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Criminologa URSULA FRANCO : ricostruzione dell’omicidio di Clara Bugna attraverso l’analisi delle parole di Bruno Lorandi

La priorità del Lorandi non è negare l’azione omicidiaria ma ingraziarsi l’interlocutore: “Clara era l’amore della mia vita”

URSULA FRANCO
La ricostruzione dell’omicidio di Clara Bugna attraverso l’analisi delle parole di Bruno Lorandi

Christian Lorandi, 10 anni, scompare da Nuvolera (Brescia) il 28 aprile del 1986, è figlio di Bruno Lorandi e Clara Bugna, viene ritrovato morto sul monte Maddalena, causa della morte: omicidio per strangolamento, Bruno Lorandi, accusato di essere l’autore del delitto, viene processato e assolto in tutti e tre i gradi di giudizio.

Clara Bugna, 53 anni, viene trovata morta in casa il 10 febbraio 2007, causa della morte: omicidio per strangolamento, Bruno Lorandi, accusato di essere l’autore del delitto, viene processato e condannato all’ergastolo.

Di seguito l’analisi di alcun stralci dell’intervista rilasciata in carcere, nel 2012, da Bruno Lorandi a Franca Leosini:

Franca Leosini: Come avete trascorso la sera prima della tragedia?

Bruno Lorandi: Mi ricordo, perché… giusto… perché era il giorno 9, è la vigilia del mio compleanno. Il 9 sera sono venuto a casa alle sei, dal lavoro, e come ho viso Clara arrivare con la macchina, ho acceso il gas, difatti dopo 5 minuti, 10 minuti è venuta su e io le ho detto: “Cavoli dove sei stata fino adesso?”, e aveva in mano dei mmm… non sono, aveva in mano deii… come si chiamano?… della biancheria, insomma, sul braccio.
Mi ha dato un bacio e mi ha detto: “Ho portato su della roba ad asciugare”, mi pare.
Niente, abbiamo mangiato tutti e due assieme.
Ho tirato fuori la busta paga, gliel’ho data perché prendo solo le straordinarie in liquido e 100 euro di mancia tutti i mesi, le ho dato i soldi a lei, sei… centomila lire, mi pare e 100 Clara mi ha detto: “Questi qua li prendi”, perché il giorno dopo era il mio compleanno, perché sul lavoro, quando uno eee fa gli anni, deve andare fuori a prendere colazione per tutti e me li ha messi nel portafoglio sul tavolo lì vicino, dove avevo le chiavi. Abbiamo mangiato, saranno venute le dieci. Abbiamo iniziato a guardare quel f… trasmissioni, quelle dei pacchi, lì, che fanno vedere alla sera. Verso le undici mi è venuta vicino, ha iniziato a toccarmi “Stai diventando vecchio, qua e là” e lì abbiamo iniziato a fare l’amore lì sul… sul divano. E siamo andati a finire a letto, lì abbiamo fatto l’amore tutti e due, sarà venuto mezza… mezzanotte.

Si noti che nella frase “abbiamo mangiato tutti e due assieme” le parole tutti e due assieme” sono superflue, così come lo sono le parole “tutti e due” nella frase “abbiamo fatto l’amore tutti e due” parole superflue e rivelatrici del fatto che il Lorandi ha intenzione di convincere la sua interlocutrice che il rapporto con sua moglie fosse idilliaco. Lorandi è un manipolatore, raccontare di un rapporto idilliaco gli serve per indurre la gente a concludere ciò che lui non è capace di dire ovvero “io non ho ucciso Clara”. Peraltro, Lorandi è convinto di essere un bravo manipolatore, perché l’ha scampata una volta, si è preso gioco di tutti dopo aver ucciso il proprio figlio, pure di sua moglie Clara.

“e me li ha messi nel portafoglio sul tavolo lì vicino, dove avevo le chiavi”, il fatto che Lorandi nomini il tavolo e le chiavi senza ragione ci induce a focalizzare sugli stessi. 

Bruno Lorandi: Quel mattino lì mi sono alzato, sarà stato le sei e un quarto, Clara mi è venuta vicino, mi ha detto: “Eccolo qua il mio vecchio!”, m’ha preso per il collo, m’ha tirato le orecchie e m’ha dato un bacio, m’ha detto: “Guarda, di regalo non ti ho fatto niente però ho prenotato quattro o cinque giorni in Val di Non”.

Bruno Lorandi racconta di essersi alzato e poi dice che Clara lo aveva avvicinato. E’ qui la chiave del delitto: quando il Lorandi si alzò, Clara era già in piedi, non a letto, come sostenuto dalla difesa.

Ancora una volta il Lorandi sente il bisogno di dire “m’ha dato un bacio” nell’intento di dipingere un rapporto idilliaco.

Ciò che colpisce del suo racconto è la frase “m’ha preso per il collo”, si tratta di “Leakage”, un fenomeno per il quale alcune parole che stallano nella mente di un soggetto intervistato fuoriescono involontariamente dalla sua bocca. Un altro esempio di “Leakage” si trova in un’intervista a Manuela Cacco, condannata per l’omicidio in concorso di Isabella Noventa, la Cacco ha detto: “Per meee potrebbe essere anche una scomparsa volontaria, per far passare del tempo in modo che si appianinooo tutte queste cose e che poi magariii eee per ritornareee e vedere se le acque si sonoo calmate un po’ e per eee lasciar passare un po’ di tempo da tutta questa caciara che s’èèè mmm creata attorno a loro” e in risposta ad un’altra domanda: “Mai eeee lassame pensà un attimo, perché in tre anni ne è passata acqua sotto i ponti”, il fatto che faccia riferimento a “le acque” e a l’“acqua” è significativo, Isabella potrebbe trovarsi in acqua.

Bruno Lorandi:  Quando andavo io a lavorare era sempre a letto, tanto andava alle 10:00, lei, son passato di Clara, le ho dato di nuovo un bacio, poi son andato verso la porta, ho preso il mio portafogli, le mie chiavi sul… sul mobiletto dove c’erano la sera, ho aperto la porta con le chiavi che c’erano già dentro, che sono quelle di Clara, le ho tirate fuori, le ho messe sul mobiletto che c’è proprio lì vicino alla porta, ho preso la bicicletta, e son andato sul lavoro.

Bruno Lorandi non dice che la mattina dell’omicidio sua moglie Clara fosse a letto quando lui uscì di casa, ma racconta invece ciò che di norma accadeva “Quando andavo io a lavorare era sempre a letto”; non raccontare i fatti relativi al giorno preciso sul quale si è interrogati, ma rifarsi alle proprie abitudini, alla normalità (Normal Factor), ed è una tecnica usata da chi dissimula per non raccontare fatti che sarebbero incriminanti e che di sicuro non hanno nulla di normale. 

Clara Bugna si era già alzata dal letto e stava stirando quando suo marito la uccise, non fu lui a mettere in piedi una messinscena, come sostenuto dai giudici.

Il momento dell’omicidio è, con tutta probabilità, quello descritto dal Lorandi con queste parole: “son passato di Clara, le ho dato di nuovo un bacio”, il racconto del bacio d’addio (Kiss Goodbye), infatti, è spesso un segnale linguistico che indica l’esatto momento in cui viene commesso un omicidio. Da notare che Bruno Lorandi non dice di essere tornato da Clara mentre la stessa si trovava ancora a letto ma “son passato di Clara”, che poteva essere ovunque.

Si noti che per la seconda volta il Lorandi parla senza motivo delle chiavi di casa.

Franca Leosini: Lei ricorda con la proprietaria del ristorante (…) che cosa le dice?

Bruno Lorandi: Sì, sì, le ho detto: “Guarda che doveva stirare, poi mi ha detto che veniva a lavorare”.

Bruno Lorandi ci conferma che Clara stava stirando.

Franca Leosini: Perché la sua reazione è stata questa?

Bruno Lorandi: Perché al venerdì sera, quando è venuta a casa dalla parrucchiera e aveva in mano ‘ste biancherie, che ha portato… in… camera del bambino, lei mi ha detto solo che doveva stirare, perché c’hooo…

Bruno Lorandi non termina la frase, un’indicazione che ha soppresso delle informazioni.

CONCLUSIONI

Deception Indicated.

P.S.: Il primo marzo 2018 la Corte d’Appello di Venezia ha respinto l’istanza di revisione del processo presentata dall’avvocato di Bruno Lorandi, Gabriele Magno.

Il 18 luglio 2019, l’avvocato Alberto Scapaticci ha depositato una seconda istanza di revisione. Bruno Lorandi, in questa occasione, ha dichiarato:

“Clara era l’amore della mia vita. Lei sa che sono innocente e voglio solo dimostrarlo”.

La priorità del Lorandi non è negare l’azione omicidiaria ma ingraziarsi l’interlocutore: “Clara era l’amore della mia vita”. 

“Lei sa che sono innocente”, non è una negazione credibile perché dirsi innocenti non equivale a negare l’azione omicidiaria.

“Io non ho ucciso Clara, sto dicendo la verità”, sarebbe stata una negazione credibile se Lorandi l’avesse pronunciata all’epoca dei fatti, non dopo più di 12 anni.

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