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RAVENNA SOTTOSCRIVE UN DOCUMENTO CONGIUNTO E CHIEDE AL GOVERNO DI FERMARE EMENDAMENTO “BLOCCA TRIVELLE”

Offshore. Ravenna, documento congiunto chiede al Governo di fermare emendamento “blocca trivelle”

“Un Sindaco dinamico, coraggioso, illuminato e una comunità unita.
Gente che “le trivelle” le conosce davvero.

Non come qualche amministratore locale che ne ha fatto nei tempi un uso strumentale e funzionale alla propria battaglia politica, senza mai aver visto un solo impianto di perforazione sul suo territorio.

Non come chi cerca, senza competenza alcuna, di auto-assegnarsi faticosamente una laurea in “offshore” leggendo wikipedia e poi con approssimativa saccenza prova a farne mostra nei migliori salotti televisivi.

Ebbene proprio da Ravenna, comunità consapevole che si affida alla scienza e non alle fake news, parte un documento chiaro verso il Governo.

Un abbraccio Michele de PASCALE”

Offshore. Ravenna, documento congiunto chiede al Governo di fermare emendamento “blocca trivelle”

Fermare subito l’emendamento “blocca trivelle”, indicare con chiarezza qual è la strategia energetica nazionale e istituire un tavolo per condividere con tutti gli attori coinvolti le politiche energetiche che si intendono mettere in campo. Sono le richieste al Governo contenute in un documento firmato oggi – giovedì 17 gennaio – in municipio a Ravenna dall’amministrazione comunale, dalle aziende, dai sindacati e dalle associazioni di categoria, al termine di un incontro partecipatissimo voluto dal sindaco Michele de Pascale, al quale sono stati invitati rappresentanti di tutti i soggetti che operano nel comparto dell’industria upstream.

La riunione è stata convocata appena appresa la notizia della proposta di emendamento al DL Semplificazioni che riguarda il settore upstream e prevede, in particolare, la moratoria fino a tre anni dei permessi di prospezione e ricerca di giacimenti già rilasciati e dei nuovi permessi, l’elevamento considerevole dei canoni concessori a carico delle compagnie e la soppressione del riconoscimento dell’upstream come “attività di pubblica utilità”. Scenario che sta destando comprensibilmente molta preoccupazione nelle aziende e nei lavoratori del settore, strategico per il nostro territorio, e nell’amministrazione.

Il documento completo è stato inviato al Presidente del consiglio Giuseppe Conte, il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti e il Ministro dello sviluppo economico Luigi Di Maio e sottoscritto da:

sindaco e presidente della Provincia di Ravenna, Michele de Pascale,
Camera di Commercio di Ravenna,
CGIL Ravenna,
CISL Romagna,
UIL Ravenna,
FILCTEM CGIL,
FEMCA CISL Romagna,
UILTEC UIL,
Confindustria Romagna,
CONFIMI Industria Romagna;
OMC Ravenna,
ROCA,
CNA Ravenna,
Confartigianato Ravenna,
Assomineraria,
Legacoop Romagna.
Hanno sottoscritto il documento anche le seguenti aziende: Rosetti Marino spa, Marine Consulting, Rosfin, Lastra, Cfo, Ecotech srl, Crea srl, Schlumberger, Bambini spa, Frigotecnica, Quality test, Techno srl, F.lli Righini srl, Biesse sistemi, D.M. officine, Micoperi spa, Cosmi spa, Secome service, Atena Ravenna/E/M, Hydro Drilling srl, Control srl.

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La proposta di emendamento al DL Semplificazioni che riguarda il settore upstream, in particolare, la moratoria fino a tre anni dei permessi di prospezione e ricerca di giacimenti già rilasciati e dei nuovi permessi, l’elevamento considerevole dei canoni concessori a carico delle compagnie e la soppressione del riconoscimento dell’upstream come “attività di pubblica utilità”, ha destato nel nostro territorio profonda e comprensibile preoccupazione nelle aziende, nei lavoratori del settore e nell’Amministrazione perché si tratta, in realtà, di una attività industriale di primaria importanza in cui Italia e Emilia-Romagna in particolare sono all’avanguardia nel mondo, che offre lavoro a migliaia di persone, professionisti, tecnici e maestranze e sostiene migliaia di famiglie. In questi ultimi due anni, la nostra comunità, insieme alle aziende, ai sindacati, alle associazioni ha lavorato fortemente nel nostro territorio a sostegno del distretto energetico dell’alto Adriatico il quale rappresenta una eccellenza europea. Nel dibattito sulla transizione energetica l’Emilia-Romagna rappresenta un riferimento con le sue quasi mille aziende riconducibili all’industria upstream che occupano più di diecimila addetti e generano indotto per oltre centomila lavoratori ( particolare la città di Ravenna dove è concentrato il 13% delle aziende e il 29% dell’occupazione regionale del settore e dove ogni due anni viene ospitato l’Offshore Mediterranean Conference (OMC), evento che riunisce i principali paesi produttori di energia e le aziende del settore. dati 2016 Unioncamere Emilia-Romagna) e in Si tratta di una concentrazione di aziende e professionalità per molti aspetti unica in Italia e in Europa e di un ricco patrimonio di realtà grandi, medie e piccole che operano direttamente nel settore energetico, nelle rinnovabili e nella green economy e indirettamente nell’ambito dell’impiantistica, della manutenzione e dell’installazione. Le aziende del comparto trovano nelle attività svolte a bordo delle piattaforme offshore scuola e palestra per la formazione ai più alti livelli di tecnici ed ingegneri in grado di esportare l’eccellenza italiana in giro per tutto il mondo. Aziende di caratura internazionale come ENI (che nel 2017 ha annunciato un piano di investimento su questo territorio di 2 miliardi di euro) operano e investono portando sviluppo, occupazione, professionalità, know-how e ricchezza. La comunità emiliano-romagnola, grazie alla sua esperienza, il know-how, le importanti università e i numerosi centri di ricerca è storicamente capace di affrontare con approccio costruttivo il tema delle estrazioni di gas naturale gestendole in condizioni di massima sicurezza, sostenibilità e nel rispetto della normativa europea sulla tutela del mare Mediterraneo ed è stata in grado di coniugare la tutela dell’ambiente marino, della costa, delle attività turistiche e le tante bandiere blu con le istanze socio-economico-industriali. Nel contempo si è distinta in ambito nazionale anche per i livelli e i ritmi di sviluppo delle energie rinnovabili con particolare riferimento al fotovoltaico, alle biomasse, al biogas e alle possibili evoluzioni verso il biometano. In virtù dell’esperienza del territorio ravennate nel 2016 è stato sottoscritto un accordo tra la Regione Emilia-Romagna e il Ministero per lo Sviluppo economico per la collaborazione nelle attività di sicurezza e innovazione nell’ambito della ricerca e coltivazione degli idrocarburi offshore e delle relative infrastrutture.

Nell’accordo si legge “Qui lavoro, ambiente, pesca e turismo hanno trovato un equilibrio virtuoso che ha consentito di conciliare le attività di estrazione con lo sviluppo di altri settori e di progredire nella ricerca di metodi a minore impatto ambientale. Nell’Adriatico l’industria di estrazione di gas naturale impiega migliaia di addetti, non solo nelle compagnie oil&gas, ma anche nelle società fornitrici di beni e servizi che occupano personale ad alta specializzazione e scolarizzazione, un insieme di know-how che contribuisce allo sviluppo di nuove tecnologie e all’innovazione del sistema produttivo del Paese”. Il gas naturale, la fonte fossile più pulita che esiste, riveste un ruolo di primo piano nella transizione verso la decarbonizzazione e nella strategia energetica del Paese coerentemente con gli obiettivi indicati dalla conferenza di Parigi COP21. e sicurezza e innovazione nell’ambito della ricerca e coltivazione degli idrocarburi offshore e delle relative infrastrutture. L’Italia è tra i primi dieci paesi al mondo per consumo di gas naturale , dalla produzione di energia elettrica all’uso del fornello di casa con più di settanta miliardi di metri cubi l’anno, domanda in continua crescita, dei quali più del 90% è importato dall’estero (Russia, Algeria, Libia tra gli altri). La produzione interna si attesta attorno all’8%, di cui il 5% proviene dall’adriatico settentrionale che risulta metano puro al 99% senza contenuto di acido solfidrico (H2S) e pertanto non richiedendo nemmeno problematici impianti di desolforizzazione prima della sua immissione nella rete di distribuzione nazionale. In questo scenario è evidente come il nostro paese abbia un assoluto bisogno di gas naturale come la necessità di mettere in campo politiche serie di risparmio energetico per ridurre i consumi da una parte e di valutare in modo lucido e scevro da dietrologie le opportunità che l’Adriatico offre per consentire all’intero sistema Paese di raggiungere un livello di autonomia maggiore, dall’altra, si faccia stringente. Con questo emendamento, di fatto, non si incentiva né il risparmio energetico né la produzione di energia da fonti rinnovabili, ma si costringe l’Italia a dipendere esclusivamente da fonti importate per l’approvvigionamento di energia, le si nega un futuro di maggiore sicurezza e autonomia sfilandola dalla competizione nel settore, penalizzando pesantemente la produzione interna di gas naturale e costringendo il Paese all’asservimento delle multinazionali dell’energia e delle speculazioni sul relativo costo. Anche l’European Energy Security Strategy della Commissione Europea propone di garantire la sicurezza dell’approvvigionamento energetico attraverso la produzione locale di energia puntando sul cosiddetto mix energetico, costituito dalla coesistenza del gas naturale unito alle rinnovabili, definendone la piena complementarietà. Dunque nel tema della transizione energetica, il gas naturale rappresenta la risorsa imprescindibile nel processo che ci porterà verso l’utilizzo esclusivo delle energie rinnovabili. Il tema dell’approvvigionamento di gas è strategico per il Paese e ineludibile per qualunque Governo. Il rapporto tra crescita e tutela dell’ambiente è fondamentale.

Se si intendono mettere in campo politiche energetiche ambientali serie bisogna seguire gli obiettivi indicati dalla conferenza di Parigi COP21, ad esempio gli obiettivi Se si intendono mettere in campo politiche energetiche ambientali serie bisogna seguire il carbone, incentivando le auto elettriche alimentate da fonti rinnovabili per diminuire i consumi di carburante, impegnandosi nell’efficientamento energetico del patrimonio edilizio pubblico e privato e negli impianti per ridurre prima di tutto i consumi, sostenendo lo sviluppo delle infrastrutture e del trasporto pubblico locale e dei treni per ridurre i consumi dovuto ai mezzi privati e al trasporto su facendo in modo di abbandonare totalmente gomma, etc. A Ravenna produciamo metano, ottenuto dal gas, da 60 anni. Eppure in questi decenni abbiamo tenuto assieme otto monumenti tutelati dall’ Unesco, un’oasi marina di valore europeo, il Parco del Delta, il turismo, la cultura, l’industria. Le analisi, positive o negative, sulle singole attività estrattive vanno fatte caso per caso, su basi tecnico-scientifiche e sulla fiducia negli organismi di valutazione e non sulla base di preconcetti, paure ataviche e superstizioni. È necessario fondarsi su aspetti di carattere fisico- geologico per capire le interazioni con la costa anche in relazione al fenomeno della subsidenza, ma questo non riguarda le attività offshore oltre le 5/6 miglia poiché è provato che a questa distanza non vi è nessuna interferenza con la subsidenza. Serve realismo e rispetto scientifico, non demagogia. Inoltre tanti sono i progetti in fase di studio sulle energie rinnovabili che sfruttano il basamento degli impianti marini delle piattaforme. È altresì da segnalare il paradosso con cui da una parte si approvano i lavori per il gasdotto Tap per importare gas dall’ estero e dall’altra ci si oppone al gas “a km zero” dell’ Adriatico. E ancora occorre riflettere sulla circostanza che la perdita degli investitori nel nostro paese significa lo spostamento degli investimenti verso paesi vicini (Croazia, Grecia e Montenegro) con interventi sui medesimi bacini e ambienti, vanificando del tutto i presunti benefici e creando l’assurdità di dover acquistare da paesi stranieri gas estratto in Adriatico. Se lo importiamo ne disperdiamo per aspetti tecnici il 25%, lo paghiamo di più che non a estrarlo in Italia, lo Stato incassa meno tasse. Quale futuro si prospetta inoltre per le migliaia di lavoratori che perderanno l’occupazione a causa di questo emendamento che mette un settore industriali tra i più trainanti e all’avanguardia del paese nella impossibilità di svilupparsi e crescere? Un periodo di blocco delle perforazioni e delle estrazioni significa la completa e definitiva dispersione del patrimonio di know how tecnologico ed industriale che l’Italia ha saputo orgogliosamente costruire dagli anni 50 di Enrico Mattei in avanti. Invitiamo il Presidente del consiglio Giuseppe Conte e il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti, il Ministro dello sviluppo economico Luigi Di Maio a venire a Ravenna per constatare personalmente la felice convivenza del settore delle estrazioni con l’ambiente, il turismo e il benessere della comunità.

Alla luce di quanto sopra chiediamo con forza al Governo di fermare subito l’emendamento, di indicare con chiarezza qual è la strategia energetica nazionale e di istituire un tavolo per condividere con tutti gli attori coinvolti le politiche energetiche che si intendono mettere in campo.

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