Dottoressa Ursula Franco, che cosa pensa della decisione della quinta sezione penale della Cassazione che il 14 luglio 2018 ha rigettato il ricorso presentato dalla difesa dei coniugi Romano contro l’ordinanza con cui la Corte d’assise d’appello di Brescia aveva dichiarato inammissibile la richiesta di accertamenti irripetibili su alcuni reperti mai analizzati sequestrati in casa di Raffaella Castagna?
I giudici della Cassazione hanno preso una saggia decisione, gli autori della strage di Erba si trovano in carcere. Nessuna scena del crimine è un campo sterile, pertanto eventuali accertamenti su reperti mai analizzati non avrebbero portato da nessuna parte.
Quindi secondo lei il caso è chiuso, Olindo Romano e Rosa Bazzi sono colpevoli?
Certamente, Olindo Romano e Rosa Bazzi sono gli autori della stage di Erba e sono due soggetti affetti da un disturbo psicotico condiviso detto folie à deux o shared psychotic disorder, una sindrome che si riscontra prevalentemente nei nuclei familiari e che generalmente coinvolge due persone; nella folie à deux una convinzione paranoica o delirante del soggetto dominante, in questo caso la Bazzi, viene trasmessa all’altro soggetto che vive in modo passivo e dipendente la relazione, in questa caso il Romano.
Dal punto di vista dell’analisi linguistica che può dirci?
I coniugi Romano non hanno mai negato in modo credibile di aver commesso la strage. Negare in modo credibile significa negare di aver ucciso/ammazzato la/le vittima/e.
Ci faccia un esempio di negazione credibile
“io non ho ucciso Raffaela Castagna”, “io non ho ucciso il piccolo Youssef”, “io non ho ucciso Paola Galli”, “io non ho ucciso Valeria Cherubini”, “io non ho sgozzato Mario Frigerio” sono negazioni credibili e non sono mai state pronunciate né da Rosa Bazzi né da Olindo Romano. Chi ritiene che i due coniugi abbiano negato di aver commesso gli omicidi, si sbaglia. L’incompetenza in campo criminologico e la presunzione di alcuni giornalisti che si sono espressi su questo caso hanno aggiunto dolore al dolore della famiglia Castagna. È tempo che lo Stato agisca per impedire lo strazio dei processi mediatici e, in questo caso, della disgustosa “ribollita” mediatica. Per la cronaca la “ribollita” è una zuppa che le massaie toscane “cuociono due volte”

Dottoressa Ursula Franco, analizzi per noi alcuni stralci di intercettazioni e interrogatori dei coniugi Romano
1) Olindo Romano: “Noi non abbiamo ucciso nessuno”.
Il Romano, per non mentire, sostituisce con la parola “nessuno” i nomi delle vittime.
2) Dalle dichiarazioni spontanee di Rosa Bazzi: “Io e l’Olindo non siamo mai saliti, non abbiamo fatto niente, ce l’avevano con l’Olindo e non è stato mai violento l’Olindo né con me né con altre persone, non avevamo co… così tanto odio per fargli del male. Io… sono stata o… che c’hanno detto se non dicevo… quello che avevo da dire che, son state tutte scritte, non vedevo più l’Olindo, per me è tutto Olindo, ditemi cosa devo dire che lo dico però non portate via l’Olindo. Non siamo stati noi. Chiedo solamente di non portarci via, di allontanarci l’uno all’altro, basta”.
Rosa Bazzi non ha negato di aver partecipato al quadruplice omicidio ma ha sperato che i giudici interpretassero le sue parole. Solo i colpevoli si esibiscono in lunghe tirate oratorie come questa, perché sono privi del “muro della verità” e pertanto incapaci di negare in modo credibile. Il “muro della verità” è una potente ed impenetrabile barriera psicologica che permette a coloro che dicono il vero di rispondere con poche parole alle domande relative al caso giudiziario in cui sono coinvolti, in quanto non hanno la necessità di convincere nessuno di niente.
La Bazzi quando dice “Io e l’Olindo non siamo mai saliti”, per non mentire, usa l’avverbio “mai” perché le permette di non riferirsi ad un preciso lasso di tempo.
Quando Rosa Bazzi dice “Non abbiamo fatto niente”, per non mentire, minimizza, sostituendo “fatto” ad “ucciso” e “niente” ai nomi delle vittime.
Anche quando dice “Non siamo stati noi”, la Bazzi, per non mentire, minimizza, sostituendo “siamo stati” ad “ucciso” ed evita di nominare le vittime.
3) Olindo Romano: “No, io non… mi ritengo estraneo, mi ritengo“.
Olindo prima si autocensura e poi dice di “ritenersi estraneo”, neanche di “essere estraneo”, in ogni caso dirsi “estraneo” non equivale a negare l’azione omicidiaria.
4) Rosa Bazzi: “Non c’entriamo niente Olli, non siamo stati noi”.
Ancora una volta la Bazzi prende le distanze dai fatti minimizzando, ella infatti non usa le parole “omicidi”, “uccisi”, “ammazzati”, “sgozzati” per evitare di confrontarsi con lo stress che termini tanto evocativi le produrrebbe, un escamotage verbale che usano molti colpevoli.
5) Olindo Romano: “Non ho fatto niente, né io né lei”.
Il Romano, come la Bazzi, per non mentire, minimizza, sostituendo “fatto” ad ucciso e “niente” ai nomi delle vittime.
6) Rosa Bazzi: “Ma perché devi dire che non è? Non è vero niente Olli. Sai che non è vero niente tutta questa cosa… Ancora adesso io lo dico… E torno sempre a ripetere… Ti pesa così tanto?”
“Ti pesa così tanto” è una frase incriminante, un’ammissione tra le righe della Bazzi. Che cosa dovrebbe “pesare” al marito se non il quadruplice omicidio? E’ irrilevante la risposta del Romano che cerca di mettere una pezza dicendo “Stare dentro sì”, peraltro un’indicazione della sua mancanza di senso di colpa e di rimorso.
7) Rosa Bazzi: “Guardi ho sempre raccontato la verità e torno ancora a ripetervi, non… non è da noi a fare quelle cose lì, abbiamo litigato, avete ragione che abbiamo litigato ma non… arrivare a quel livello lì”.
Ancora una volta la Bazzi è incapace di usare la parola “ammazzato”, “ucciso” e si riferisce al quadruplice omicidio come a “quel livello lì”. La Bazzi è capace di dire “Guardi ho sempre raccontato la verità” perché non ha mai detto il falso ma ha semplicemente dissimulato, ovvero ha evitato di dire.
Rosa Bazzi: “Se gli dico che non abbiamo fatto una cosa del genere…”.
La Bazzi continua a minimizzare definendo il quadruplice omicidio “una cosa del genere”.
Dottoressa Franco perché la confessione di un omicida può essere imprecisa?
Perché lo stress colpisce tutti, anche gli assassini e può produrre un disturbo del processo di memorizzazione di comune osservazione, ovvero il blocco della memorizzazione a lungo termine che impedisce ai ricordi, fissati inizialmente nella memoria a breve termine, di imprimersi in quella a lungo termine. Questa forma di amnesia, definita psicogena, è un sintomo di facile riscontro in soggetti che hanno subito un evento emotivamente stressante ed è collegata ad una alterazione dei processi di registrazione mnestica (amnesia di fissazione).
La traccia mnestica, una volta formatasi, richiede un certo tempo per essere consolidata e quindi ritenuta, attraverso meccanismi biochimici. Si riconoscono due distinti stadi nel processo di formazione della memoria, lo stadio della memoria a breve termine (memoria primaria), durante il quale si formano le tracce mestiche, ma solo temporaneamente, e lo stadio della memoria a lungo termine (memoria secondaria), in cui le tracce si consolidano e vengono ritenute in codici mnestici più duraturi. La durata della memorizzazione di un dato materiale mnestico dipende da molti fattori, ripetizioni, associazioni, affettività del soggetto, livelli di vigilanza, attenzione, attività svolta dal soggetto tra il momento dell’apprendimento e quello della rievocazione. Se il soggetto è impegnato in attività intellettive la ritenzione è minore di quella di un soggetto a riposo, questo a causa dell’effetto frenante che nuovi elementi esercitano su quelli appresi precedentemente (La memoria, pag.128, Manuale di Psichiatria, Pietro Sarteschi e Carlo Maggini).

Nel caso in specie perché le confessioni dei coniugi Romano furono imprecise?
Le confessioni dei Romano furono imprecise non solo a causa di un’amnesia di fissazione dovuta al ritmo con cui si svolsero i fatti la sera del quadruplice omicidio ma anche perché sia Rosa che Olindo cercarono di coprire il ruolo l’una di Olindo, l’altro di Rosa, attribuendosi tutti e 4 gli omicidi ed il tentato omicidio di Mario Frigerio.
Domenico Leccese