Nel nostro ultimo articolo sulle elezioni comunali di Tolve abbiamo scritto che l’alternativa è tra il prosieguo del lavoro compiuto dal “sindaco del popolo” e il ritorno al baronato. La lista che si contrappone a Martucci è costituita proprio da quelle “baronie” che hanno governato il paesino e che Pasquale Pepe sconfisse qualche anno fa. Per l’ennesima volta sono tutti insieme appassionatamente nel tentativo di portare indietro le lancette della storia. Da parte sua, la candidata sindaca D’Eugenio sostiene che «gran parte dei candidati della lista “SiAmo Tolve” si affaccia per la prima volta alla politica attiva, anche la mia candidatura a sindaca è una prima volta» e rilancia affarmendo che «oggi chi si oppone viene etichettato come “barone”, come se fosse un tentativo di capovolgere la realtà». Al di là del consuetudinario alterco tra aspiranti eletti, con ogni probabilità alcuni fatti appaiono degni di ricevere la necessaria chiarazza, meglio ancora se dai diretti interessati.
QUELL’UTILIZZO DEI DATI SANITARI
Chi si sta contraddistinguendo per la sua attività propagandistica e per l’utilizzo del proprio potere personale e professionale è il dottor Vincenzo Baldassare. Dal palco ci tiene a farsi chiamare Cenzino e a sottolineare la sua vicinanza alla comunità di Tolve in tutti i momenti della vita dei suoi cittadini, nella realtà come un lupo travestito di agnello finge questa modestia per nascondere il suo voler sottolineare la sua funzione di medico di base e il potere che da questa funzione ne deriva. Qualcuno potrebbe dirci che la nostra è una supposizione viziata dal ricordo del tempo in cui il prete, il Maresciallo dei Carabinieri e il medico erano le autorità civili autentiche, spesso anche più del sindaco, in un piccolo Comune. In astratto non possiamo escludere di aver preso un abbaglio e che Cenzino Baldassarre voglia solo confermare il suo amore per il paese. Per evitare questo possibile errore, da modesti narratori di storie quali siamo, ci siamo premurati di procurarci atti a comprova di questa che sarebbe potuta essere una nostra fantasia ma che, purtroppo, coincide drammaticamente con la realtà. In palese violazione di quanto imposto dal Garante della Privacy, infatti, il dottor Baldassarre ha ben deciso di costruire quattro distinti gruppi whatsapp con i suoi assistiti e di inviare loro un messaggio nel quale testualmente si dice “Buongiorno a tutti, sto creando un gruppo di persone con cui dialogare in questi giorni principalmente di Tolve e di quello che vogliamo fare in questi giorni, non posso abbandonare la mia professione medica, quindi, se avremo qualcosa da dirci lo faremo o al lavoro o nei ritagli di tempo”. Sorvolando sul fatto di fare campagna elettorale nell’ambulatorio medico, a spese del contribuente c’è un tema legato alla privacy. Nell’elenco ci sono tutti gli assistiti di Baldassarre. Un modo come gli altri per utilizzare i dati dei pazienti per fare campagna elettorale. Un’attività che, oltre ad essere invasiva della vita privata, turbativa della democrazia per l’esercizio del potere che in questo modo viene fatta sulla libertà di scelta dei pazienti-elettori, è anche stata sanzionata dal Garante della Privacy. L’Autorità che si occupa di tutelare i diritti di riservatezza dei cittadini, infatti, più volte ha ribadito che il medico non può usare i suoi contatti professionali per fare campagna elettorale e ha sanzionato un medico che nelle elezioni del 2018 fece esattamente la stessa cosa che sta facendo Baldassarre. All’epoca la sanzione fu di 16.000 euro.
PERCHÈ NOI SIAMO NOI
Oriana Fallaci nel definire la paura che gli faceva Andreotti, sottolineò che quella paura nasceva dal fatto che la sua educazione, la sua moderazione, la sua gentilezza e pacatezza nascondevano chiaramente un esercizio abituale del potere. Abbiamo ascoltato con grande attenzione il comizio che la lista SiAmo Tolve, l’abbiamo ascoltato in una piazza che ha sentito proprio Vincenzo Baldassarre raccontare che è candidato il Direttore del Dipartimento di Oncologia, un Primario in un comizio nel quale per evidenziare il suo ruolo ha raccontato di quando, proprio grazie a queste conoscenze, è riuscito ad ottenere un trattamento di favore per una cittadina di Tolve che aveva (riportiamo le parole del dott.Baldassarre) un problema al seno. Un modo come l’altro per dire che lui e tutto il resto della lista è in grado di intervenire per favorire i cittadini della comunità che si vuole governare. Una retorica da barone che speravamo non appartenesse più alla politica, non fosse più utilizzata nello scambio quotidiano di invettive né nella costruzione del consenso.
LA POLITICA È UNA COSA SERIA
Dalla vita, dice Baldassarre nel suo comizio, ha avuto tutto, non ha più nulla da chiedere, si è tolto ogni soddisfazione perché è un uomo realizzato. Noi continuiamo a credere che la politica non è un affare per baronati, non è un luogo in cui si esibiscono titoli di studio e amicizie importanti, non è il terreno della sopraffazione e neanche dell’esibizione del potere. Forse siamo un po’ romantici ma a noi questo modo di fare, onestamente, non piace.
Di Massimo Dellapenna