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OGNI GIORNO È LA GIORNATA CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE

Anche quando ci usate contro parole, come pietre, e i lividi non li vedete

La Giornata internazionale contro la violenza sulle donne quest’anno assume un significato particolare e ancora più importante. Il lockdown causato dalla pandemia di Covid-19, per chi viene maltrattata in famiglia, ha coinciso con un aumento delle violenze dalle quali è stato impossibile sottrarsi anche materialmente, non potendo uscire di casa. Nei primi 10 mesi del 2020 i femminicidi sono stati 91. Uno ogni tre giorni. Senza contare le richieste di aiuto alle associazioni, che sono cresciute del 73% (Istat). In questo quadro, si moltiplicano le iniziative per il 25 novembre. IlCovid non ha permesso a tutte noi discendere unite in piazza ma le campagne mediatiche per ricordare questa data importante non sono mancate. Dalle Istituzioni alle associazioni, a semplice cittadine: nessuno ha fatto mancare il suo contributo. Per diversi giorni, anche io, mi sono chiesta cosa fare dispeciale come ogni anno da queste colonne. Quale messaggio volevamo arrivasse a voi lettori. Ho pensato e ripensato per ore, ne ho parlato con la redazione, abbiamo scambiato idee e valutazioni ma alla fine non c’era mai nulla che ci colpisse così profondamente da dire: “Buttiamoci, è questa la scelta giusta”. Il periodo non è certo dei migliori, organizzare interviste, forum o iniziative in presenza ci è impossibile. Abbiamo pensato a video, foto o fumetti. Ma tutti ci riportavano sempre alla stessa immagine: donne dai volti tumefatti, corpi accovacciati, chiusi, confinati in un angolo.

La retorica livida e dolente della violenza contro le donne. Nessuna meglio di quelle immaginisa mostrare il termine violenza. Ma poi mi sono domandata: perché è stata scelta la data del 25 novembre? La giornata del 25 novembre fu istituita dall’Onu nel 1999, per celebrare il coraggio di tre donne, tre resistenti domenicane ammazzate negli anni ‘60 per le loro idee politiche. Ad ispirarla furono dunque la loro forza, il loro coraggio e il loro sacrificio. E allora perché quando si parla di violenza di genere, anche in una giornata che celebra il ricordo di tre combattenti,siricorre sempre all’immagine della donna impotente, in penombra, con le mani a coprirle il viso, come fosse un prodotto preconfezionato, pronto perl’uso, l’unico socialmente valido e riconosciuto per raccontarla? I corpi lividi mostrano in maniera certo efficace la violenza fisica, ma lasciano fuori dal racconto quella psicologica che pure di lividi ne produce tanti. E non sono solo le immagini a corrispondere a questo racconto, anche glislogan e i claim ad effetto delle campagne pubblicitarie non riescono a raccontare quella violenza “invisibile”.

Ancora oggi cisi ferma troppo spesso alla superficie. Ma siamo sicuri che sia questa, sempre e ancora, la prospettiva da cui guardare e raccontare il fenomeno della violenza di genere? Io non lo so. Però sono certa che oggi la violenza è fatta anche di quelle azioni invisibili che spesso è più difficile raccontare, vedere e casomai riuscire a dimostrare. “Ilimiti del mio linguaggio sono i limiti del mio mondo”, scriveva Ludwig Wittgenstein, vale a dire che le parole non si limitano a descrivere il mondo che abitiamo ma contribuiscono in maniera sostanziale a crearlo, a costituire quelsistema valoriale e culturale dentro cui uomini e donne stabiliscono relazioni. Perché la violenza di genere non si declina solo attraverso pugni e schiaffi, esistono diverse forme invisibili che si sostanziano di oppressione, mi riferisco alle gabbie salariali, ad esempio, dentro cui le donne sono confinate, che non permettono autonomia economica e che innegabilmente alimentano la subalternità psicologica al maschio: se un uomo guadagna di più è lui a provvedere ai bisogni materiali di una donna che, numeri alla mano,spesso non guadagna affatto! Questo non è un modo per tenerla legata sé? E poi ci sono i discorsi e le parole di odio, volte a screditare, sminuire, umiliare.

Il mancato riconoscimento dei diritti nel mondo del lavoro, quella promozione che non arriva mai nonostante spesso si è più brave degli uomini. E quindi perchè non essere consapevoli che esiste una forma di violenza diversa che è quella verbale. Ancora oggi è tra le più usate ma forse la meno penalizzata. E allora perché ancora oggi ci si gira dall’altra parte davanti a questa violenza che, se pur invisibile, è la più usata. Nei secoli le donne hanno lottato per essere viste, riconosciute e rappresentate. Battaglia per il diritto al voto, quella per l’autodeterminazione del corpo, fino alla conquista di quei ruoli apicali da cui erano escluse. Tutto questo ha avuto bisogno di un linguaggio chiaro e riconoscibile, di corpi eretti e combattivi, di marce e piazze occupate e a furia di dare spallate al tetto di cristallo, nella stanza dei bottoni ci siamo entrate, e non più per cucirli ai maschi, e ci siamo fatte riconoscere anche attraverso una lingua che includesse la nostra presenza, la nostra diversità, che ci nominasse. Ma soprattutto le donne hanno imparato a dire no.

Ed ecco perché ogni giorno è la giornata internazionale contro la violenza sulle donne, anche quando un uomo sfigura la sua compagna lanciandole addosso dell’acido; quando a parità di istruzione ed esperienza un uomo arriva in alto per le sue competenze, ma se ci arriva una donna gettate un’ombra di dubbio sulle modalità con cui ce l’ha fatta; quando di una donna che muore su un barcone, con in grembo il suo bambino, il frutto di una violenza carnale avvenuta durante un viaggio della disperazione, dite che se fosse rimasta al suo Paese non sarebbe accaduto; quando giovani donne sono vittime di violenza sessuale e non vengono credute ma additate come quelle che sono andate a cercarsela e con striscioni mostriamo solidarietà al branco definendoli “bravi ragazzi”. La violenza non è sempre fisica ma è anche verbale. Le parole ancora oggi vengono lanciate come pietre su quelle donne che più non piacciono e i loro lividi se anche non sono viola hanno lasciato un segno nell’anima. Davanti alle parole non dovremmo girarci dall’altra parte. Perché la giornata contro la violenza sulle donne non è solo oggi ma è tutti i giorni.

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