LA PROCURA ATTERRA IL CLAN DI FERRANDINA La Dda ha emesso 41 misure cautelari; 55 gli indagati di cui 7 minorenni. Arresti anche in Campania e Puglia

Associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti.

È quanto emerso al termine dell’operazione svolta dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Potenza grazie al coordinamento con la Procura del Tribunale per i Minorenni di Potenza e condotta dalla compagnia di Pisticci grazie al supporto del Nucleo Investigativo di Matera che ha eseguito appunto due ordinanze di misure cautelari, emessa una dal Gip del Tribunale dei Minorenni di Potenza e l’altra dal GIP del Tribunale di Potenza.

Quarantuno misure cautelari, cinque in carcere, ventisette ai domiciliari, due restrizioni nelle comunità dei minori, sette obblighi di dimora.

Le provincie interessate sono quelle di Potenza, Matera, Lecce, Salerno, Siracusa e Trani.

Trai 41 indagati anche due minorenni, ritenuti responsabili a vario titolo di associazione per delinquere finalizzata al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti, aggravate dal metodo mafioso, della disponibilità di armi, dal numero di partecipanti e dal coinvolgimento di minori nelle attività criminali, come concorso esterno in associazioe mafiosa, detenzione e porto abusivo d’armi e stupefacenti.

A capo dell’associazione criminosa già da due anni è Antonio Bisogno, ventenne, che ha acquisito contatti, collegamenti e carismi dal padre Gianluca ora deceduto.

Di origini campane, proviene da una famiglia inserita nella criminalità organizzata, con contatti diretti con Vincenzo Zullo, detto “U Cavallaro”, personaggio di spicco della mala campana.

Gli episodi di spaccio sono avvenuti nelle scuole, i carabinieri si sono avvalsi dell’ausilio di unità cinofile e mezzi specializzati, come gli elicotteri del Nucleo Elicotteri del capoluogo pugliese, per dare luogo all’operazione.

Bisogno avrebbe contattato diversi giovani per dare luogo alle attività di spaccio, detenzione e possesso di droga.

Le operazioni sono ancora in corso, con perquisizioni personali, domiciliari e nei locali adibiti allo spaccio e all’uso delle sostanze stupefacenti. Da notare la presenza di cellulari utilizzati dai malviventi per comunicare durante il periodo oggetto dell’indagine.

Questi i dettagli illustrati durante la conferenza stampa del Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Potenza, Maurizio Cardea, di Giovanni Russo, Colonnello dell’Arma dei Carabinieri, Anna Gloria Piccininni, Procuratrice presso il Tribunale dei Minorenni.

Anna Gloria Piccininni ha parlato dell’indagine: «Alcuni non sono ancora diventati maggiorenni.

La presenza dei minorenni è inquietante.

Oltre tutto bisogna considerare la scaltrezza di questi ragazzi, la capacità criminale di investire sul traffico, di dare suggerimenti, di stabilire nuovi luoghi di nascondiglio, come fare per prelevare, indicazioni che davano anche persone nel luogo.

Pensare al mondo minorile come un mondo fatato, non lo è affatto. L’idea che il minorenne si faccia manipolare dal maggiorenne, io non sto riscontrando questo, piuttosto il contrario.

Proprio perché sono così bravi a smanettare sui cellulari, sono più capaci di creare collegamenti.

Il capo clan appena raggiunta la maggiore età, ha dimostrato una capacità criminale. Ha trovato subito nell’ambiente carcerario un modo per avere un cellulare e per comunicare con l’esterno.

Da subito, e questa non è una cosa semplice.

Bisogna avere un rapporto di estrema fiducia con gli altri detenuti che di solito non riservano a una persona così giovane.

Per quanto siano scaltri esibiscono il loro lavoro, la loro capacità sui social e questo crea una debolezza.

Hanno questa debolezza.

Dimostrare quanto sono bravi, quanto sono capaci anche nel crimine.

Questo per noi è una fonte di prova ulteriore».

Maurizio Cardea ha delineato altri aspetti dell’inchiesta; «Atteso che si tratta di un piccolo comune, di un coinvolgimento di numerose persone, di minorenni, di attività di spaccio è sicuramente un fatto allarmante e preoccupante.

D’altro canto viene contestato un reato gravissimo qual’è l’articolo 74, con l’aggravante del metodo mafioso. C’è l’episodio che ha determinato l’arresto di Bisogno, l’altro episodio che ha riferito il Colonnello dell’aggressione.

Aggressione posta in essere addirittura con il concorso di un minorenne».

«A Matera i contatti, da quello che ho sempre visto io – erano più con la Calabria, in questo caso sembrano avere più contatti autonomi rispetto agli altri sui territori.

Direi che vi sono stati vari episodi sul territorio abbastanza gravi, attentati e altro, diciamo che si era determinata una sorta di vuoto a seguito della nostra attività nel 2018 e 2019» conclude il procuratore Cardea.

Tutto questo anche grazie ad un precedente contatto con un gruppo albanese molto attivo nel traffico di droga.

Francesco Menonna

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