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Un immenso Corrado Augias restituisce le insegne della Legion d’onore

Sento di doverlo fare per il profondo legame culturale e affettivo che mi lega alla Francia, terra d’origine della mia famiglia

UN CASO ALLA VOLTA FINO ALLA FINE

ASSASSINIO di Giulio Regeni

Giulio Regeni

Un immenso Corrado Augias restituisce le insegne della Legion d’onore 

Qui parte la lettera a Repubblica.

Caro direttore, domani lunedì 14 dicembre, andrò all’Ambasciata di Francia per restituire le insegne della Legion d’onore a suo tempo conferitemi.


Un gesto nello stesso grave e puramente simbolico, potrei dire sentimentale.


Sento di doverlo fare per il profondo legame culturale e affettivo che mi lega alla Francia, terra d’origine della mia famiglia.

Ecco il testo della lettera consegnata all’ambasciatore:

“Gentile ambasciatore, le rimetto qui accluse le insegne della Legion d’onore.

Quando mi venne concessa, il gesto mi commosse profondamente. Dava una specie di consacrazione al mio amore per la Francia, per la sua cultura.

Ho sempre considerato il suo paese una sorella maggiore dell’Italia e una mia seconda patria, vi ho risieduto a lungo, conto di continuare a farlo.


Nel giugno 1940, mio padre soffrì fino alle lacrime per l’aggressione dell’Italia fascista ad una Francia già quasi vinta.


Le rimetto le insegne con dolore, ero orgoglioso di mostrare il nastrino rosso all’occhiello della giacca.
Però non mi sento di condividere questo onore con un capo di Stato che si è fatto oggettivamente complice di criminali.


L’assassinio di Giulio Regeni rappresenta per noi italiani una sanguinosa ferita e un insulto, mi sarei aspettato dal presidente Macron un gesto di comprensione se non di fratellanza, anche in nome di quell’Europa che – insieme – stiamo così faticosamente cercando di costruire.

Non voglio sembrare più ingenuo di quanto non sia.



Conosco abbastanza i meccanismi degli affari e della diplomazia – però so anche che esiste una misura, me la faccia ripetere con le parole del poeta latino Orazio:

Sunt certi denique fines, quo ultra citraque nequit consistere rectum.

Credo che in questo caso la misura del giusto sia stata superata, anzi oltraggiata.

Con profondo rincrescimento”

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