SALVINI NON VUOLE FORZARE

In tema di regionali lucane il ministro dell’Interno Matteo Salvini da una parte vorrebbe lasciare le cose come stanno, ritorno alle urne il 26 maggio, dall’altra non vuole scontentare quanti tra i rappresentanti locali, lo stanno pressando affinché intervenga. È emerso che nel decreto Franconi c’è quell’accorpamento teorico sulla base di europee «convocate con decreto del Presidente della Repubblica, su deliberazione del Consiglio dei ministri» che deve essere «pubblicato sulla Gazzetta ufficiale», che però materialmente ancora non c’è. Manca all’appello. Ad ogni modo Salvini si è affidato ai suoi uffici ministeriali dandogli il compito di interfacciarsi con gli omologhi regionali della Basilicata per sfruttare quelle maglie tratteggiate nel decreto Franconi e risolvere il tutto nella maniera più rapida e indolore per tutti. La stessa Franconi dovrebbe andare a Roma in settimana. Come rumors politici riportano al Pd andrebbe bene anche il voto a febbraio. La forzatura sarebbe stata fatta proprio con l’intento di ottenere un mini rinvio rispetto al voto a gennario. Da lunedì le trattative saranno più nitide. L’ultima parola per dirimere la questione i dem lucani l’hanno delegata ai giudici della Cassazione che esamineranno il ricorso del governatore sospeso relativo all’inchiesta Sanitopoli. C’è molto ottimismo negli ambienti del Pd lucano per l’esito dell’udienza, ma gli esperti giuridici dicono che sia immotivato in quanto gli “ermellini” potrebbero non pronunciarsi proprio nel merito delle doglianze esposte da Pittella. Pochi giorni e si saprà quale delle due parti aveva ragione. Certo è, dicono da Roma, che Salvini vuole pur proseguire la strada che porta al cambio della data del voto, basta che questa non contempli forzature istituzionali o giudiziarie. Né imposizioni unilaterali, da parte sua, sul quando nè ricorsi al Tar. Ma dialogo e diplomazia per trovare l’accordo che anticipi le regionali rispetto alla data di maggio.