IN CHE MODO LA REGIONE PUÒ AIUTARE LE IMPRESE?
Lettere lucane
Trovo molto interessante la proposta di legge regionale del consigliere Mario Polese di Italia Viva denominata “Young Act”, una legge che prevede contributi a fondo perduto per chi opera nel settore dei matrimoni e nella produzione culturale, e per le nuove imprese e per chi decide di investire in Basilicata. Così come ho trovato obiettivamente interessanti le iniziative messe in campo dall’assessore alle attività produttive Francesco Cupparo, illustrate in una brillante intervista che gli ha fatto qualche giorno fa la giornalista Lucia Serino. In quest’intervista Cupparo dice una cosa che sembrerebbe andare in direzione opposta a ciò che Polese auspica nella sua proposta di legge: “Si deve garantire prima di tutto la produzione e con essa le condizioni di competitività per le nostre imprese che hanno bisogno di nuovi mercati. Ma non ho mai creduto nelle risposte di puro assistenzialismo. Capisco che è un’abitudine dei lucani dura da superare: chiedere aiuti e contributi”. La domanda che però mi pongo è la seguente: in che modo la Regione può favorire la nascita o il rafforzamento delle attività produttive? Polese sembrerebbe partire da una posizione maggiormente emergenziale, e dall’obiettivo di dare liquidità a chi, adesso, ha visto ridursi o azzerarsi il fatturato – e di favorire la nascita di nuove imprese sul territorio. Cupparo invece prova a far valere una logica più larga, e auspica sostanzialmente una più stretta collaborazione tra le imprese, con l’obiettivo di essere più competitivi sul mercato. Personalmente penso che entrambe le modalità d’intervento siano efficaci, ma purtroppo registro alcuni problemi strutturali del sistema economico lucano: un’eccessiva dipendenza dall’intervento pubblico, una manodopera poco aggiornata, un’abnorme propensione al risparmio privato e un basso dinamismo sul fronte del sapere e dell’innovazione.
