All’inizio del corrente mese di maggio “Reporter Senza Frontiere” ha pubblicato la classifica della libertà di stampa. Italia sprofondata al 49esimo posto. Nel dossier si evidenziava che “gli attacchi fisici contro i giornalisti sono le violazioni più visibili della libertà di stampa”. Ieri il Santo Padre Leone XIV, incontrando la stampa invitava gli operatori tutti ad avere un rapporto “disarmante e disarmato” per raccontare la verità senza eccessi e stemperando gli animi. Noi cerchiamo di essere liberi e, contemporaneamente, di conservare il nostro ruolo di “cani da guardia della democrazia” senza mai indulgere in attacchi personali che possano essere contrari ad una missione informativa e non polemica del giornalismo. Sicuramente non siamo perfetti ma, proprio il fatto che le critiche che ci vengono rivolte sono bipartisan e a turno alternato, ci dà conferma di un atteggiamento se non neutrale, sicuramente non pregiudizialmente fazioso.

CIFARELLI CONTRO DI NOI

Evidentemente, però, il rapporto di Reporter Senza Frontiere e le parole di Leone XIV non sono arrivate alle orecchie dello staff comunicativo di Roberto Cifarelli. Il consigliere regionale del Partito democratico, se da un lato non si fa scrupolo ad ottenere il sostegno di uomini della maggioranza in Consiglio regionale, e in particolar modo del forzista (sospeso) Casino, dall’altro potrebbe essere in seria difficoltà ad ammettere l’esistenza, il ruolo e la libertà di espressione della libera stampa. E così è accaduto che ad una manifestazione elettorale, la “passeggiata nei rioni”, a cui la nostra testata era presente, il nostro operatore sia stato caccia- to a malo modo da Francesco Bianchi, portavoce del consigliere regionale Cifarelli, candidato sindaco di Matera. Le parole usate sono irripetibili. In sintesi per il portavoce di chi aspira ad essere sindaco di Matera e in Consiglio regionale rappresenta un partito che si autoproclama democratico, la nostra redazione ha come la colpa di non essere piattamente schierata a sostegno della coalizione del “tutti dentro”. Avendo questa colpa atavica di non essere appiattita nel sostegno a Cifarelli, è stata allontanata con forza dalla manifesta- zione elettorale. Così sembra che ci un aspirante sindaco della Città dei Sassi che, però, vuole che le sue iniziative siano seguite soltanto da chi le descriverà come magnifiche e fantastiche, a mo’ di la “vittoria è in pugno”. Un modo come un altro per limitare la libertà di stampa, ma anche un modo per condizionare gli esiti della campagna elettorale per le amministrative di Matera. Nonostante l’assenza di interpretazioni precostruite all’iniziativa citata, la presenza di Cronache era per mera cronaca e non per scopi altri, dall’accaduto appare ricavabile la spiegazione che allora può raccontare delle iniziative di Cifarelli soltanto chi lo sostiene. I giornali che ritengono di non aver questo compito ancillare o che, addirittura, sono tacciate di sostenere un altro candidato non sono ben accette, non possono seguire gli eventi e non possono riportarli.

IL SINDACO TIRANNO

Ci chiediamo se Cifarelli intenda costruire a Matera, qualora fosse eletto sindaco, un regime del terrore che non consenta alla libera stampa di criticarlo. Ci chiediamo cosa ne pensi il Partito democratico di questo atteggiamento dispotico del consigliere Cifarelli. O comunque, a tutto voler concedere, se non direttamente di Cifarelli, direttamente da parte di chi è in diretto rapporto lavorativo con Cifarelli, come nel caso dello staff ed o del cosiddetto portaborse. Ci chiediamo se i cittadini di Matera abbiano intenzione di consegnare le chiavi della città a chi non ama il confronto e la critica, ma pretende subordinati asserviti e non cittadini critici in quella che, in caso di sua elezione, rischia di essere una corte bizantina più che un sodalizio democratico. Non ci piace enfatizzare il nostro ruolo e abbiamo il senso del ridicolo, non osiamo paragonarci a mostri sacri della libertà di stampa come Impastato, non lo facciamo anche per non provocare l’ira funesta dei gendarmi della memoria e dei puritani del controllo sociale e, soprattutto, perché ci rendiamo conto che chi vuole zittirci ed impedirci di fare il nostro lavoro allontanandoci dalle manifestazioni in quanto non graditi, non ha né la forza né la cattiveria di chi ha zittito quelle autentiche voci di dissenso.

LE PAROLE DI SANDRO RUOTOLO E LA DOPPIA MORALE

Il Partito democratico, cui Cifarelli appartiene, è sempre pronto a polemizzare contro i presunti atteggiamenti del Governo e della Presidente del Consiglio dei Ministri, Giorgia Meloni. “Una presidente del Consiglio non può dividere i giornalisti tra quelli anti Meloni e gli altri. Il giornalista deve essere indipendente e informare correttamente. Definire un giornalista anti Meloni lo si espone anche fisicamente. Si tratta di un attacco gigantesco contro la libertà di informazione e si scontra con l’art. 21 della nostra Costituzione. La stampa deve informare liberamente l’opinione pubblica e deve accendere i riflettori sulla politica. L’informazione è il cane da guardia della democrazia, non ci stancheremo mai di ripeterlo e non può sottostare alla politica. Il Partito Democratico starà sempre dalla parte dell’articolo 21 della Costituzione”. Queste sono le parole con le quali, per esempio, nel luglio del 2024 il responsabile informazione nella segreteria del Pd, l’On. Sandro Ruotolo, stigmatizzava con forza ed enfasi la decisione di Giorgia Meloni di non rilasciare interviste ad alcune testate. Ci chiediamo se, queste parole, il Partito democratico avrà l’autorevolezza e il coraggio di indirizzarle anche nei confronti di Roberto Cifarelli o se varrà sempre la doppia morale di chi è sempre pronto ad indicare le pagliuzze negli occhi degli altri non notando la trave nei propri.

NOI ANDIAMO PER LA NOSTRA STRADA

Come abbiamo sempre sottolineato e intendiamo continuare a fare, noi non abbiamo alcuna intenzione di mollare la presa. Noi non abbiamo nessuna paura e non vogliamo cedere di un millimetro di libertà di espressione e di critica. La libertà è un bene troppo grande per poter essere negoziato ed è come l’ossigeno, se ne nota l’importanza quando manca. Un giornalista cacciato da una manifestazione perché non allineato con il candidato che in quella manifestazione parla è un fatto grave che non consente una conoscenza piena dell’attività elettorale, inquina il risultato perché limita la conoscenza e, soprattutto, è preambolo di un clima ancora più asfissiante in caso di vittoria elettorale.

Di Massimo Dellapenna

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