Ci avviciniamo alle battute finali di questo lungo e affollato viaggio nella memoria, tra protagonisti noti e meno noti della vita pubblica lucana. Ogni puntata è stata un atto d’amore (e a volte di satira affettuosa) verso chi, a vario titolo, ha calcato il palcoscenico della politica, della cultura, dell’informazione e della rappresentanza. Stavolta la ribalta si apre su quattro figure che, ognuna a modo suo, hanno lasciato orme più o meno profonde, ma comunque riconoscibili, sul cammino di questa nostra regione sempre in cerca di un’identità forte. E lo faremo, come sempre, con uno sguardo che mescola ironia e rispetto, memoria e leggerezza, senza dimenticare che ogni personaggio, anche il più controverso, è parte di un copione che ancora oggi ci riguarda.

Gianpiero Perri: Il regista lucano che vendette la Basilicata ai sogni (senza scontrino)

Se in Basilicata avessimo avuto Hollywood, lui avrebbe preteso la regia. Se avessimo avuto Cinecittà, avrebbe rifatto pure le comparse. Gianpiero Perri è stato, ed è, il più grande sceneggiatore di realtà parallele che la regione abbia mai conosciuto. Con l’invenzione della Storia Bandita e del Parco della Grancia ha trasformato la rivolta postunitaria in un musical da brividi, con briganti che sembravano usciti da un casting Rai e cavalli che si muovevano al ritmo delle luci di scena. Altro che turismo esperienziale: lui ha brevettato il turismo emozionale con retrogusto western e accento potentino. Non pago delle luci della ribalta, a un certo punto ha pensato bene di candidarsi a presidente della Regione. Un passo ambizioso, più da attore protagonista che da regista. Ma la pellicola si è impolverata sul finale: un manipolo di franchi tiratori gli ha strappato via il ciak. La regia è sfumata, ma il copione è rimasto saldamente nelle sue mani. Oggi, con mossa da maestro del backstage, siede come capo di gabinetto del presidente Bardi. Non parla, non espone, ma scrive, suggerisce, orchestra. E noi siamo certi che stia già progettando il remake del film: La Basilicata colpisce ancora. Solo che stavolta i briganti saranno in giacca e cravatta.

Palmarosa Fuccella: L’algoritmo umano della valorizzazione territoriale

Palmarosa Fuccella è la donna che, se la Basilicata fosse un brand, avrebbe già fatto il rebranding. E forse lo ha già fatto, ma non ce ne siamo accorti, perché mentre noi cercavamo di capire dove fosse “l’anello dei parchi in bicicletta”, lei stava già progettando il secondo cerchio, in modalità Dante Alighieri e con grafica vettoriale. Designer della comunicazione, copywriter, travel designer, docente universitaria, curatrice di mostre, consulente ministeriale, ideatrice di itinerari e… probabilmente anche ghostwriter del depliant che hai letto l’estate scorsa al b&b di Satriano. Palmarosa è la dimostrazione vivente che in Basilicata c’è una sola persona che conosce il significato della parola “place branding”. E infatti se la ripete come un mantra, tra una call con il Ministero e una lezione su Web e-Communication che, ammettiamolo, fa già venire l’ansia nel nome. Palmarosa è il perfetto mix tra un piano strategico regionale e una moodboard di Pinterest: ti spiega la Basilicata con tono suadente, ma se sbagli una citazione su Nino Calice ti guarda come se avessi bestemmiato in zona Unesco.

Nicola Timpone: Il Signore delle Multi-Taske

Ci sono persone che vivono in una sola dimensione e poi c’è Nicola Timpone, che probabilmente è una di quelle rare specie capaci di esistere in tutte le dimensioni possibili. Difficile definirlo con un unico titolo, perché sarebbe come cercare di infilare una giacca da cerimonia in una scatola di cartone. Commercialista, regista, consulente, uomo d’affari, animatore culturale e, se fosse necessario, anche consulente spirituale per chi avesse bisogno di una guida mentre perde il filo del discorso. Il suo superpotere? Essere dappertutto e da nessuna parte, sempre con il sorriso della persona che ha trovato una risposta a tutto… tranne a come finire le sue mille attività in un giorno. L’uomo è ovunque: dal festival cinematografico di Maratea, dove ti aspetti di incontrare il più grande regista di Hollywood, ma in realtà trovi Nicola che ti sorride come se fosse il direttore di produzione di “La Dolce Vita” e ti parla di marketing. Ecco, Maratea è il suo palcoscenico, dove l’intero paesaggio sembra fatto apposta per ospitarlo, anche se a volte il paesaggio non sembra capirlo completamente. Ma, si sa, se uno sa come fare, basta un po’ di “creatività” e Maratea diventa il centro del mondo. E Nicola lo sa bene, perciò la città lo adora (o almeno si sforza di farlo). Che sia per un evento, una startup, un’associazione o una consulenza, lui ha sempre il ruolo giusto per ogni occasione, sempre al posto giusto, ma con un’enorme incognita: qual è il suo posto esatto? E non parliamo dei social: se la Basilicata avesse un’agenzia di viaggi per cervelli brillanti, Nicola sarebbe il loro testimonial. Ma non uno qualsiasi: il tipo che ti convince a fare un viaggio in un posto che neppure sapevi esistesse, ma che all’improvviso diventa il viaggio della tua vita. L’uomo dei mille cappelli, letteralmente, con ogni volta una nuova faccia, un nuovo ruolo, un nuovo progetto. Lui è l’incarnazione della multitasking.

Pino Paciello: Il Jazzista che ha Trasportato Maratea sulla Mappa del Mondo

Pino Paciello non è solo un nome, è una figura leggendaria. In Basilicata potrebbe tranquillamente governare con una bacchetta da direttore d’orchestra, dirigendo ogni angolo del- la regione verso il ritmo del jazz. Ma Pino non è solo un jazzista, è un vero e proprio alchimista musicale. Nel 1989, con un’idea che è venuta fuori tra un drink e l’altro con qualche napoletano in vacanza a Maratea, ha avuto l’illuminazione di lanciare un festival jazz che non solo ha fatto parlare di sé, ma ha messo la Basilicata nel radar di tutti i fan del jazz. Marajazz non è stato solo un festival, è stata una dichiarazione di guerra al conformismo musicale. Con Pat Metheny, Chick Corea e Dee Dee Bridgewater che si fermavano a suonare a Potenza e Maratea, è come se le star internazionali avessero deciso di fare un tour mondiale partendo da un paesino lucano invece che da New York. Un atto di puro genio, considerando che, a quei tempi, la Basilicata sembrava più propensa a ospitare festival folkloristici con la fisarmonica che eventi di questo calibro. Poi, come ogni buona storia, è arrivata la pausa. Un silenzio di 13 anni, ma chiunque pensasse che fosse la fine del gioco, si sbagliava. Pino ha deciso di riaccendere la fiamma di Marajazz con l’arma segreta di questi tempi: i social. Per testare se la sua magia fosse ancora viva, ha organizzato un concerto a Potenza con Peppe Servillo e Danilo Rea. E indovinate? Il marchio Marajazz è più vivo che mai. E quando Pino è in scena, la musica non è mai solo un sottofondo, è l’anima del luogo. E così, grazie a lui, Maratea e Potenza sono diventate la meta obbligata di chiunque voglia sentire jazz dove nessuno avrebbe mai pensato di cercarlo. Pino ha preso una regione che sembrava essere più in sintonia con la tarantella e l’ha catapultata nel cuore del jazz mondiale. E chi non ama un po’ di ribellione musicale? E con questa, siamo ormai giunti alla fine di un altro capitolo del nostro viaggio. Un viaggio che sta per arrivare alla sua conclusione, ma non senza aver prima lasciato un po’ di ironia e satira lungo il cammino. Mentre ci avviciniamo alla fine di questo percorso, vi auguriamo un weekend di riflessione, risate e un po’ di svago, per ricaricare le energie in vista di una nuova settimana. Non mancate l’appuntamento di lunedì per un altro saluto irriverente e, chissà, qualche sorpresa in arrivo. Buon weekend a tutti e arrivederci a lunedì!

Dino Quaratino

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