Arriva netto e deciso il “no” alla chiusura delle sale consulenza di Poste a Oppido Lucano e Palazzo San Gervasio, come pure nel materano. Sindaci e segreterie regionali sindacali di Cgil e UilPoste fanno sentire la proprie ragioni. Per Luca Festino, Sindaco di Palazzo S.Gervasio, «il processo di smantellamento dei servizi delle nostre aree continua imperterrito. Le logiche industriali, improntate all’economicità derivante dall’abbattimento dei costi, non tiene conto dei territori e delle loro composizioni demografiche. Oggi un servizio viene meno nel mio comune e a Oppido, domani toccherà ad altri comuni limitrofi, con la conseguente perdita di posti di lavoro. Pertanto, auspico a breve, con il Presidente Scattone e la rete dei comuni dell’Unione, di aprire un tavolo di discussione per definire strategie di area utili a contrastare il progressivo depauperamento dei presidi dei servizi utili alla popolazione». E proprio Fernando Scattone, asserisce in merito: «Il piano di riorganizzazione di Poste Italiane danneggia gravemente le comunità dell’Alto Bradano e da Presidente dell’Unione dei Comuni Alto Bradano non posso che esprimere la netta contrarietà al tentativo di riduzione dei costi dell’azienda che si traduce, come già successo in passato, inevitabilmente in riduzione dei servizi per i cittadini. La chiusura di due sale di consulenza, Oppido e Palazzo, si traduce in una sistematica riduzione dei servizi con un inevitabile impatto negativo sulle comunità della nostra area interna, l’Alto Bradano le cui comunità sono già di per se’ danneggiate in quanto area interna della Regione Basilicata. Migliorare e ampliare i servizi decentrati nelle aree interne è il nostro impegno amministrativo quotidiano e bisogna cercare di fare di tutto per individuare quelle soluzioni che, rispettando l’autonomia aziendale, tutelino però contestualmente il territorio dell’Alto Bradano, i Comuni di Oppido Lucano e Palazzo San Gervasio». Da Oppido invece è il Consigliere Comunale, e Consigliere Provinciale Rocco Pappalardo, a scrivere il suo “no”: «Si straparla di strategie e di politiche per contrastare lo spopolamento e la marginalizzazione delle cosiddette aree interne, ma continua l’inesorabile spoliazione di servizi in comuni neanche poi così piccoli come Oppido e Palazzo. Ringrazio Cgil e Uil per aver denunciato questa incomprensibile decisione di Poste Italiane che, per quello che potrò, cercherò di contrastare in ogni modo consentito». Le Segreterie Regionali di Basilicata di Cgil e UilPoste difatti hanno prodotto un documento col quale portano «a conoscenza l’opinione pubblica della decisione (sicuramente non condivisa dalle scriventi Organizzazioni Sindacali), di Poste Italiane, nell’ambito della riorganizzazione generale della proposizione commerciale in Mercati Privati (Rete Territoriale), di chiudere alcune sale consulenza sia in provincia di Potenza che in provincia di Matera, tra cui quelle di Oppido Lucano e Palazzo San Gervasio. Ricordiamo che queste sono due comunità cardine dell’area dell’Alto Bradano, considerata area interna dal 2013 e inserita da allora nel programma Snai dall’Agenzia Governativa per la Coesione territoriale, lasciando così scoperto per gran parte del suo territorio un’area già fortemente penalizzata e oggetto di politiche nazionali atte a ridurre il divario con zone più prospere. Ricordiamo – proseguono gli scriventi Anna Russelli, Domenico Potenza e Simone Cancellara- che tutto ciò contrasta sia con le dichiarazioni e sia con gli impegni messi nero su bianco (codice etico e politiche sulle iniziative per la comunità) che Poste Italiane S.p.A. ha dichiarato di voler perseguire per valorizzare le piccole comunità e le aree interne del Paese. Ricordiamo anche che tali chiusure pregiudicano perciò l’accesso a servizi fondamentali quali quelli finanziari e assicurativi, contravvenendo all’articolo 3 della Costituzione il quale prevede che tutti i cittadini hanno pari dignità sociale. Ricordiamo inoltre anche la condizione delle colleghe SCF che erano applicate presso le suddette sale consulenza, delle quali una è stata costretta al demansionamento pur di restare nella zona ed altra a trasferirsi a diversi chilometri dall’ufficio ove era applicata»

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