Il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto che introduce la nuova stretta contro le violazioni delle norme per prevenire il Coronavirus: tra l’altro vi sono multe da 400 a tremila euro per chi aggira le misure per arginare la diffusione del Covid-19 e una pena massima di 5 anni per chi da positivo al virus viola la quarantena. Non è prevista la confisca di auto, moto e veicoli, mentre saranno sempre garantiti la filiera alimentare e i carburanti.

“Invito tutti a soprassedere” sull’annunciato progressivo stop agli impianti di benzina, ha chiarito Giuseppe Conte al Tg5, perché è un servizio essenziale: “Troveremo una soluzione con la ministra dei Trasporti Paola De Micheli. Ma non possiamo consentire che si arrivi a un’interruzione di questo pubblico servizio”. “Oggi – ha aggiunto il premier – stiamo distribuendo 4,9 milioni  di mascherine e 1,9 mln di quelle specialistiche per personale sanitario. Tra 96 ore un consorzio di produttori italiani produrrà 2 mln di mascherine chirurgiche al giorno, coprirà il 50% del nostro fabbisogno: è la reazione del sistema Italia”. Il presidente del Consiglio sarà domani alla Camera e giovedì al Senato.

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E’ durata oltre due ore la riunione del Consiglio dei ministri che ha varato un decreto che serve a dare un quadro normativo unitario a tutte le misure adottate finora per il contenimento del contagio e a inasprire le sanzioni previste. Soddisfazione è stata espressa dal Partito democratico. “Il governo ha deciso, come auspicavamo – ha twittato Andrea Orlando, vicesegretario del Pd – di rendere più efficaci e rapide le sanzioni per chi non aiuta a contenere il virus ed aumenta il pericolo per tutti. Ce la faremo se tutti insieme ci diamo una mano”.

Conte: “Tutti devono fare la loro parte”

Dopo il cdm il premier ha commentato il decreto in una conferenza stampa, smentendo che le misure restrittive finora adottate si protraggano fino al 31 luglio. “Lo stato di emergenza per sei mesi – ha spiegato il premier – non vuol dire restrizioni fino al 31 luglio. Siamo pronti ad allentare le misure in ogni momento, speriamo prestissimo”.

A Pasqua saremo ancora bloccati in casa? “Sulla Pasqua non mi faccia far previsioni – ha poi detto Conte in serata al Tg5 – ci atteniamo all’andamento epidemiologico, ragionevolmente non è una soluzione dei prossimi giorni, ma confidiamo che non lo sia neppure dei prossimi mesi”. Quindi si è detto “orgoglioso della reazione di tutti i cittadini, la maggioranza dei quali rispetta le regole”.

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“Tutti devono fare la loro parte, se tutti rispettano le regole si esce prima dall’emergenza”, ha ammonito. “Abbiamo deliberato l’adozione di un decreto legge che riordina la disciplina anche dei provvedimenti che stiamo adottando in questa fase emergenziale. Il nostro assetto non prevedeva un’emergenza di questo tipo”. “Con questo decreto legge abbiamo regolamentato più puntualmente e in modo più trasparente i rapporti tra l’attività del governo e del Parlamento. Prevediamo che ogni iniziativa venga trasmessa ai presidenti delle Camere e che io vada a riferire ogni 15 giorni”.

A proposito dello scontro fra Stato e Regioni, Conte ha poi precisato: “La competenza sulle misure restrittive deve essere dello Stato. Alle Regioni lasciamo la possibilità di adottare altre misure”.

Per quanto riguarda infine i rapporti con le parti sociali e il rischio scioperi, il premier ha sottolineato che “la concertazione degli anni 90 è un periodo superato, la competenza delle decisioni spetta al governo. Questo è il momento del confronto ma la porta per i sindacati è sempre aperta”. “Stiamo facendo degli aggiustamenti” con i sindacati che non sono rimasti soddisfatti della lista delle attività produttive che continuano a lavorare, “le filiere produttive sono molto integrate”. “Con i sindacati stiamo lavorando”.

Cosa prevede il decreto

Multe da 400 euro a tremila euro per chi non rispetta i divieti di circolazione e le regole di contenimento, stop fino a 30 giorni per le attività commerciali e possibilità per i presidenti di regione di emettere ordinanze più restrittive nei territori a maggiore circolazione del virus, purché convalidate entro sette giorni con decreto del presidente del consiglio dei ministri. Il quale resta l’unica autorità in grado di disporre in via urgente e temporanea misure che comprimono le libertà costituzionali. Dal punto di vista delle sanzioni penali, il decreto stabilisce che “viene punito col carcere da uno a cinque anni chi è in quarantena perché positivo al Coronavirus ed esce intenzionalmente di casa violando il divieto assoluto di lasciare la propria abitazione”. Perché si incorre in un reato contro la salute pubblica, provocando il diffondersi dell’epidemia.

Il decreto legge è stato approvato nel consiglio dei ministri in una riunione in cui tutti si sono presentati con mascherine e guanti. Due le esigenze da soddisfare: costringere i cittadini a restare a casa il più possibile usando il deterrente della sanzione pecuniaria e rimediare allo scontro continuo fra governo e regioni, provando a mettere ordine nella filiera istituzionale.

La norma infatti prevede che – alla scadenza dei divieti di circolazione e chiusura di scuole, bar, ristoranti, parchi e di tutte le altre attività che hanno subito uno stop – al fine di contenere e contrastare i rischi sanitari e il diffondersi del contagio, possano essere adottate, su specifiche parti del territorio nazionale o sulla totalità di esso, per periodi predeterminati, ciascuno di durata non superiore a trenta giorni, reiterabili e modificabili anche più volte fino al termine dello stato di emergenza, fissato per ora come limite teorico al 31 luglio 2020 dalla delibera assunta dal Consiglio dei ministri del 31 gennaio 2020.

L’applicazione delle misure -spiega la nota- potrà essere modulata in aumento ovvero in diminuzione secondo l’andamento epidemiologico del predetto virus, una o più tra le misure previste dal decreto stesso, secondo criteri di adeguatezza specifica e principi di proporzionalità al rischio effettivamente presente.

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Altra novità contenuta nel decreto ed esplicitata dal presidente Conte nella conferenza stampa pomeridiana, i presidenti di Regione possono adottare autonomamente o in via di urgenza per igiene sanitaria misure più restrittive che sono valide ed efficaci per 7 giorni, entro i quali devono essere confermate con Dpcm. Lo stesso vale per le ordinanze dei sindaci rispetto al presidente della regione o al presidente del consiglio dei ministri che deve confermarle entro 7 giorni con decreto. Per quanto riguarda le ordinanze locali emesse prima dell’approvazione del decreto, il nuovo provvedimento stabilisce che esse restino in vigore ancora per 10 giorni: “Per specifiche situazioni sopravvenute di aggravamento del rischio sanitario – si legge nel testo – , i Presidenti delle regioni possono emanare ordinanze contenenti ulteriori restrizioni, esclusivamente negli ambiti di propria competenza”. In questo ambito rientrano dunque le norme di tipo sanitario come le misure di prevenzione.