Avevano concluso con un perentorio “mo’ basta” i candidati della lista che si contrappone a quella di Martucci alle elezioni comunali di Tolve, un “mo’ basta” che voleva indicare la volontà netta di un cambiamento rispetto a quanto accaduto nelle ultime stagioni. Non si è fatta attendere la risposta della lista costruita da Pasquale Pepe con gli uomini a sé più vicini e guidata dallo stesso Martucci. In un comizio con toni chiari il candidato sindaco della lista ancora Tolve ha replicato con un perento- rio “mo’ basta” cosa?

IL CAMBIAMENTO?

Nel suo comizio Martucci ha smontato ad uno ad uno le teorie e gli annunci che volevano necessario un cambiamento nel Comune di Tolve. «La politica» – ha detto Martucci – «non è come cambiare un paio di scarpe non siamo al negozio». Nei fatti questo cambiamento così annunciato da- gli avversari sembra essere sostanzialmente una restaurazione rancorosa. Si sono uniti, infatti, tutti coloro i quali hanno negli anni cercato di sabotare l’attività amministrativa e politica di Pepe senza mai riuscirsi e senza mai costruire una piattaforma comune che avesse quantomeno il sentore e la impressione di una proposta politica.

COSA HANNO FATTO?

Ed è proprio da questa mancanza di proposta e di azione politica che prende le mosse il comizio di Martucci che non ha paura di affrontare con chiarezza e durezza quelle che sono le vacuita’ della proposta politica alternativa. «Ci chiediamo cosa abbiano fatto» dice Martucci ed elenca la sussistenza di una attività quinquennale fatta di inattività più che di azione. Effettivamente anche noi come commentatori abbiamo difficoltà a trovare una sola azione, una sola proposta, una sola idea, una sola iniziativa portata avanti in questo quinquennio dalle forze che si sono unite in questa elezione per cercare di costruire non un’alternativa ma una negazione dell’attività svolta in questi anni dall’amministrazione Pepe.

IL RANCOROSO BALDASSARRE

Non è nostra voglia né nostro interesse esaminare ad una ad una le persone che compongono la lista del “mo’ basta” ma, a titolo esemplificativo ci piace soffermarci su un nome esemplificativo come è quello di Vincenzo Baldassarre. Baldassarre non è tolvese, ha fatto il consigliere regionale ed è passato alla cronaca politica come l’assessore per un giorno, avendo provato a prendere il posto di Gianni Rosa nel rimpasto di metà della scorsa legislatura spacciandosi per esponente di FDI per poi essere immediatamente sostituito quando il Partito della Meloni lo ha categoricamente smentito. Dopo aver provato a far fare il sindaco al figlio e dopo aver fallito la sua rielezione in Consiglio Regionale, cerca di scaricare la sua frustrazione con un tentativo di rivincita contro Pepe che ritiene responsabile delle sue sconfitte. Certo ci pare piuttosto singolare l’idea che una pattuglia di pluri bocciati possano unirsi insieme per cercare di costruire una alternativa a un’idea di governo che, proprio, da essa ha tratto grandi successi. La politica dovrebbe farsi con sentimento e non con risentimento non fosse altro perché il risentimento non è mai motore di grandi stagioni. Sia chiaro il Popolo è sovrano ma, quando esso si è pronunciato più volte nel bocciare una persona come è successo per Baldassarre, siamo portati ad escludere una possibilità di rivincita.

UN COMUNE CAMBIATO

Sui nostri monti si dice che mondo è stato, mondo è e mondo sarà. È il manifesto della rassegnazione all’immobilismo. Pasquale Pepe, negli anni della sua crescita politica, è stato il motore di un cambiamento esistenziale e totale nella sua Tolve fino a riuscire a smentire il citato slogan dell’immobilismo. Chi conosce la storia amministrativa di Tolve sa che i nemici che Pepe ha dovuto combattere ed abbattere soni stati tutti i baronati piccoli e grandi. Oggi tutti quei baronati provano a mettersi insieme per fermare la continuità di quello che alla sua elezione evidenzio’ il suo essere il Sindaco del Popolo. Martucci è la continuazione di quella stagione di rottura e di innovazione. L’alternativa a Tolve è tra il continuare su quella strada o scegliere il ritorno rancoroso dei baronati. Come giustamente evidenzia nella sua conclusione proprio Martucci «Tolve non merita di essere governata dall’insieme di bocciati e ripetenti ma deve andare verso il futuro con le sue migliori forze»

Di Massimo Dellapenna

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