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LEGAMBIENTE BASILICATA: “GESTIONE DEI RIFIUTI, LA BASILICATA È RIMASTA FERMA AL PALO”

Legambiente: “Per archiviare la stagione delle discariche e degli inceneritori ci vuole più raccolta differenziata e l’impiantistica per il recupero di materia e il riciclo”

Occorre realizzare e mettere in funzione i 4 impianti previsti per il trattamento e riciclo della frazione organica dei rifiuti e l’impianto per il  recupero di rifiuti non pericolosi a Latronico

Serve più protagonismo della pubblica amministrazione e delle aziende con l’apertura agli acquisti verdi

Aumentare l’ecotassa per discariche e inceneritore, spingere sulla tariffazione puntuale. E la Regione Basilicata emani le linee d’indirizzo per il  Piano d’Ambito di EGRIB

La Basilicata, dopo essere uscita fuori da una pesante emergenza nel settore rifiuti a cavallo del biennio 2016-2017, soprattutto grazie ai numeri raggiunti dalla città di Potenza sulla raccolta differenziata, vive attualmente una situazione di stallo con percentuali di differenziata sostanzialmente ferme e comunque inferiori al 50%, quindi ancora ben lontane dagli obiettivi minimi previsti dalla normativa (il 65% da raggiungere già nel 2012) e con un quarto dei comuni lucani che di fatto ancora non ha avviato un vero sistema di raccolta differenziata. Dai dati ISPRA del 2019 emerge che solo Calabria e Sicilia fanno peggio della Basilicata.   In attesa che il nuovo sistema di gestione dei rifiuti urbani della città di Matera basato su “porta a porta” possa portare i benefici tanto attesi alla città e all’intera Regione, va comunque sottolineato che anche superare il 65% di raccolta differenziata non basta se non vengono raggiunti determinati livelli qualitativi.

“Con il recepimento da parte del nostro Paese del pacchetto di direttive europee sull’economia circolare – dichiara Antonio Lanorte, Presidente di Legambiente Basilicata – si è definito il contesto in cui occorre muoversi da qui ai prossimi anni. Il raggiungimento, nei tempi previsti, degli obiettivi che l’Europa, e anche l’Italia, si è prefissata, avverrà, però, se si faranno i giusti passi per completare al più presto la rivoluzione circolare del Paese e se si inserirà l’economia circolare tra i pilastri del Recovery Plan italiano. Non sarà più la raccolta differenziata a fare da indicatore, essendo stati introdotti obiettivi per la preparazione al riutilizzo e riciclaggio dei rifiuti (50% al 2020, 60% al 2030 e 65% al 2035). Per raggiungere questi target occorre fin da ora impostare e adeguare la rete impiantistica a supporto di queste operazioni, in assenza della quale continueremo ad assistere alla mancata chiusura del ciclo, al ricorso alle discariche e ad un trasferimento dei rifiuti raccolti verso altre regioni o all’estero“.

“La debolezza del sistema lucano di gestione dei rifiuti – sostiene Lanorte – continua a consistere nella scarsa dotazione impiantistica necessaria alla gestione di un sistema di raccolta differenziata spinto. Gli impianti di cui disponiamo oggi sono, infatti, quasi tutti al servizio della gestione del “tal quale”: Discariche, impianti di biostabilizzazione che producono “compost grigio”, impianti per la separazione meccanica dell’indifferenziato, inceneritore e co-inceneritore”.

“La Basilicata invece – continua Lanorte – ha bisogno di puntare con decisione ad una riduzione drastica dell’utilizzo dei vecchi sistemi di smaltimento, puntando su un’adeguata rete impiantistica a servizio del recupero di materia. Per archiviare la stagione delle discariche e degli inceneritori serve dunque completare il sistema impiantistico per il riciclo e il riuso dei rifiuti, urbani e speciali (per questi ultimi la percentuale di recupero di materia è ancora troppo bassa, essendo inferiore al 50%), rendendo autosufficiente la Regione. Per questo motivo chiediamo che l’impianto di recupero di rifiuti non pericolosi previsto nell’area P.I.P. di  Latronico sia realizzato e possa al più presto entrare in funzione. Così come chiediamo che venga realizzata l’impiantistica per il trattamento e del recupero della frazione organica dei rifiuti che rappresenta il 40% del quantitativo ottenibile con la raccolta differenziata. Siamo l’unica regione d’Italia insieme alla Valle d’Aosta a non avere in esercizio alcun impianto di trattamento della frazione organica dei rifiuti. La presenza degli impianti di compostaggio o, preferibilmente, dei digestori anaerobici regionali è assolutamente necessaria perché consentirà a tutti i Comuni che si sono avviati sulla strada del “porta a porta” di gestire in Regione la frazione organica senza essere “costretti” a sopportare i costi del trasporto per raggiungere impianti fuori Regione e prevalentemente al nord Italia. Senza considerare che questa rete impiantistica consentirebbe la produzione di biometano, da re-immettere in rete o destinare come carburante, e compost di qualità“.

“La Basilicata – sostiene ancora Lanorte – nel 2015 ha definito la sua Strategia Regionale Rifiuti Zero 2020 come riferimento programmatico per la definizione del Piano regionale di Gestione dei Rifiuti approvato ad inizio 2017. Il Piano prevede, tra l’altro, specifica impiantistica per la valorizzazione della frazione organica da raccolta differenziata con scenari al 2020. La DGR 406 del 28 giugno 2019 ha completato e ridefinito anche sul piano finanziario tale previsione di dotazione impiantistica. Pertanto la Regione Basilicata con quel provvedimento ha ammesso a finanziamento 4 impianti per il trattamento della frazione organica dei rifiuti solidi urbani. Si tratta di due impianti di compostaggio (Venosa e Lauria) e due impianti di digestione anaerobica (Colobraro e Potenza). L’obiettivo deve essere completarli il prima possibile. Ci risulta che, dopo numerosi rinvii, l’ultimazione dei lavori per  l’impianto di Venosa sia fissata il prossimo 31 gennaio. Sarà cosi?”

Oltre all’adeguamento dell’impiantistica, serve urgentemente garantire un impiego della materia ottenuta con le operazioni di riciclo favorendo le imprese che le utilizzano per la realizzazione di prodotti green, innovativi e sostenibili e che danno una spinta al mercato degli acquisti verdi attuando quanto previsto dalla normativa sul GPP (Green Public Procurement), i cui obblighi sono disattesi ancora da troppe amministrazioni comunali, come dimostra l’indagine dell’Osservatorio Appalti Verdi di Legambiente del 2018.

“In Basilicata – prosegue Lanorte – oggi circa il 25% dei rifiuti continua a finire in discarica (e un altro 25% viene destinato all’ incenerimento). Dei rifiuti che finiscono in discarica oltre il 35% è smaltito senza trattamento preliminare che contribuisce alla riduzione del peso e del volume dei rifiuti avviati a smaltimento. Questo succede mentre il costo del conferimento è sempre più alto con cifre che si avvicinano o superano i 200 € a tonnellata. Tuttavia tali costi (e questo rappresenta un’eccezione o quasi nel panorama nazionale) non fanno decollare la raccolta differenziata e la conseguente riduzione del secco residuo da smaltire malgrado sia evidente la non convenienza dello smaltimento”.

“Un altro elemento importante da considerare – secondo Lanorte – è la penalizzazione economica per chi smaltisce di più e per premiare i più virtuosi in modo davvero efficace. La legge 549 del 28 dicembre 1995 ha istituito il tributo speciale per il deposito in discarica dei rifiuti solidi, la cosiddetta Ecotassa, con l’obiettivo di “favorire la minore produzione di rifiuti, il recupero dagli stessi di materia prima e di energia, la bonifica di siti contaminati e il recupero di aree degradate”. Si voleva, in sostanza, disincentivare la convenienza economica dello smaltimento in discarica o incenerimento senza il recupero di energia, favorendo invece l’implementazione della raccolta differenziata ed il recupero dei materiali. Una sorta di economia circolare 1.0 che avrebbe potuto portare a benefici in termini ambientali, economici e sociali. La determinazione dell’ammontare di imposta passa attraverso le Regioni che determinano cifre e modulazioni rispetto alla tariffa prevista. Noi chiediamo che la Regione Basilicata rimoduli l’attuale ecotassa aumentandola progressivamente sino al raggiungimento dei livelli previsti dalla normativa statale. La massimizzazione dell’ecotassa è peraltro una previsione già contenuta nel Piano Regionale di Gestione Rifiuti in vigore e dalla legge 35/2018 recante disposizioni di riordino normativo in materia di rifiuti”.

“Altro parametro negativo della gestione dei rifiuti in Basilicata, condiviso peraltro con altre 6 Regioni, – sostiene ancora Lanorte – è il valore zero nella casella dei comuni che hanno adottato il sistema di tariffazione puntuale. Per fare un confronto, in Veneto il 45% dei comuni è passato dalla tassa alla tariffa commisurata sulla base della quantità e della qualità dei rifiuti conferiti”.

“Tali attuali ritardi nella gestione integrata dei rifiuti in Basilicata – conclude Lanorte – sono peraltro anche riconducibili a evidenti carenze nel sistema di governance. A tal proposito torniamo a sottolineare la sostanziale assenza di Egrib, cioè dell’Ente di Governo per i rifiuti (oltre che per le risorse idriche), nell’attività di gestione ed indirizzo del sistema. Nel settore rifiuti ad Egrib sono affidate dalla legge regionale n. 35 del 2018, precise funzioni di organizzazione del servizio di gestione integrata che per la gran parte potranno essere esercitate a seguito di emanazione di indirizzi e definizione di criteri specifici da parte della Regione, in particolare nella elaborazione del Piano d’Ambito”. Ma anche qui al momento, come per tutto il resto, l’immobilismo regna sovrano.

 

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