LA CERVELLINO CHIEDA SCUSA SUBITOCifarelli, Lacorazza, Verri e Araneo solidarizzano con il sindaco di Genzano

Non siamo amanti del woke, non ci piace neanche l’idea che non si possa più fare una battuta o ironizzare su qualcuno.

Ricordiamo che Forattini alle dimissioni di Fanfani sotto capodanno disse che era saltato il tappo, che lo stesso Forattini ironizzava sulle piccole dimensioni falliche di Spadolini e che i soprannomi che hanno riguardato Andreotti sono stati i più crudeli anche se, come viene ricordato nel film “il Divo”, lui non ha mai querelato perché possiede il dono dell’ironia.

Malgrado tutto quello che è abbiamo messo in premessa dobbiamo dire che esiste una differenza sostanziale e non solo formale tra il più aggressivo o ironico dei lessici della politica e l’utilizzo della parola “stronza” per definire il Presidente del Consiglio.

La Cervellino ha sbagliato.

Ha sbagliato in modo non giustificabile.

Ha sbagliato perché ha definito “stronza” la premer, ha definito stronza la sua squadra di governo e, soprattutto, ha definito stronzo il Popolo Italiano e la maggioranza che lo ha votato.

LA FASCIA TRICOLORE SULLA SPALLA

Il Sindaco, qualsiasi sindaco anche quello di Genzano di Lucania, indossa sulla spalla una fascia tricolore che ricorda ogni giorno il suo ruolo di ufficiale di governo ma anche l’unità della Nazione.

Quella Nazione è rappresentata da Giorgia Meloni. In questo momento è lei che gli italiani hanno scelto di eleggere, e da lei che gli italiani hanno scelto di essere rappresentati.

Se ogni parlamentare rappresenta la Nazione senza vincolo di mandato, si dovrà dare atto che il Presidente del Consiglio rappresenta la Nazione e la Repubblica in ogni consesso internazionale.

Si ha il diritto di non condividere le sue scelte politiche. Non si ha il diritto di offendere. Si ha il diritto di usare un linguaggio vigoroso contro le scelte politiche del Governo.

Non si ha il diritto di insultare il Capo del Governo e, ancora meno, il suo elettorato. La Cervellino ha sbagliato. Ha talmente sbagliato che anche Pinuccio a un certo punto sembrava infastidito.

Non c’è niente di ironico a usare questi termini.

Niente che possa giustificare questo modo di parlare.

Niente che possa ritenere fondato questo lessico.

Il politico, soprattutto quando indossa una fascia tricolore, rappresenta tutti i cittadini del suo Comune anche quella fetta importante che ha votato Fratelli d’Italia e il centrodestra che non può essere definito “stronzo” perché ha opinioni differenti da quelle del Sindaco.

Si torni alla serietà, alla sobrietà e alla distinzione dei ruoli. Il comico faccia il comico, il politico faccia il politico.

LE REAZIONI DEL CENTRODESTRA

Rosa, Caiata e Mattia ma anche tutti i consiglieri regionali e il segretario regionale di Fratelli d’Italia hanno espresso il loro sdegno nei confronti delle parole della Cervellino.

Lo hanno fatto con fermezza ma senza esacerbare il linguaggio.

Lo hanno fatto con determinazione ma senza mai scendere sul turpiloquio o offendere qualcuno. In realtà questo linguaggio d’odio pronunciato dalla Cervellino non è solo volgare e fuori luogo.

E’ anche vagamente pericoloso.

Nella nostra Nazione si respira aria di violenza.

Si fingono di non vedere i manifesti della Meloni scarabocchiati, gli assalti alle sezioni politiche del centrodestra ed, infine, la violenta cacciata dell’On. Fiano dall’Università con la colpa di essere filo israeliano, sono segnali di un clima non buono.

I più vecchi tra noi ricorderanno, i più giovani hanno studiato che gli anni ’70 iniziarono proprio così.

Non va bene, dunque, la violenza verbale che la Cervellino ha praticato anche perché può essere prodromica di una violenza fisica della quale serve assumersi anche la responsabilità morale.

IL GIUSTIFICAZIONISMO A SINISTRA

Non ci piace il giustificazionismo a sinistra.

Non ci piace che i consiglieri Verri e Araneo dicano di esprimere “solidarietà a Viviana Cervellino, auspicando che lo stesso facciano tutti gli esponenti politici, di ogni colore, compresi quanti negli scorsi giorni si sono precipitati a manifestare solidarietà alla premier Meloni, che immaginiamo intenta ad occuparsi di ben altre faccende piuttosto che interessata a beghe di bassa lega, create ad arte”.

Non ci piace che Cifarelli e Lacorazza dicano che “l’episodio che ha coinvolto la Sindaca Cervellino, la quale durante una trasmissione satirica ha espresso un giudizio colorito nei confronti della Presidente del Consiglio Meloni, ha scatenato una reazione che per alcuni aspetti sembra voler alimentare il conflitto e richiamare le curve al tifo” riducendo le parole della Cervellino a “inadeguate”.

Ci aspettavamo che Cifarelli, Lacorazza, Verri e Araneo dicessero chiaramente che chi offende in modo volgare il Capo del Governo della Repubblica Italiana non può militare in un partito democratico, si mette al di fuori del dibattito democratico.

Hanno ragione Lacorazza e Cifarelli quando dicono che il linguaggio politico si sta impoverendo con una “riduzione a strumento di intimidazione verso chi esprime dissenso” ma, avremmo voluto che questa frase si concludesse con una netta presa di distanza da chi come la Cervellino utilizza il turpiloquio contro gli avversari politici.

Chissà che reazione avrebbero avuto Lacorazza e Cifarelli, la Verri e l’Araneo se qualche consigliere regionale avesse definito “stronzo” o “stronza” qualcuno di loro e il loro elettorato?

La domanda è retorica perché avremmo assistito allo squillo delle trombe del giudizio universale.

Del resto siamo abituati a questa doppia morale della sinistra. Se il Presidente del Consiglio viene definita “cortigiana” è soltanto un termine sbagliato o inopportuno, se qualcuno si è permesso di criticare qualcuno di loro è stato messo alla gogna.

Del resto si sa che, nella fattoria degli animali, tutte le cortigiane sono uguali ma qualcuna è più uguale degli altri.

Per quanto riguarda la Cervellino, invece di parlare dei “soliti squadristi” nel suo post su facebook chieda scusa e si rende conto che è assolutamente inadeguata al ruolo.

Massimo Dellapenna

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