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PESTAGGIO DI MICHELE BUONINCONTI IN CARCERE: IL PARERE DELLA DOTT.SSA URSULA FRANCO CONSULENTE DELLA DIFESA

Michele Buoninconti è stato percosso in carcere a Saluzzo da un altro detenuto. Abbiamo sentito in merito la dottoressa Ursula Franco, criminologa, consulente della difesa del vigile di Costiglione d’Asti

Michele Buoninconti è stato arrestato a fine gennaio 2015 dopo la virata colpevolista dei Media che inizialmente avevano dato in pasto ai telespettatori i messaggi che si scambiava sua moglie, Elena Ceste, con i suoi amanti, le interviste ad uno di questi e quelle al medico di famiglia, ai vicini ed al prete, interviste dalle quali si evinceva che la donna era affetta da un delirio persecutorio. Nel caso Ceste si è passati dall’ipotesi dell’allontanamento volontario in preda ad una crisi psicotica ad una condanna del marito per omicidio senza che sul cadavere della Ceste siano mai stati rinvenuti i segni di una morte violenta.

 

Dottoressa Franco, Buoninconti è stato aggredito in carcere a Saluzzo e non ha reagito, come se lo spiega?

Non ci sono spiegazioni alternative: Buoninconti non è un uomo violento, non lo è mai stato, gli è stato attribuito un omicidio che non solo lui non ha commesso ma che non è mai avvenuto. Il caso Ceste Buoninconti è un caso paradossale, una morte accidentale di una donna in piena crisi psicotica è stata scambiata per omicidio e il marito condannato a 30 anni.

 

Che vorrebbe dire ai suoi detrattori e a quelli del povero Buoninconti?

Che è umanamente inaccettabile che un uomo innocente sia stato arrestato per un omicidio mai avvenuto, sia stato sottoposto a perizia psichiatrica, privato dei quattro figli e poi condannato a 30 anni senza prove. Prove che la procura non ha trovato perché un omicidio non è stato commesso. E poi vorrei ricordare a tutti due cose: Buoninconti non è stato sottoposto ad un giusto processo in quanto uno dei consulenti chiave della procura di Asti è un millantatore che ha dichiarato il falso sui suoi titoli di studio sia nella consulenza redatta per la procura che durante un’udienza del processo di primo grado e poi, incredibile ma vero, il colonnello dell’Arma Fabio Federici, che ha fatto arrestare Buoninconti, un anno prima della condanna definitiva del poveruomo, ha ricevuto un encomio solenne per aver diretto le indagini del caso Ceste.

Dottoressa Franco, nulla le farà mai cambiare idea su Michele Buoninconti?

Nulla, conosco gli atti come le mie tasche e gli atti d’indagine parlano chiaro, Elena Ceste è morta per ipotermia dopo essersi allontanata da casa in preda ad una crisi psicotica. Vede, non solo conosco gli atti d’indagine che mi permettono di dire senz’ombra di dubbio che nel caso Ceste non è stato commesso un omicidio ma ho analizzato anche tutto ciò che è venuto dopo e che ha condotto a questo orrore giudiziario.

Poco prima dell’udienza in cassazione, sempre in un’intervista a Le Cronache Lucane, lei si rivolse ai giudici della Suprema Corte invitandoli a leggere gli atti d’indagine e non le ordinanze.

Certamente, nei casi di orrore giudiziario la soluzione è negli atti d’indagine non nelle ordinanze o nella richiesta della misura cautelare. Nei mesi di agosto e settembre ho redatto una consulenza relativa ad un omicidio vecchio di 31 anni, lo studio degli atti d’indagine mi ha impegnato più di 400 ore e mi sono resa conto che i giudici, come purtroppo spesso accade, nonostante non abbiano letto gli atti, lo si evince dalle motivazioni della sentenza, hanno condannato l’imputato all’ergastolo. Disarmante ma purtroppo ricorrente.

 

 

Domenico Leccese 

 

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