Al via oggi gli interrogatori di garanzia per gli indagati dell’inchiesta della Direzione distrettuale dell’Antimafia di Potenza, i cui dettagli sono stati spiegati dal Procuratore distrettuale facente funzione Maurizio Cardea e dai sostituti procuratori Vincenzo Montemurro e Marco Marano, sottoposti a misura cautelare. In accoglimento delle richieste della Procura, il Gip di Potenza Ida Iura ha disposto la restrizione in carcere per l’imprenditore di Lavello Antonio Liseno, Angelo Finiguerra, Maria Grazia Filomena, Sante Cartagena, Pasquale Saracino, Nicola Dileo e Pietro Gervasio. Agli arresti domiciliari, invece, Sonia Finiguerra e Franco Mauro Via. Contestualmente il Gip ha disposto il sequestro preventivo del compendio aziendale di 11 società del valore di 170 milioni di euro nonché il sequestro preventivo, nella forma diretta o per equivalente, di beni per un valore di 9 milioni e 685 mila euro. Per l’accusa disarticolato un sodalizio criminale dedito al riciclaggio dei proventi della criminalità foggiana, derivanti anche dalle rapine ai portavalori. Il Resort di lusso a Lavello, il “San Barbato”, ma non solo: dagli inquirenti mappato «il castello di carta riempito di società operanti solo a livello formale», ovvero «il carosello di aziende messe in piedi dagli indagati servito ad impedire di individuare l’origine dei capitali ed i flussi di denaro che, consegnato in contante, è stato ritrasferito ai cerignolani (i componenti del gruppo criminale “Saracino-Cartagena”) attraverso le operazioni economiche giustificate con fatture in realtà relative, per la gran parte, ad operazioni inesistenti». Su questo specifico asse lucano-pugliese, per l’accusa «il capitale fatto pervenire ripulito» ammonterebbe proprio a circa 10 milioni di euro. Liseno, descritto come un «imprenditore criminale» e «una specie di “piovra” a livello locale nella comunità di appartenenza» non si poneva, secondo l’accusa, alcun limite «per raggiungere lo scopo di un profitto», che veniva «perseguito ad ogni costo» ed anche con «alleanze criminali e infiltrazione nella vita pubblica, con corruzioni e con l’utilizzo di soggiorni, pranzi e cene nella struttura alberghiera “San Barbato” come “merce di scambio” per i mille favori che hanno reso possibile la ascesa economica di un tale soggetto che, con certezza, continua a creare false apparenze». Plurimi gli spunti dell’inchiesti passibili di futuri sviluppi. Il “San Barbato” come « “merce di scambio”» compare, per esempio, in un mini gruppo di accuse, «corruzione tra privati-i rapporti con le banche», contestate ad Angelo Finiguerra, «uomo di fiducia del suo capo Liseno Antonio nonché referente del sodalizio sia per i rapporti con la criminalità organizzata lucana e pugliese», e ad altri. Tra gli altri, un direttore, a Milano, di una filiale di società già quotata in Borsa, che, per compiere ovvero omettere atti in violazione degli obblighi inerenti al proprio ufficio a favore di Finiguerra, avrebbe ricevuto utilità per sé e per i familiari. Gli inquirenti sono stati attratti dall’avvallamento di un bonifico di disposto sul conto corrente intestato alla Business Wholesale & Retail, «privo di fondi», e sul quale era stato richiesto anche un fido temporaneo rigettato dallo stesso istituto di credito. Secondo l’accusa, le cosiddette utilità sono consistite in un soggiorno, nel settembre del 2020, a Lavello presso l’hotel Resort San Barbato «per un valore di € 2.815,50», «voli aerei (biglietti viaggio da Milano a Bari per un costo di € 1.080,00), disponibilità di autoveicolo per trasferimento (da Bari a Lavello), nonché regalie (consegna di una bici elettrica per la moglie), offerte da Merra Mariagrazia Filomena e da Finiguerra Angelo, pagati da quest’ultimo attraverso rapporti di conto corrente in essere presso la medesima filiale ed intestati alla Business Wholesale & Retail S.r.l., società amministrata da Finiguerra Angelo». Un altro caso riguarda Finiguerra e, all’epoca dei fatti, un direttore d’agenzia, a Milano, di una banca, società quotata in Borsa, ed è relativo a pratiche di autorizzazione delle richieste e delle movimentazioni bancarie del Finiguerra e della moglie Merra «al fine di trasferire denaro dalle società di Liseno a quelle riconducibili a Saracino-Cartagena». Operazioni, «tutte relative a transazioni fittizie e comunque non giustificate dalla consistenza patrimoniale delle imprese di Finiguerra-Merra». Il direttore d’agenzia, inoltre, avrebbe agevolato aperture di credito a favore di Finiguerra «prima con promessa con fido di 300 mila euro e poi con promessa, mantenuta, di concessione di mutuo chirografario per 50 mila a favore della Sd Vendite S.r.l.» Nel suo caso, le «utilità, non dovute, offerte da Finiguerra», sarebbero consistite nell’agevolazione da parte di quest’ultimo e attravero società facenti parte del «carosello di aziende», l’acquisto di un’autovettura Porsche Macan di colore nero proveniente dalla Germania, ad un prezzo inferiore a quello di mercato, «accollandosi la differenza pari, a 15 mila euro del costo complessivo sostenuto per l’acquisto dell’autovettura». «Fatturati gonfiati» e fidi bancari: nelle «rivelazioni» di Finiguerra plurimi accenni. «Lui con i soldi in contanti, versa … fa vedere i fatturati … hai capito?… perché ci sono i soldi … lui gonfia i fatturati degli incassi della sera .. per la Banca per avere … che poi fa saltare i culi (sembra dire) per aria! ogni trequattro anni… gli imbrogli che fanno loro… se tufai 20.000 euro di fatturato, la banca te ne da 5; se tu ne fai 40 la banca te ne da 10». Sul sul modus operandi di Liseno, Finiguerra, intercettato, aggiungeva: «Se tu ti metti davanti al Glam’our elettrodomestici, là entra una persona al giorno (…) se vai a vedere il fatturato di quel negozio 30-40 mila euro al giorno (…) quelli sono tutti soldi, fanno gli scontrini con i cinesi (… i soldi, questi soldi che portano, questi soldi contanti che arrivano (…) stoccato elettrodomestico… ieri ha guadagnato 30 mila euro e versa 30 mila euro (…) negli anni la banca gli dà il fido (…) ed ogni 3-4 anni salta la società (…) quando salta la società che salta? salta il fatturato di 15-20 milioni di euro che non danno più alle banche (…) è così… che poi con il tempo, con il tempo oltre a riciclare gli aumenta pure, come si chiama il fatturato». Nell’ordinanza del Gip di Potenza ombre su coperture non note nella loro completezza: «Si tratta di ausili certamente ancora a disposizione dei singoli coindagati i quali, va aggiunto, beneficiano di un persistente inserimento nelle comunità di appartenenza ed il Liseno anche nell’amministrazione comunale in cui si è insinuato nel 2018 e nel 2023 proprio per tessere le trame evidentemente andate a buon fine, considerato che non vi è traccia di controlli amministrativi, né passati né recenti, che abbiano interessato le società formalmente incaricate della costruzione e della manutenzione del Resort “San Barbato”».
