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La testimonianza della regista Nadia Kibout sullo sgombero alla FELANDINA del 28agosto

Aiutare il prossimo è un compito che si va perdendo nella nostra civiltà, ma per fortuna le eccezioni esistono e non hanno bisogno ne di pubblicità ne di bandiera.

Ognuno di noi ha la propria sensibilità… il proprio modo di prendere le cose…

Certe cose dette a volte, anche se non mirano ad offendere l’altro, ebbene offendono ugualmente e ne ho avuto la prova andando a testimoniare di quanto è successo alla Felandina durante lo sgombero del 28 agosto.
È vero anche che ogni persona capisce cosa vuole capire vedendo il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto e con ciò dico:
Vedere dal vivo la situazione dello sgombero della Felandina senza una soluzione alternativa concreta è una sconfitta per me come essere umano e semplice cittadina.

È fallimento regionale, nazionale delle istituzioni, di qualsiasi bandiera essi siano. Richiamare accoratamente in diretta all’attenzione dello sgombero il Sindaco, è rimarcare quanto le istituzioni, la politica nazionale hanno fallito. Abbandonando il Sindaco e la politica locale a se stessa. Io ed altri cittadini italiani si, siamo stati scortati per andare via, per motivi di sicurezza sicuramente, trattamento però che i lavoratori/braccianti occupanti della Felandina non hanno avuto, lasciati e abbandonati a loro stessi nell’attraversare la basentana coi propri ‘beni’, materassi, valigie, bombole a gas etc, andando, una parte di loro a passare la notte fuori.
L’Italia che abbiamo oggi è fatta così, molto variegata, gente che si indigna, gente che si eccita, che incalza sulle tragedie altrui, sul colore della pelle, e non c’è nulla da fare, se non seguire i propri credo mossi dalla sensibilità.
Io penso che non è mai bene rispondere agli insulti, sempre preferibile glissare o proteggersi denunciando.
Il dialogo deve prevalere in ogni occasione per la salvaguardia delle persone più debole di questa società anche sapendo che la ragione non è mai da una sola parte.

Aiutare il prossimo è un compito che si va perdendo nella nostra civiltà, ma per fortuna le eccezioni esistono e non hanno bisogno ne di pubblicità ne di bandiera.
Capire ed accettare che i lavoratori umili che fanno un lavoro che nessuno vuole più fare, ore e ore sotto il sole chinati a raccogliere ciò che poi finirà sulla nostra tavola, meritano rispetto. Il colore della pelle non si dovrebbe guardare, si dovrebbe guardare solo alle condizioni, all’igiene e ai diritti delle persone, dei lavoratori tutti.
Concludo dicendo che da cittadina francese non devo ringraziare nessuno se sono in Italia, solo il mio cuore che mi ha portato in un paese che amo con tutte le sue contraddizioni, riuscendo a svolgere il mio lavoro di attrice/autrice e regista qui e altrove!
Nadia Kibout
Nadia Kibout

 

 

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