«Un’azione di sensibilizzazione su un tema che troppo spesso viene ignorato, dimenticato, relegato a una fredda statistica nei notiziari: le morti bianche». Sono queste le prime parole di Rocco Scavone, responsabile del progetto “Sicurezza sul lavoro” per associazione ORE21, dopo la presentazione dello spettacolo “Bianco” al Centro per la creatività Cecilia di Tito.

“BIANCO” PER RICORDARE LE VITTIME DEL LAVORO. «È  un omaggio a chi il lavoro ha rubato i giorni, perché appunto nessuno venga dimenticato. È stato scritto per dare emozioni, per lasciare negli spettatori una traccia del dolore che altri hanno vissuto affinché quel dolore non resti chiuso fra le mura delle case in cui abita, ma possa essere utile a raggiungere una maggiore consapevolezza. Lo scopo della performance è coinvolgere, non sconvolgere. Affrontiamo un tema che rappresenta una delle più gravi emergenze del nostro sistema produttivo. In Italia, ogni anno, circa 1000 persone perdono la vita sul posto di lavoro (o in itinere). Nel 2024, in Italia, si sono registrate 1.090 morti sul lavoro, con un aumento del 4,7% rispetto al 2023. Nel primo trimestre del 2025, nei primi due mesi, sono state registrate 210 vittime, con un aumento del 9,9% rispetto al 2024.

In questa statistica inoltre la Basilicata si trova attualmente in zona rossa, conta già 5 morti nel 2025. Questi che sembrano numeri in realtà sono padri, madri, figli, amici. Sono sogni spezzati, famiglie distrutte, vite interrotte troppo presto.

È una strage silenziosa, spesso trascurata, ma sistematica e diffusa. Uomini e donne che escono di casa per guadagnarsi da vivere e non fanno più ritorno. Non cadono in guerra, non sono vittime di crimini efferati, ma muoiono in silenzio nelle fabbriche, nei cantieri, nei campi, nei magazzini. Morire di lavoro, in un Paese civile, è inaccettabile. E ogni morte bianca è una sconfitta per tutti.

Parliamo di eventi che avvengono in gran parte per violazioni delle norme di sicurezza, mancata formazione del personale, insufficienza dei controlli ispettivi e, in alcuni casi, anche per scelte aziendali volte a ridurre i costi a scapito della tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori.

Eppure, la normativa italiana in materia di sicurezza sul lavoro è una delle più avanzate d’Europa. Il Decreto Legislativo 81/2008 fornisce un quadro normativo chiaro e completo, ma soffre di una debole applicazione concreta. La mancanza di personale ispettivo, i controlli insufficienti e la scarsa cultura della prevenzione rendono inefficace anche la miglior legislazione.

La prevenzione deve diventare un asse centrale della politica industriale. Servono piani formativi obbligatori, aggiornamenti costanti, investimenti in dispositivi di protezione individuale e collettiva, ma soprattutto serve un cambiamento culturale che parta dalla governance aziendale fino ad arrivare ai lavoratori stessi. La sicurezza non deve essere percepita come un costo, ma come un investimento.

È necessario potenziare il ruolo degli RLS (Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza), rafforzare la collaborazione tra enti ispettivi e aziende, introdurre sistemi premianti per le imprese virtuose. Solo con un approccio integrato tra normativa, formazione, cultura e responsabilità condivisa potremo invertire la tendenza.

Non possiamo permettere che il lavoro, che dovrebbe essere fonte di dignità e realizzazione, si trasformi in una condanna a morte.

In conclusione – sottolinea Scavone- ricordare le vittime non basta: dobbiamo agire. E fermare le morti bianche non è solo un dovere morale, è un obiettivo tecnico, gestionale, politico e sindacale che può e deve essere raggiunto. Solo così potremo davvero onorare la memoria di chi non c’è più».

 

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