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LA RICOSTRUZIONE DELL’OMICIDIO DELLA PICCOLA MATILDA BORIN

L’errore è di chi l’ha rinviata a giudizio. Elena Romani meritava il risarcimento.
Non si può attribuire la responsabilità di un bel nulla ad un innocente de facto

UN CASO ALLA VOLTA FINO ALLA FINE

LA RICOSTRUZIONE DELL’OMICIDIO DELLA PICCOLA MATILDA BORIN DELLA CRIMINOLOGA URSULA FRANCO
Criminologa URSULA FRANCO

Criminologa Ursula Franco: “L’errore degli inquirenti è stato credere che quel trauma dorsale fosse stato prodotto da un calcio sferratole. La piccola Matilda è morta invece in seguito ad un trauma da schiacciamento causato dalla pressione di un ginocchio sul suo dorso”

Dottoressa Franco, dov’è la soluzione del caso Borin?

Nella ricostruzione dei fatti. Ed è attraverso lo studio delle risultanze medico legali che si può ricostruire la dinamica omicidiaria.

Dottoressa Franco, dove ha sbagliato la procura?

L’errore degli inquirenti è stato credere che quel trauma dorsale fosse stato prodotto da un calcio sferratole.
La piccola Matilda è morta invece in seguito ad un trauma da schiacciamento causato dalla pressione di un ginocchio sul suo dorso.

Dottoressa Franco, vuole ricostruire per noi l’omicidio della piccola Matilda Borin?

Matilda è morta in seguito ad uno shock emorragico da emoperitoneo secondario ad un trauma dorsale che le produsse multiple lacerazioni del fegato, la sezione del rene destro e una lesione del sinistro.

All’esame autoptico furono riscontrate una lesione ecchimotico escoriativa complessa in sede dorsale, due ecchimosi grossolanamente simmetriche sulle spine iliache antero superiori, multiple escoriazioni sul lato sinistro del corpo, sulla bozza frontale sinistra, sul gomito sinistro, sul braccio e sull’avambraccio sinistro, la frattura della VII costa destra sulla linea ascellare posteriore con consensuale minima lacerazione pleurica ed intensa infiltrazione emorragica e un traumatismo delle coste dalla IX alla XII sinistre.

La “lesione ecchimotico escoriativa complessa in sede dorsale” è compatibile con l’impronta di un ginocchio e non con quella di una scarpa o di un piede. E le “due ecchimosi grossolanamente simmetriche sulle spine iliache antero superiori” provano che la forza lesiva scaricata su Matilda non la spinse nel vuoto ma la schiacciò contro una superficie semirigida.

In poche parole, chi uccise Matilda appoggiò il proprio ginocchio sul dorso della bambina schiacciandola contro una superficie semirigida poi la povera Matilda cadde sul pavimento e si produsse “multiple escoriazioni sul lato sinistro del corpo, sulla bozza frontale sinistra, sul gomito sinistro, sul braccio e sull’avambraccio sinistro”.

Subito dopo, l’omicida la raccolse da terra lprendendola sotto il braccio destro con la sola mano destra e, con la pressione del proprio pollice, le produsse “la frattura della VII costa posteriore destra sulla linea ascellare posteriore e la consensuale minima lacerazione pleurica”.

La frattura costale non fu contestuale alla lesione dorsale che danneggiò gli organi addominali né secondaria alle manovre rianimatorie, fu invece la conseguenza di un secondo fatto traumatico che seguì allo schiacciamento dorsale. Infatti intorno alla frattura costale fu rilevata una intensa infiltrazione emorragica, prova che il trauma precedette lo shock ipovolemico e l’arresto cardiaco e che quindi non fu causata dalle manovre rianimatorie che seguirono invece lo shock.

Dottoressa Franco, che cosa pensa del mancato risarcimento di 80 mila euro alla madre di Matilda, Elena Romani, per aver trascorso sei mesi in carcere e sei ai domiciliari nel corso delle indagini?

L’errore è di chi l’ha rinviata a giudizio. Elena Romani meritava il risarcimento. Non si può attribuire la responsabilità di un bel nulla ad un innocente de facto.

Spesso gli innocenti de facto si avvalgono della facoltà di non rispondere su consiglio del proprio difensore o perché temono il pregiudizio di una procura.

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