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CASO CESTE BUONINCONTI: SCARPETTE ROSSE SULL’ARGINE DEL RIO MERSA

È difficile scrivere le motivazioni di un errore giudiziario; lo provano le motivazioni delle sentenze di primo e secondo grado; né i giudici, né i magistrati della procura di Asti sono mai riusciti a ricostruire i fatti in accordo con il loro convincimento perché un omicidio non c’è stato.

Abbiamo interpellato in merito la criminologa Ursula Franco che continua a sostenere che Elena non è stata uccisa e che né i giudici, né i magistrati della procura di Asti sono mai riusciti a ricostruire i fatti in accordo con il loro convincimento proprio perché un omicidio non c’è stato.

Dottoressa Franco, che effetto le fa vedere le foto pubblicate da La Voce di Asti di un cumulo di scarpette rosse nei pressi del tratto del Rio Mersa in cui furono ritrovati i resti di Elena Ceste?

È un’immagine che offende la verità e rientra nella farsa che va avanti dal 29 gennaio 2015, giorno dell’arresto di Buoninconti. Il caso Ceste ricorda il caso di Madeleine McCann, i genitori della bambina, nonostante sappiano che Madeleine è morta perché sono i responsabili della sua morte, continuano a recitare una parte. Nel nostro caso i Ceste sanno che Elena non era una vittima di violenze da parte di Buoninconti e sanno anche che negli ultimi tempi aveva manifestato alcuni pensieri ossessivi specifici con neppur troppo sfumate idee di riferimento che non erano altro che i prodromi della crisi psicotica che l’ha poi condotta a morte. Voglio sottolineare però che la famiglia Ceste, come i figli di Michele Buoninconti, a differenza dei McCann, sono vittime della malagiustizia e ne stanno pagando le conseguenze perché i 4 figli di Buoninconti, non solo hanno perso un padre da un punto di vista affettivo, ma anche l’unica loro fonte di sostentamento. Il caso Ceste Buoninconti era un caso da trattare con le pinze e invece i carabinieri della stazione di Costigliole d’Asti e la procura non hanno voluto riconoscere di aver preso lucciole per lanterne.

Nonostante le tre condanne e l’impopolarità che le porta, lei continua a difendere Michele Buoninconti, perché?

Perché sono dalla parte della verità, una verità che emerge con forza dalle risultanze investigative, una verità che è stata sommersa dal fango. Lo ripeterò finché non ne avrò ragione: Buoninconti è l’unica vera vittima di questo orrore giudiziario. Buoninconti è un uomo innocente che è stato prima diffamato senza remore e poi privato della libertà e dei propri figli.

Non sono ancora state depositate le motivazioni della Cassazione, eppure la sentenza è stata emessa da più di sei mesi?

È difficile scrivere le motivazioni di un errore giudiziario; lo provano le motivazioni delle sentenze di primo e secondo grado; né i giudici, né i magistrati della procura di Asti sono mai riusciti a ricostruire i fatti in accordo con il loro convincimento perché un omicidio non c’è stato.

 

 

 

 

Domenico Leccese 

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