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OMICIDIO DI ROBERTA RAGUSA, CRIMINOLOGA URSULA FRANCO: L’INTERVISTA DEL LOGLI A QUARTO GRADO? ENNESIMO AUTOGOL

Non emerge nulla di nuovo, il Logli, ancora una volta e a distanza di tanti anni, non è riuscito a negare in modo credibile di aver ucciso sua moglie Roberta, ha mostrato di essere un bugiardo abituale ed un manipolatore.

Intorno alle 23.00 del 10 luglio 2019, la Corte suprema di Cassazione ha confermato la condanna a 20 anni per omicidio volontario e distruzione di cadavere per Antonio Logli. Il Logli ha ucciso sua moglie Roberta Ragusa nella notte tra il 13 e il 14 gennaio 2012 a Gello di San Giuliano Terme, Pisa. Prima della sentenza definitiva, Antonio Logli ha rilasciato un’intervista alla trasmissione Quarto Grado.

Abbiamo chiesto alla criminologa Ursula Franco, esperta in Statement Analysis, di analizzare quell’ intervista per noi. Ursula Franco è medico e criminologo, è allieva di Peter Hyatt, uno dei massimi esperti mondiali di Statement Analysis, si occupa soprattutto di morti accidentali e incidenti scambiati per omicidi e di errori giudiziari.
URSULA FRANCO
È stata consulente dell’avvocato Giuseppe Marazzita, difensore di Michele Buoninconti; è consulente dell’avvocato Salvatore Verrillo, difensore di Daniel Ciocan; ha fornito una consulenza ai difensori di Stefano Binda dopo la condanna in primo grado all’ergastolo per l’omicidio di Lidia Macchi. Binda, il 24 luglio 2019, è stato assolto per non aver commesso il fatto.
– Dottoressa Franco, quali sono gli stralci che lei ritiene significativi e cosa emerge dall’intervista?

Non emerge nulla di nuovo, il Logli, ancora una volta e a distanza di tanti anni, non è riuscito a negare in modo credibile di aver ucciso sua moglie Roberta, ha mostrato di essere un bugiardo abituale ed un manipolatore.

Si faccia caso a questi stralci: “la forza di chi non ha mai fatto niente” e “Per me non è morta, no, io finché non ho la certezza che sia morta, per me è viva, nessuno… potranno superare qualunque ostacolo dicendo, i giudici, che per loro è morta, per me no, perché, ti ripeto, loro hanno detto che sono stato io, io non ho fatto niente… quindi per me è viva”. Non solo “la forza di chi non ha mai fatto niente” e “io non ho fatto niente” non sono negazioni credibili perché aspecifiche e atemporali, ma “sono stato io” è un’ammissione tra le righe. “Io non ho ucciso Roberta, sto dicendo la verità” sarebbe stata una negazione credibile e l’unica che dobbiamo aspettarci da un innocente de facto.

Nel seguente stralcio: “L’unica bugia che ho detto è stata quella di non andare a dire che avevo Sara, perché poi per il resto ho detto, te lo giuro sui miei figli, ho sempre detto tutto minuziosamente, minuto per minuto, tutto quello che ho fatto e che mi hanno chiesto”. Si focalizzi su “L’unica bugia che ho detto” e su “te lo giuro sui miei figli”, il Logli non ci sta dicendo di aver detto la verità, ci dice invece di non aver detto bugie, ovvero di aver dissimulato e poi, giurando sui propri figli, mostra un bisogno di convincere che gli innocenti de facto non hanno, peraltro il giurare è caratteristico dei bugiardi abituali.

Un altro stralcio particolarmente interessante è questo: “Poi c’è stata una volta che, mi ricordo, trovai la bimba con un gunboy, no? Io ero contrario ai bambini che giocassero con questi giochi, trovai questo gunboy e dissi: “Alessia dove l’hai preso?”, “Guarda babbo, non è colpa mia, mamma me l’ha comprato, ma m’ha detto: Babbo non deve sapere niente. Eh, mamma fa sempre le cose di nascosto a te”. Secondo me non è corretto, anche nei confronti dei figli, far vedere che te fai le cose di nascosto, lei ha sempre fatto così, ha sempre fatto tutto di nascosto”.

Il fatto che il Logli dica “mi ricordo” è indice del fatto che nelle dichiarazioni precedenti non ha pescato nell’esperienza, che ha mentito. Quando il Logli dice “Secondo me non è corretto, anche nei confronti dei figli, far vedere che te fai le cose di nascosto” lo fa per convincere di essere virtuoso, se lo fosse non avrebbe bisogno di persuadere nessuno. Quando invece mette in bocca alla figlia queste parole “Eh, mamma fa sempre le cose di nascosto a te” e dichiara “lei ha sempre fatto così, ha sempre fatto tutto di nascosto” lo fa per lasciar intendere che Roberta possa essersi allontanata volontariamente pianificando di nascosto, peraltro queste dichiarazioni rivelano il suo intento di biasimare la vittima, un classico di chi ha commesso un certo reato.

È un modo per ripulirsi la coscienza, per darsi giustificazioni morali.

Infine, quando, riferendosi alla ricostruzione presente nelle motivazioni delle sentenze, dice: “Quello che dicono non è la verità, è incredibile, è inverosimile”, il Logli dice il vero. Antonio Logli ha ucciso sua moglie Roberta, ma i fatti non sono mai stati ricostruiti come si deve.

– Dottoressa, ricostruisca per noi le circostanze che condussero all’omicidio di Roberta Ragusa.

La notte della scomparsa di Roberta Ragusa, Antonio Logli fece una prima telefonata alla propria amante Sara Calzolaio dalla soffitta, telefonata che durò 42 minuti e che terminò alle 23.50, poi trasferì la figlia, che si era addormentata nel letto matrimoniale con la madre Roberta, nel suo lettino, andò in autoscuola e da lì chiamò Sara altre due volte. Il Logli chiamò l’amante dall’autoscuola alle 23.56 e infine, alle 00.17 per un’ultima brevissima telefonata di pochi secondi il cui contenuto è stato riferito dalla ragazza agli inquirenti: “Ti amo, buonanotte”. Quando il Logli salutò l’amante non era solo, Roberta lo aveva seguito in autoscuola a sua insaputa e lo sentì parlare con l’amante, ne nacque una discussione e la povera Ragusa, decisa ad affrontare la rivale, uscì dall’autoscuola, percorse pochi metri, raggiunse la staccionata, la scavalcò e si incamminò nei campi per dirigersi a casa di Sara Calzolaio, che abitava poco distante. Roberta intraprese la via dei campi, non perché in preda al panico o per fuggire al Logli, ma perché era intenzionata a raggiungere l’abitazione dell’amante del marito e proprio perché si trovava in autoscuola non ebbe accesso alle chiavi della propria auto, che erano rimaste in casa. Ella infatti, se ne avesse avuto la possibilità, avrebbe usato l’auto a causa delle temperature particolarmente basse di quella notte, dell’orario e della fretta che aveva di chiarire con la Calzolaio.

La discussione iniziale tra Antonio e Roberta ebbe luogo in autoscuola dopo le 00.17, per questo motivo i bambini non sentirono niente, per questo motivo anche il titolare della scuola di ballo che se n’era andato verso la mezzanotte non fu in grado di riferire nulla. Tra l’altro questa ricostruzione spiega anche il perché il Logli, credendo di essere da solo in autoscuola, disse liberamente a Sara: “Ti amo, buonanotte”.

In seguito alla fuga di Roberta tra i campi, Antonio Logli salì sulla propria auto, una Ford Escort station wagon, e si diresse in via Gigli, dove parcheggiò il veicolo al margine della strada e mentre era fermo sul ciglio della strada a fari spenti, tra le 00.30 e le 00.40, lo vide il super testimone Loris Gozi.

Poco dopo, Antonio Logli, tornò a casa, parcheggiò la sua auto nel vialetto, dove non era solito lasciarla e cambiò macchina, prese la Citroen C3 di Roberta e tornò in via Gigli, dove una seconda discussione impegnò i due coniugi, in quell’occasione il solito testimone, Loris Gozi, li udì.

Il Logli non minacciò mai di morte sua moglie, una volta intercettatala in via Gigli, la convinse con le buone ad entrare nella C3. Con tutta probabilità il Logli le promise che l’avrebbe portata a casa di Sara Calzolaio per chiarire. Fu Roberta ad alzare la voce e a sbattere con forza le portiere dell’auto per la rabbia. Infine, Antonio Logli condusse Roberta in una zona isolata, dove, dopo averla uccisa, ne occultò il corpo.

Antonio Logli maturò l’idea di uccidere sua moglie mentre si trovava in strada all’interno della sua Ford Escort station wagon e cambiò macchina, non perché si fosse reso conto di essere stato visto da Loris Gozi, ma perché temette che la sua auto danneggiata lo lasciasse a piedi in una delle fasi dell’omicidio e dell’occultamento del corpo di Roberta.

Antonio Logli, dopo essersi accorto del guasto, riportò a casa la Ford Escort, la parcheggiò nel vialetto, dove non era solito lasciarla e dove la vide la collaboratrice domestica, Margherita Latona, e uscì di nuovo, questa volta con la Citroen (C3) di Roberta.

Il giorno dopo, il Logli, usando della sabbia, pulì sia la strada dove aveva temporaneamente parcheggiato la sua Escort e dove era stato notato dal Loris Gozi che il vialetto all’interno della sua proprietà nel punto in cui quella notte aveva parcheggiato la Escort. Il Logli pulì sia la strada che il vialetto per il timore che la perdita di gasolio lo tradisse, una riprova del fatto che la sera della scomparsa della moglie lui si trovava in via Gigli in auto e non a letto. Per questo stesso motivo il giorno seguente il Logli uscì con la Ford Escort alla ricerca di Roberta e lasciò l’auto al cimitero, lo fece per lasciare l’auto danneggiata a debita distanza da casa per evitare che qualcuno notasse che perdeva gasolio e che quella perdita accreditasse il racconto dei testimoni per la presenza di chiazze di gasolio nei luoghi dove la sua auto era stata ferma quella notte.

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