno e per misurare il “polso” alla città, abbiamo cercato di cogliere i pareri e le impressioni dei cittadini del Capoluogo. Quei pochi in giro hanno tenuto tutti la stessa linea: la pandemia c’è e pesa su chiunque. E naturalmente, “evadere” dal “rosso stringente” è possibile solo in caso di reale necessità.

«Si esce solo per lavoro e fare la spesa e anche nel saper fare spesa, perché manca l’ordine» ha detto ai nostri microfoni un cittadino. Un altro abitante, invece, con al guinzaglio il proprio cane, ha dapprima ironizzato sul fatto che «cominciano a rimanere solo cani in giro per strada in centro» ma, parlando dell’emergenza pandemica, lo stesso cittadino si è espresso sulla paura del virus: «Si, c’è paura. I dati non sono per niente confortanti e dobbiamo soltanto puntare su una campagna di vaccinazione massiva e rapida. Insomma, quella è l’unica via d’uscita ed è l’unica soluzione.

Mi auguro che questo cambio strategico che c’è stato al vertice, con una sorta di militarizzazione della campagna vaccinale, possa portare vantaggi quanto prima». Ma se i cittadini sperano negli esiti positivi della campagna vaccinale, i titolari di attività commerciali auspicano invece che a livello governativo si adottino provvedimenti seri e non contentini che non hanno alcun valore sulla risoluzione della crisi. «Insoddisfacente il decreto ristori, non ha fatto fronte all’emergenza economica ma ha visto chiudere numerose partite iva» così come sostanzialmente affermato da un commerciante ai nostri microfoni che, al contempo, ha anche asserito che «ci aspettavamo una mano maggiore per quanto riguarda soprattutto il fattore economico, ma gli aiuti sono stati veramente veramente minimi nei confronti un po’ di tutti.

Ovviamente ha dichiarato Parsia Moshir Pour, imprenditore del centro storico la domanda è se l’Italia vuole che le attività debbano continuare a rimanere aperte oppure dobbiamo avere una strage di partita Iva. È questa la domanda che mi pongo io come tanti altri imprenditori. Ovviamente, questo per quanto riguarda ovviamente la situazione di bar e ristoranti, perché gli aiuti che ci hanno dato sono stati talmente minimi che uno non si paga nemmeno il fitto».

Chiusi i teatri e cinema, blocco quasi totale di tutte le attività legate a cerimonie ed eventi: una ripercussione generale un settore che per il 75% trainava fino allo scorso anno l’economia nazionale. Moshir Pour ha poi sottolineato, a questo proposito, che «il settore principale per quanto riguarda eventi e spettacoli, è fermo da circa un anno. La situazione è davvero drastica, perché non si può trovare un termine differente, un sinonimo per questa per questa cosa. Ed è come se il Ministero si fosse dimenticato del settore dell’intrattenimento, che vale per circa il 70% del Pil nazionale, cosa che forse molti non sanno.

Sale ricevimenti, agenzia di eventi e spettacoli, musiche, bande di fotografi: c’è tutta una categoria ferma da febbraio dell’anno scorso che ha avuto giusto un minimo di ossigeno per quanto riguarda alcuni eventi quest’estate. Però la maggior parte del fatturato che le aziende riescono a fare, è tra i mesi dell’estate e quelli dell’inverno, durante i quali noi, l’anno scorso, non abbiamo proprio lavorato. Quindi, la situazione è veramente critica» ha dichiarato l’imprenditore.

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