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LE SCUOLE SI DICONO PRONTE A RIAPRIRE MA BARDI PREFERISCE NON RISCHIARE

Le Superiori restano in Dad fino al 31 gennaio. Dall’Associazione nazionale dei Presidi l’allerta: «La chiusura danneggia i ragazzi più deboli»

Ma quando si torna a scuola? La didattica a distanza rischia di essere la fedele compagna di molti giovani delle scuole superiori ancora per u po’. Ieri gli studenti di licei ed istituto superiori hanno alzato la voce con varie iniziative via social per chiedere al governo e si presidenti di Regione certezze e chiarezza in merito all’anno scolastico in corso e per esprimere spesso una contrarietà alle recenti scelte.

La Dad viene coinsiderata da molti un palliativo che non può soddisfare le esigenze di apprendimento e crescita culturale. Ma i numeri del contagio non sono buoni, e il ritorno sui banchi potrebbe slittare ulteriormente. I presidi faticano a immaginare orari in cui tutto si incastri, mettendo assieme esigenze didattiche, regole anticontagio e buonsenso. Non è facile, e non saranno mesi facili nemmeno quelli prossimi venturi. Il 7 gennaio è stata la giornata del rientro a scuola per 5 milioni di studenti dopo la pausa natalizia: sono tornati in classe, con poche eccezioni, i bambini delle materne, delle elementari e i ragazzi delle medie di quasi tutta l’Italia, compresi gli studenti delle seconde e terze medie che in alcuni territori non hanno frequentato per diverse settimane prima di Natale perchè in zone rosse o in Regioni i cui presidenti (come in Piemonte) avevano emanato ordinanze restrittive rispetto alla normativa nazionale. Ma intanto si allunga la lista delle regioni che hanno deciso di inasprire la stretta per il ritorno in aula al 50% degli alunni delle superiori, «disattendendo» la linea del governo che aveva indicato la data dell’11 gennaio.

Con Lazio, Emilia Romagna, Liguria, Umbria, Sardegna e Basilicata che hanno optato per lo slittamento. «Una misura – spiega il governatore lucano Bardi – che si rende necessaria per consentire alle nostre aziende sanitarie di proseguire lo screening su studenti e personale scolastico, ma anche per continuare a tenere sotto controllo la curva epidemiologica e l’affluenza nelle strutture ospedaliere. Pur comprendendo il desiderio dei ragazzi e dei docenti di tornare in classe, ci vediamo costretti ad adottare questo provvedimento per qualche altra settimana, come peraltro è stato fatto in molte altre parti d’Italia, proprio per salvaguardare gli studenti lucani e i loro nuclei familiari. Si tratta di un sacrificio indispensabile in questo momento che, ne siamo certi, contribuirà a piegare la curva dei contagi».

E così a placare la volontà di un pò di normalità degli studenti lucani ci ha pensato la pridenza di Bardi. Che ancora una volta cozza con quanto detto dal Comitato tecnizo scentifico nazionale: «La scuola non è esente da rischi ma si può convivere con il rischio. Se non si entra nella logica del rischio accettabile la scuola resterà chiusa con la didattica a distanza fino a settembre ottobre, quando l’immunità di gregge sarà raggiunta». A pensarla così anche il presidente Associazione nazionale Presidi, Antonello Giannelli, che ha dichiarato:«Le scuole sono pronte, il rischio per le riaperture non sta nelle scuole ma nell’utilizzo dei mezzi di trasporto». A proposito dei risultati di un sondaggio condotto tra gli insegnati secondo il quale la maggioranza preferirebbe chiudere l’anno scolastico in Dad Giannelli ha commentato: «Bisogna verificare l’affidabilità di certi sondaggi ma sarebbe indubbiamente un danno gravissimo per i nostri ragazzi, soprattutto per i più deboli».

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