UN CASO ALLA VOLTA FINO ALLA FINE

È GIUSTO INFORMARE

CRIMINOLOGA URSULA FRANCO: ANDREA SEMPIO È ESTRANEO AI FATTI

Criminologa Dottoressa Ursula Franco: “Andrea Sempio è un innocente de facto”

Chi ha ucciso Chiara Poggi?

Alberto Stasi, un colpevole de facto e de iure.
E non si tratta di un omicidio in concorso. Inoltre Stasi era l’unico ad avere un movente che va naturalmente messo in relazione con il suo assetto di personalità.

Che cosa pensa dell’indagine su Andrea Sempio?

Andrea Sempio è un innocente de facto.

Qual è il movente dell’omicidio?

Il movente ha a che fare con la sfera sessuale di Alberto Stasi come si legge nelle motivazioni della definitiva sentenza della Suprema Corte di Cassazione.

Che cosa pensa del ritrovamento del DNA di Sempio sulle dita della vittima e dell’impronta palmare di Sempio nei pressi del cadavere della Poggi?

Sono due risultanze di nessun rilievo ai fini della soluzione del caso, sono infatti due risultanze compatibili con la sua precedente frequentazione della casa.
Sempio è stato su quelle scale prima che diventassero una scena criminis.
Nè il rilascio del DNA né la deposizione delle impronte sono databili.
È invece di interesse l’impronta di Stasi sul dispenser del bagno perché l’assassino è collocabile in quel bagno attraverso le sue impronte delle scarpe.

L’assassino si lavò in quel bagno e dopo averlo lavato lasciò le impronte sul dispenser, fu Stasi l’ultimo ad usarlo.

Perché siamo arrivati a questo punto?

Perché in Italia manca la cultura dell’analisi delle dichiarazioni, mi riferisco a quelle dei testimoni ma anche a quelle di Alberto Stasi. La telefonata di soccorso, i suoi interrogatori, le dichiarazioni spontanee, le interviste sono da colpevole de facto.

Stasi discusse con Chiara la sera prima dell’omicidio?

Sì, senza dubbio. La sera del 12 agosto Stasi aveva intenzione di dormire con Chiara, infatti, secondo la logica, Alberto non sarebbe andato a chiudere il proprio cane perché pioveva per poi tornare a casa di Chiara ed infine rientrare poco dopo per dormire a casa propria, avendo tra l’altro in programma di svegliarsi presto per lavorare alla tesi di laurea, furono i dissidi con Chiara che lo indussero a tornare nella sua casa di via Carducci la seconda volta.
Alberto Stasi ha mentito agli investigatori quando ha detto che non era sua intenzione restare a dormire da Chiara, lo ha fatto per nascondere la discussione, movente dell’omicidio.


Nel 2013 lei si è espressa in merito alla bicicletta con la quale Stasi si recò da Chiara, vuole spiegarlo ancora?

ll giorno dell’omicidio, Stasi non si recò a casa di Chiara Poggi con una bici nera da donna ma con la sua Umberto Dei Milano.
Non ci fu alcsun scambio di pedali dunque.

Lasciare che si blindasse la testimonianza della signora Franca Bermani, madre di una vicina di casa di Chiara Poggi, è stato un errore dell’accusa.

La signora Franca Bermani ha dichiarato di aver visto una bicicletta nei pressi del cancello di casa Poggi verso le ore 9.10 del 13 agosto 2007, giorno dell’omicidio di Chiara.
La testimone associò la presenza della bicicletta ad un risveglio precoce di Chiara ad opera dell’ospite con la bicicletta.
Chiara aveva disattivato l’allarme perimetrale della propria casa alle ore 9.12, molto probabilmente in concomitanza con l’arrivo di questo soggetto.
L’associazione di idee della signora Bermani, bicicletta/risveglio, le ha permesso di ricordare di aver visto una bicicletta a quell’ora, la sua testimonianza è quindi credibile per quanto attiene alla presenza di una generica bicicletta.
La Bermani non si limitò però a dichiarare di aver visto una bicicletta, che tra l’altro vide da dietro e da circa 15 metri di distanza ma la descrisse.
La Bermani, nonostante fosse lucida ed in buona fede, fornì agli inquirenti dettagli che non aveva motivo di ricordare.
Assumere per veritiere alcune specifiche informazioni fornite dalla teste è stato un errore del giudice del processo di primo grado Stefano Vitelli.
Se la testimonianza della teste fosse stata valutata sulla base della psicologia della testimonianza, sarebbero emerse le involontarie falsità e inesattezze riferite dalla Bermani.
Il giudice Vitelli, nonostante avesse compreso il rischio di assumere come veritiera la descrizione in toto della bicicletta ad opera della teste Bermani, nell’analisi critica di tale testimonianza ha giudicato credibile quella parte di testimonianza riguardante il modello e il colore della bicicletta.

Unico dato testimoniale certo era invece quello relativo alla presenza di una bicicletta.

La Bermani quel giorno vide solo una generica bicicletta di cui fissò il ricordo per l’associazione di idee con il risveglio precoce di Chiara.
Il 25 agosto 2007 la Bermani, in sede di sommarie informazioni, descrisse così la bicicletta: di colore nero, la sella alta con le molle sottostanti cromate, il portapacchi posteriore a molla, la canna curva e non rettilinea, priva dei copriruote posteriori. In udienza invece disse che la bicicletta aveva i copriruote posteriori.
È evidente che la sella alta con le molle sottostanti cromate, il portapacchi posteriore a molla, i copriruote posteriori e pure la canna curva sono elementi descrittivi della bicicletta Umberto Dei Milano di Alberto Stasi.

Quando le fu mostrata la bicicletta Bicicletta Umberto Dei Milano, modello Giubileo uomo di Alberto Stasi, la teste negò con forza che fosse quella vista la mattina dell’omicidio.
La bicicletta le fu mostrata in una prospettiva frontale e non da dietro come lei ricordava di averla vista e anche per questo non può che esserle apparsa diversa.

Su quale base il giudice Vitelli ha ritenuto che alcuni tra i dettagli riferiti dalla teste corrispondessero alla bicicletta vista quella mattina e ha invece escluso tutti quelli riferibili alla bicicletta Umberto Dei Milano di Alberto Stasi?

Il giudice Vitelli, per non sbagliare, avrebbe dovuto attenersi ad un’unica macrodescrizione: bicicletta.

Le parti civili avrebbero dovuto mettere in dubbio che la bicicletta vista dalla Bermani fosse nera da donna.

La consulenza di un esperto di psicologia della testimonianza avrebbe permesso di attribuire il giusto valore alla testimonianza della Bermani.

Nessun teste è infatti capace di rievocare i fatti di cui è stato testimone sotto forma di riproduzioni fotografiche.
Un teste, suo malgrado, è capace solo di rievocare verità soggettive, a causa di distorsioni, falsi ricordi e dimenticanze, il ricordo non è altro che una personale interpretazione dei fatti osservati.

Fattori personali ed elementi esteriori agiscono su ciascuna delle tre fasi del processo testimoniale, acquisizione, ritenzione e recupero, distorcendolo.

Tali distorsioni, sommandosi, tendono ad allontanare il contenuto testimoniale dalla realtà dei fatti.
Alcuni testimoni, pensando di essere d’aiuto alle indagini, tendono a colmare le proprie lacune, a riordinare i ricordi, a compiacere l’intervistatore.

Un’altra causa di errore deriva dal modo in cui un esaminatore si rivolge al teste, egli dovrebbe limitarsi a domande aperte, le uniche non suggestive.  

Ma veniamo al caso di specie, accertata dunque, attraverso la testimonianza della teste Bermani, la presenza di una generica bicicletta, la logica avrebbe dovuto condurre il giudice Vitelli a concludere che tale bicicletta non poteva che essere la Umberto Dei Milano di Alberto Stasi per la presenza del DNA di Chiara sui pedali e che quindi Stasi non poteva che essere l’autore dell’omicidio.

Stasi, dopo aver commesso l’omicidio, gettò gli abiti e le scarpe insanguinate, si lavò e pulì la bicicletta Umberto Dei Milano con la quale si era mosso quella mattina, sulla bici rimase solo il DNA di Chiara perché evidentemente era quello presente in maggior quantità prima della pulizia.

Vuole aggiungere qualcosa?

Alberto Stasi non ha mai negato in modo credibile di aver ucciso Chiara Poggi perché è stato lui ad ucciderla

#sapevatelo2025

 

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