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“A RIFLETTERE”

L’INTERVENTO di Nicola Savino, già Sottosegretario di Stato

Il Natale, essendo l’occasione per “celebrare” la dignità umana, mi rimanda alle disfunzioni giudiziarie che tuttora la mortificano. Alcune esperienze personali. Avrò avuto sei anni quando un vicino di casa fu arrestato per un sospetto poi rivelatosi infondato.

Con la gente spaventata dai balconi, fu ammanettato per il carcere di Potenza; dopo ben quindici giorni,lasciato fuori dal cancello e nemmeno ricondotto dov’era stato prelevato!Da assessore regionale, primi anni ’80, fui rinviato a giudizio per aver affisso un manifesto “lapalissiano”, tipo:” come non si può guidare l’auto senza patente così non si può gestire una clinica privata senza l’autorizzazione regionale”. Nello stesso periodo, accorsi al carcere di Melfi dove un mio carissimo Compagno era stato recluso per aver co-firmato un documento tecnico relativo ad un sospetto abuso edilizio: dovette aspettare lì una settimana perché il giudice fosse disponibile ad interrogarlo. Da preside del Galilei di Potenza fui rinviato a giudizio per omesso controllo sulla sicurezza dei sandali utilizzati da una dipendente che,durante le vacanze natalizie, era scivolatain un bagno.In dibattimento dopo cinque anni di rinvii ed andirivieni-con testimoni sottratti-come me- ai loro compiti, finalmente fui ascoltato e mi fu possibile documentare che quella funzione era stata delegata.

Spese inutili e contributo al caos da bazar mediorientale che purtroppo s’incontra in quasi tutte le sedi di “giustizia”, ovviamente a parte quelle assegnate alla carcerazione! Da deputato, chiesi al Ministro per i Rapporti con il Parlamento, dottor Ciaurro, se ritenesse opportuno ch’io proponessi di consentire al cittadino di rinunciare all’”avviso di garanzia”.Era la fase in cui Montecitorio ribolliva di dibattiti sulle“autorizzazionia procedere” ed io, a scanso di equivoci, avevo già dichiarato in Aula che avrei sempre votato a favore:pur essendo previsto l’assalto a Craxi (che tuttavia giammai si dolse di questa mia libertà di coscienza).

La proposta sarebbe stata semplicissima: ciascun cittadino, per difendersi dal pubblico ludibrio, avrebbe potuto autorizzare presso il proprio Casellario giudiziario la “libera indagine” su di lui, senz’alcun preavviso. Il Ministro si disse contrario, perché ci avrebbero attaccati come corrotti o corruttibili, intesi a bloccare i giudici. Erano i giorni di Mani pulite, con i Di Pietro in televisione per gridare allo scandalo contro un decreto che avesse depenalizzato il finanziamento illecito ai Partiti:come avvenuto qualche tempo prima per il Partito Comunista circa i contributi sovietici (in un qualche modo devono pur finanziare i Partiti, perché strumenti di proprietà dei cittadini seda essi ben posseduti ed organizzati!). Il presidente Scalfaro, intimorito da Mani pulite, aveva rifiutato di firmare;e-secondo l’amico Ciaurro-se avessimo presentato quella proposta, avremmo riacceso le polemiche.Sinceramente non convinto, mi resi poi conto della grande importanza che l’”avviso di garanzia” ha per i giudici (sebbene a tutela del cittadino) durante un successivo convegno organizzato dal Circolo Acli di Potenza.

Quando infatti chiesi al Magistrato relatore la sua opinione su quella idea, s’incazzò al punto da scattare in piedi e minacciare l’abbandono dell’incontro: perché quella domanda non era stata concordata con l’organizzatore. Insomma,per quanto sia “inviolabile il diritto alla difesa”,il “proiettile di carta”non si può omettere e, dopo settantantadue anni di Costituzione repubblicana, il cittadino è ancora nella condizione di quel Rivellese nel 1943 ,quando ancora vigeva il Codice Rocco! Per non parlare della “irragionevole durata dei processi” o dei reclusi in attesa di processo e delle condizioni degradanti (e contagianti!),inadeguate alla “rieducazione” di cui all’ art 27CC. Tanto premesso, in questo Natale “essenzializzato”,sento di dover porgere ai Lettori l’augurio sentito di non incappare mai in problemi giudiziari!

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